1. MONTIMER HA DECISO DI ANDARE A SBATTERE: IN CULO A BERSANI E BERLUSCONI (E A NAPOLITANO), IN CAMPO CON MONTEZEMOLO-FINI-CASINI, OBIETTIVO IL 20% DEI VOTI (CIAO CORE) 2. PER LA PRIMA VOLTA HA FATTO CAPIRE QUALI SIANO LE SUE INTENZIONI: NEI PROSSIMI GIORNI (SABATO O DOMENICA), ANNUNCERÀ IL SUO PIENO APPOGGIO AL CENTRO-TAVOLA 3. ED è SUBITO CENTRO SPACCATO: MONTEZEMOLO E RICCARDI SI SMARCANO DALL’UDC-FLI 4. IL BOCCONIANO RISCHIA COSì DI PERDERE NON SOLO PALAZZO CHIGI, ANCHE IL QUIRINALE

Fabio Martini per "la Stampa"

Il Professore ha deciso e ora il conto alla rovescia è iniziato per davvero. Nel pomeriggio di ieri, durante una serie di riunioni informali a Palazzo Chigi con i ministri a lui più vicini (Enzo Moavero e Andrea Riccardi) il presidente del Consiglio per la prima volta ha fatto capire quali siano le sue intenzioni: in nome della continuità con l'azione risanatrice del suo governo, Mario Monti nei prossimi giorni (sabato o domenica, dipende dalle vicissitudini parlamentari), annuncerà il suo pieno appoggio a quelle forze che in questi mesi lo hanno sostenuto senza se e senza ma.

Da una parte il movimento "Verso la Terza Repubblica" di Luca Cordero di Montezemolo, dall'altra l'Udc di Pier Ferdinando Casini, con la appendice del Fli di Gianfranco Fini. Ma prima di pronunciare questo vigoroso endorsement a favore della Coalizione moderata, incardinata su due pilastri, nella conferenza stampa di fine anno il premier rivendicherà il lavoro fatto dal suo governo, indicando al tempo stesso ciò che servirebbe all'Italia per tornare a correre.

Obiettivo, non dichiarato e non dichiarabile, della coalizione moderata, raggiungere una quota elettorale tra il 15 e il 20%, considerata sufficiente per essere determinanti nella prossima legislatura e soprattutto - ecco il punto che sta più a cuore a Monti - garantire la «continuità» con le politiche risanatrici avviate dal governo tecnico, In altre parole la coalizione moderata - ecco un altro obiettivo non dichiarabile punta per il dopo-elezioni ad una coalizione con chi (Pd e alleati) avrà ottenuto la maggioranza alla Camera, ma forse non al Senato.

Uno schema di gioco che è il risultato dell'incontro di due giorni fa con il leader del Pd Pier Luigi Bersani, che in realtà è andato meno male di quanto non fosse apparso in un primo momento. Certo, l'affiorare, da parte del Pdl, di una tattica «ostruzionistica» che potrebbe far slittare la approvazione della legge di stabilità oltre il già previsto 21 dicembre, potrebbe rinviare non soltanto le dimissioni del governo, ma anche l'annuncio tanto atteso da parte del Professore.

Ma nel frattempo il primo pilastro della coalizione moderata si mette in movimento. Luca Cordero di Montezemolo dovrebbe annunciare oggi la decisione del movimento "Verso la Terza Repubblica" di presentare proprie liste e dunque di avviare le procedure per la raccolta delle firme. Non è soltanto una scelta organizzativa.

Con la decisione di presentare una lista, che dovrebbe chiamarsi "Italia Futura", Montezemolo e Riccardi marcano la distanza dall'Udc di Casini e dal Fli di Fini. L'ambizione è quella di presentare liste più «fresche», molto innovative rispetto a quelle dei due partiti e di due leader, Casini e Fini, che fra qualche mese «festeggeranno» il trentesimo anniversario della loro presenza in Parlamento: entrambi sono stati eletti alla Camera nel 1983.

La campagna elettorale di Italia Futura avrà come proprio leader Montezemolo (che non dovrebbe candidarsi in Parlamento), mentre nelle liste dovrebbero esserci il presidente delle Acli Andrea Olivero, il fondatore della Margherita e presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni resterà al sindacato, anche se il resto della lista sarà formata da personalità della società civile: né politici di professione né parlamentari uscenti.

Le trattative sono ancora in corso e non ci sono decisioni definitive ma tra i candidati più accreditati ci sono il magistrato Stefano Dambruoso, l'economista Irene Tinagli, il collaboratore di Banca Mondiale e Fed Raul Minetti, il rettore dell'Università di Perugia Stefania Giannini, il generale Francesco Camporini, il preside di Tor Vergata Beniamino Quinteri, oltreché, naturalmente, il "play maker" di Italia Futura, Andrea Romano.

Il riserbo di queste settimane sulla scelta (candidatura a premier o semplice endorsement per la coalizione di centro?) non impedisce a Monti di confidarsi nei suoi colloqui sul che sarebbe giusto e su ciò che non gli è piaciuto in questi giorni. L'accusa che più lo ha maldiposto è quella di scorrettezza nei confronti dei partiti che lo hanno sostenuto. A Monti - e lo ha detto a Bersani - non è piaciuta l'accusa di Massimo D'Alema sulla dubbia moralità di un'eventuale candidatura del premier, sia per il lessico usato, ma anche per la sostanza delle motivazioni.

 

 

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