LA VERSIONE DI MUGHINI - PER ESSERE RETTO DAL 'GOVERNO DEL POPOLO', MAI IL POPOLO ITALIANO SI È TROVATO NEI PASTICCI COME NEI MESI CHE CI ASPETTANO. SE UN UOMO RETTO E ONESTO COME IL MINISTRO TRIA È COSTRETTO A STRAPARLARE A VANVERA, VUOL DIRE DAVVERO CHE SIAMO IN UN BEL GUAIO. NON SIAMO LA GRECIA, MA SE SI FRATTURA LA SPINA DORSALE DEL PAESE…
Lettera di Giampiero Mughini per Dagospia
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Caro Dago, per essere questo governo – quello scaturito dalle sbrindellate elezioni del 4 marzo ultimo scorso – il “governo del popolo” o meglio ancora “il governo del cambiamento” è fuori di dubbio che mai il reale popolo italiano s’è trovato nei pasticci come nei mesi che ci aspettano. Ciò di cui in molti non si accorgono o che sottovalutano alla grande.
Ossia che l’Italia è in questo momento al bando delle nazioni europee che ci sono confratelle, che da un momento all’altro ci arriveranno addosso le pesanti sanzioni previste nei confronti di Paesi che stanno andando fuori dalle regole comuni decise in comune al momento di fondare quella costruzione europea che costituiva il vanto della generazione politica venuta alla ribalta dopo i disastri della Seconda guerra mondiale; che da quel momento in poi sarà difficile o comunque onerosissimo ottenere in prestito i soldi che servono a ciascuna delle nostre istituzioni per arrivare alla fine del mese.
Non abbiamo niente di razionale e convincente da opporre a chi ci rimprovera che quelle regole le stiamo violando. Figura tragica su tutte – al cui confronto Gesù Cristo che stava montando sul Golgota stava facendo una passeggiata buona per la salute – è quella del nostro ministro Giovanni Tria, il quale ha cercato di convincere i suoi omologhi europei che noi riusciremo a vendere in un anno 18 miliardi di beni demaniali, laddove la media di questi ultimi dieci anni è stata di 200 milioni di beni venduti l’anno, se va bene.
18 miliardi a chiacchiera contro 200 milioni reali. E se un uomo retto e onesto come il ministro Tria è costretto a straparlare a vanvera, vuol dire davvero che siamo in un bel guaio.
Il prode Matteo Salvini dice che gli europei si devono ben guardare dal molestarci perché in quel caso avranno contro 60 milioni di italiani. Non credo affatto che le cose andranno così. Gli italiani che stanno vedendo i loro risparmi impallidire, che sanno che stiamo pagando e pagheremo miliardi di interessi in più sul nostro debito a causa dell’impennarsi dello spread, che quel debito lo vedranno ingigantirsi ben oltre la sua odierna vetta già spaventevole, ebbene è difficile che questi italiani si slancino con il coltello fra i denti contro le istituzioni europee a mandarle in malora.
Difficile credere che il nostro “popolo” continui a dar credito ai Toninulla, agli ex venditori di gelati allo stadio che reputavano di aver “abolito” la povertà (e perché non la morte, nel mentre che ci sono?) o magari all’ex animatore del Club Méditerranée che si sta scaldando i muscoli in Sudamerica in attesa di animare alla grande la scena politica del Paese più rovinosamente alla retroguardia di tutti i Paesi europei.
ALESSANDRO DI BATTISTA IN GUATEMALA
Certo che non siamo la Grecia. Certo che il nostro Paese vanta eccellenze individuali e comparti di eccellenza della nostra economia privata, e che ci sono bei soldoni nei conti correnti di una buona parte delle famiglie italiane. Certo che da qui a Natale buona parte dei nostri concittadini continuerà a fare dei weekend molto confortevoli e a consumare come si addice alle classi più avvantaggiate di un Paese ricco.
Solo che s’è indebolita e rischia la frattura la spina dorsale del Paese, lì dov’è il cuore della convivenza sociale e del rapporto fra le generazioni. Ballando e danzando musiche oscene ci siamo avvicinati ogni ora di più alla linea oltre la quale c’è il baratro, ossia la fine dello sviluppo e l’inizio di una turbinosa marcia all’indietro. Non siamo lontani da tutto questo. Le conoscete sì o no – e tanto per dirne una – le cifre dell’indebitamento dei principali Comuni italiani, a cominciare da quello di Roma?
Altro che le nenie contro le buche stradali e contro i mucchi di monnezza che stazionano per ogni dove. Possibile che vi sfugga quel che è sotto gli occhi di tutti. Che ci dicono al riguardo gli adepti del cambiamento, i retori dei domani che canteranno per merito loro, gli analfabeti che andando allo sbaraglio hanno intascato allo sbaraglio i voti del 4 marzo ultimo scorso?
GIAMPIERO MUGHINI