1- MONTI PHYTON ORA SUDA FREDDO. TEME CHE IL SUO SARÀ UN “GOVERNO DI NESSUNO”, DESTINATO A DURARE POCHI MESI E FLAGELLATO DALLA GUERRIGLIA PARLAMENTARE. IL PD E IL PDL RIFIUTANO DI IMPEGNARSI E, SENZA "TUTOR" POLITICI, PIEGARE LE CAMERE DIVENTERÀ DIFFICILE: “COME FACCIO LÌ DENTRO A FARE LA RIFORMA DELLE PENSIONI?” 2- AL LIMITE, VIENE AMMESSA L´IDEA DI UN INGRESSO DI GIULIANO AMATO E GIANNI LETTA. MA SENZA I POLITICI NEL GOVERNO TEME CHE BERLUSCONI POSSA SFILARSI GIÀ A GENNAIO 3- MONTI, PARE SU SUGGERIMENTO DI CASINI, AVREBBE DECISO DI PARTIRE SUBITO SENZA POLITICI, LASCIANDO CHE LE SETTIMANE A VENIRE FACCIANO SBOLLIRE IL CLIMA POLITICO. POI, A GENNAIO, L´INNESTO DI TRE VICEPREMIER "POLITICI" SENZA DELEGHE

Francesco Bei per La Repubblica

Monti ora ha paura. Teme che il suo sarà un «governo di nessuno», senza padri politici, destinato a durare pochi mesi e flagellato dalla guerriglia parlamentare. L´impresa si sta rivelando infatti molto più difficile del previsto, il Pd e il Pdl - le due forze che potrebbero garantire una navigazione tranquilla - rifiutano di impegnarsi con i propri rappresentanti.

Per questo ieri il Professore ha chiesto aiuto a Napolitano, nella speranza di superare lo stallo e convincere i due azionisti di maggioranza a concedere qualche credito in più. Così è partita l´ultima ambasciata del Colle, affidata alla discrezione del segretario generale Donato Marra.

Il plenipotenziario di Napolitano ha parlato con i due fronti - da Angelino Alfano a Enrico Letta - per provare a capire fino a che punto il veto all´ingresso di politici nella squadra fosse definitivo. Quindi è andato a riferire allo stesso Monti a palazzo Giustiniani, ma il messaggio deve essere stato negativo. «Niente da fare».

Ai piani alti del Pd l´ipotesi viene fatta cadere. «Non siamo la Germania della grande coalizione - è il ragionamento degli uomini di Bersani - qui ci sono di mezzo le macerie del governo Berlusconi». Al limite, ma resta davvero una flebile lucina in fondo al tunnel, viene ammessa l´idea di un ingresso di «personalità d´area» - si parla di Giuliano Amato e Gianni Letta - le quali, in ogni caso, non garantirebbero un maggiore coinvolgimento politico dei partiti.

Nel Pdl, almeno ufficialmente, le posizioni sono speculari. E tuttavia a via dell´Umiltà sono meno categorici nell´escludere una qualche presenza politica nel governo Monti. In un corridoio di Montecitorio Fabrizio Cicchitto lascia aperto uno spiraglio: «È difficile - ammette - fare un governo con chi ti ha insultato fino al giorno prima. E questo vale anche per loro. Comunque vediamo cosa fa domani il Pd e cosa ci dirà Monti. Aspettiamo».

Per ora lo stallo è totale. Tanto che Monti, sembra su suggerimento di Casini, a questo punto avrebbe deciso di partire subito senza politici, riservandosi di giocare una carta segreta per il futuro. L´idea del Professore sarebbe quella di dar vita ora a una compagine di soli tecnici, lasciando che le settimane a venire facciano sbollire il clima politico tra chi si è sparato contro fino a ieri. Poi, a gennaio, avverrebbe l´innesto di tre vicepremier "politici" senza deleghe.

Un piccolo rimpasto, che porterebbe a palazzo Chigi come «garanti» il vicesegretario Pd Enrico Letta, l´ex ministro Raffaele Fitto o Maurizio Lupi per il Pdl e il capogruppo di Fli Benedetto Della Vedova, stimato da Monti dai tempi in cui era parlamentare europeo. «Anche Ugo La Malfa - ricorda Francesco Nucara, ricevuto ieri da Monti per il Pri - nel 1979 propose per il suo governo un "direttorio" con i segretari dei partiti». E meno male che Nucara non ha citato il precedente davanti a Monti, visto che il rifiuto di Berlinguer a sedersi insieme con la Dc costrinse il povero La Malfa a gettare la spugna.

Il Professore intanto suda freddo. Senza i politici nel governo teme che Berlusconi possa sfilarsi già a gennaio, facendo saltare la legislatura. Nelle consultazioni di ieri - quelle ufficiali e quelle al telefono con Pier Luigi Bersani e Gianni Letta - Monti è apparso molto preoccupato. Un primo risultato è che la lista dei ministri, attesa per oggi, non arriverà prima di domani sera.

Né il Professore potrà concedere al Pdl alcun limite temporale al suo governo. «Se dicessi, come vuole Berlusconi, che me ne vado in primavera - ha spiegato Monti a uno dei "piccoli" - lo sa cosa accadrebbe? Di fatto entreremmo immediatamente in campagna elettorale e i partiti non approverebbero quelle misure dure che sono necessarie per l´Europa».

Per il Professore infatti non c´è dubbio che quella attuale sia una «fase eccezionale», che richiede l´adozione di interventi anche impopolari. E, senza "tutor" politici, piegare le Camere diventerà difficile: «Come faccio lì dentro a fare la riforma delle pensioni?».

Per il momento il Professore ha fatto una buona impressione ai "consultati" ma questo non basta. A tutti è apparso «inappuntabile», si è alzato in piedi e li ha fatti sedere personalmente. Ha offerto dell´acqua, li ha fatti parlare, ha molto ascoltato. Prendendo diligentemente appunti.

Una "captatio benevolentiae" volta a rassicurare, togliendosi di dosso l´etichetta dell´algido euroburocrate. «Non sono qui per commissariare la politica - ha ripetuto - , al contrario i partiti possono approfittare di questo momento di decantazione per costruire schieramenti politici più omogenei: moderati contro riformisti».

È uno schema di lotta politica europea quello che sogna il Professore, pronto a farsi da parte appena terminato il servizio. Anche se una sua frase ha fatto risuonare un campanello d´allarme a uno dei "consultati": «Il programma che presenterò andrà fino al 2013 e anche oltre». «Anche oltre?». «Sì, per alcune riforme strutturali serviranno anni».

 

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