1- MONTIMER NON SA COME USCIRE DALLA FRITTATA DELLA NOMINA DI MALINDI-MELANDRI 2- LA VELINA DI PALAZZO CHIGI: “UNA REVOCA DELLA NOMINA A QUESTO PUNTO NON SAREBBE PIÙ POSSIBILE. L’UNICA VIA D’USCITA SAREBBE UN PASSO INDIETRO DELLA MELANDRI” 3- LE MAXXI LACRIME DI COCCODRILLO DI RIGOR MONTI: HA CONVOCATO IL MINISTRO ORNAGHI FUORI TEMPO MASSIMO PER FARE SAPERE CHE LUI NON C'ENTRA NULLA CON LA NOMINA 4- MEZZO PARTITO DEMOCRATICO HA IMPALLINATO IL "TECNICO" GIOVANNA. L'ALTRO MEZZO, I VELTRONIANI, FA SCUDO SULLA NOMINA CON UNA SFILZA DI DICHIARAZIONI FESTANTI 5- LA PRESENTAZIONE UFFICIALE AL MIBAC RINVIATA ALLE 14 DI OGGI: RINUNCERÀ AL SEGGIO?

1-MAXXI: CONFERENZA STAMPA MELANDRI-ORNAGHI POSTICIPATA
(ANSA) - E' stata rinviata al pomeriggio la conferenza stampa prevista per le 11.30 al Maxxi, per la presentazione della nomina di Giovanna Melandri a presidente della fondazione Maxxi, con il ministro Lorenzo Ornaghi. A quanto si apprende l'incontro si terra' alle 14 al ministero nel salone del ministro dei Beni culturali.(ANSA).

2- LA CONTROFFENSIVA DELLA MELANDRI: "SPESE FOLLI? ORA QUERELO TUTTI, HO ACCETTATO SOLO PER SPIRITO DI SERVIZIO"
Claudio Marincola per "Il Messaggero"


Lei al Maxxi ci andrebbe anche a titolo gratuito, così da mettere a tacere tutte le polemiche. Si ispirerebbe alla Tate modem, la gallery londinese sorta nel 2000 riconvertendo una ex centrale elettrica. Il problema però è un altro: c'è chi lei, Giovanna Melandri, non la vorrebbe neanche gratis. Ed è bufera. Con un fronte dei contrari che si è gonfiato sempre più di tecnici e di esponenti politici di tutti i partiti. Così l'atmosfera nelle ultime ore è cambiata anche a Palazzo Chigi.

Un po' di bon ton istituzionale avrebbe richiesto un passaggio ulteriore. Il premier se la sarebbe presa per non essere stato «preventivamente avvisato». Va bene che la competenza è tutta del ministro ai Beni culturali, e che dunque la nomina competeva a Lorenzo Ornaghi. Ma è pur vero - si fa osservare a Palazzo Chigi - che «il ministro non ha fatto nessuna interlocuzione preventiva».

In serata il premier ha voluto parlarne di persona con il titolare ai Beni culturali. I due si conoscono bene: Ornaghi viene dallo stesso mondo accademico di Monti. Il colloquio si è concluso con la constatazione che una revoca della nomina a questo punto non sarebbe stata più possibile. L'unica via d'uscita sarebbe stata un passo indietro della Melandri.

Ragion per cui in tarda serata è partito un pressing sull'esponente Pd. Ma come metterla con le dimissioni? E la conferenza stampa già convocata (e confermata) per oggi al Maxxi? Bel rompicapo, insomma. Tanto più che ormai la vicenda aveva preso una piega delicata su vari fronti. Anche Matteo Renzi si era messo a sparare a zero.

«La Melandri al Maxxi? Io non l'avrei fatto». Parafrasando Moretti, il sindaco di Firenze aveva derubricato la vicenda nella serie «facciamoci del male». Da buon rottamatore non ha apprezzato l'idea di un riciclo in corso d'opera, «fuori dalla politica c'è una vita, come è possibile dopo il Parlamento avere subito lo scivolo al Maxxi?». In realtà quasi tutto il Pd non ha gradito sin dall'inizio la scelta.

Per il Pdl, Dopo Maurizio Gasparri e Francesco Storace, sulla vicenda ieri è intervenuto anche Francesco Giro. L'ex sottosegretario alla Cultura ritiene «chiuso» il caso. Augura «buon lavoro» alla Melandri ma vuole anche capire come farà il museo nazionale di via Guido Reni a sostenere le spese per lo stipendio di un direttore «addirittura non italiano ma internazionale». Ricorda, in proposito, Giro che l'ultimo bilancio del Maxxi si è chiuso con un attivo di 1400 euro e che dunque «il problema della sua tenuta economica è serissimo».

Tanto per non farsi mancare niente ieri è arrivato anche un esposto alla magistratura. Lo ha annunciato il senatore del Pdl Achille Totaro «per valutare le modalità della scelta, la presenza di requisiti e il traffico di influenze che può aver condizionato la vicenda». E la Melandri? Chi la conosce sa che ha vissuto con ansia la reazione alla sua nomina. Non ha apprezzato in particolare le stroncature dell'ex soprintendente Adriano La Regina («si è autoproclamata tecnico») e del critico Francesco Bonami («è il ministro che ha piantato il seme dal quale è nata la pianta sbagliata del Maxxi»). Da qui la controffensiva: «Spese folli? Ora querelo tutti, ho accettato solo per spirito di servizio».

Intervistata da Maria Latella su Sky Tg24, l'ex deputata Pd ieri ha poi chiarito le condizioni in base alla quali ha accettato l'incarico. «Niente stipendio» e «dimissioni immediate» dalla Camera. Presentate «non perché lo imponga la legge e nemmeno per questa caccia alle streghe che si è scatenata, ma per coscienza, perché ho sempre pensato che chi fa il parlamentare dovrebbe fare solo quello».

A scettici e detrattori l'ex ministro Melandri promette: «Rivediamoci tra tre anni». Chi non le ha fatto mancare l'appoggio, ancora una volta, è Nicola Zingaretti. «Penso che farà un grande lavoro - si è lanciato in un pronostico il presidente della Provincia di Roma - sono rimasto molto più colpito che il governo Monti abbia nominato Mancini nuovo presidente dell'Ente Eur, persona che in termini di merito e di coinvolgimento in vicende giudiziarie avrebbe meritato molta più attenzione».

 

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