BOTTE DA BREXIT - MURDOCH DÀ UNO SCHIAFFONE ALL'AMICO CAMERON SCHIERANDO IL ''SUN'' (2 MILIONI DI COPIE) A FAVORE DELL'USCITA - IL CANCELLIERE OSBORNE RISPONDE PROMETTENDO 30 MILIARDI DI TAGLI E TASSE IN CASO DI ''LEAVE''. MA SI TROVA CONTRO 57 DEPUTATI TORY, SUFFICIENTI A FAR CADERE IL GOVERNO
1. BREXIT: OSBORNE (REMAIN) MINACCIA 30 MLD DI TAGLI E TASSE
IL SUN SI SCHIERA PER LA BREXIT
(ANSA) - Scontro in casa Tory sulla raffica di tagli e tasse che il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, minaccia oggi in caso di Brexit a otto giorni dal referendum britannico sull'Ue del 23. Gli rispondono 57 deputati del suo stesso partito, che minacciano di mandarlo a casa con tutto il governo. E il collega euroscettico della Giustizia, Michael Gove, che tira dritto mettendo gia' in cantiere le leggi di attuazione di un eventuale divorzio da Bruxelles.
REMAIN: L'avvertimento di Osborne, titolare del Tesoro e alleato del premier David Cameron contro la Brexit, fa riferimento a una "manovra di emergenza" da 30 miliardi di sterline (quasi 40 miliardi di euro) come risposta inevitabile ai contraccolpi di una possibile uscita dall'Ue. Manovra che prevede aumenti della tassazione sui redditi base e sulle aliquote alte, un 5% di incremento delle imposte su carburante e alcolici, tagli al bilancio della sanita' e dell'istruzione.
LEAVE: A Osborne replicano 57 deputati Tory - largamente sufficienti a far perdere la maggioranza al governo - facendogli sapere che la sua posizione diventerebbe "insostenibile". Mentre la piattaforma di 'Vote Leave' parla di "reazione isterica" ai sondaggi favorevoli alla Brexit.
Il ministro Gove e l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, leader dei conservatori euroscettici, preparano intanto secondo i media un percorso legislativo che nelle loto intenzioni puo' completare le procedure di divorzio e "mettere fine ai poteri dell'Europa" nel regno "entro il 2019.
2. LO STRAPPO DI MURDOCH: IL «SUN» PER LA BREXIT
Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera”
Lo strappo fra il magnate australiano Rupert Murdoch e il leader conservatore David Cameron si consuma sulla prima pagina del Sun , il tabloid di Murdoch. Una sberla in faccia all' Europa e al premier. Un titolo che assembla due verbi ( believe -credere, leave -lasciare) in un gioco di parole («BeLeave in Britain») con in sottofondo la bandiera, la Union Jack. Un inno alla Brexit. Così: andiamo per la nostra strada. L' editoriale è aggressivo: «Dobbiamo liberarci della dittatoriale Bruxelles».
Altri tempi quelli dell' idillio fra lo Squalo e David Cameron: non c' era sospiro di Downing Street che non trovasse rimbalzo sui giornali di Rupert Murdoch. Preistoria. La rottura fra il magnate australiano e il leader conservatore si è consumata con la prima pagina del Sun di ieri. Una sberla in faccia all' Europa, una sberla in faccia al primo ministro.
Un titolo che assemblea due verbi (believe-credere, leave-lasciare) in un gioco di parole («BeLeave in Britain») con in sottofondo la bandiera, la Union Jack. La sostanza è: andiamo per la nostra strada. L' editoriale aggressivo: «Dobbiamo liberarci della dittatoriale Bruxelles (…) sempre più avida, sprecona, tirannica, incompetente».
Il Sun non è un giornaletto qualsiasi. Non vende più come una volta e ha perso la leadership domenicale a favore del Mail . Ma è pur sempre un tabloid-corazzata da quasi due milioni di copie al giorno. E che, dunque, un peso almeno teorico nel condizionare il voto del 23 giugno lo ha. Non che l' uscita in pompa magna di ieri sia stata un fulmine a ciel sereno. Da settimane il Sun ha sposato l' euroscetticismo con i toni che gli sono congeniali.
James Murdoch con David Cameron
Però un certo effetto lo ha prodotto. Il quotidiano si è adeguato nella forma e nella sostanza alla linea che il suo padrone ha dettato. Rupert Murdoch qualche mese addietro se ne era uscito con nette dichiarazioni antieuropee. E con una frase, nel suo stile ruvido: «Perché sono contro l' Europa? È semplice. Quando vado a Downing Street fanno ciò che dico. Quando vado a Bruxelles prendono solo nota». La prima pagina e il titolo di martedì sono stati la notifica ufficiale della rottura con Cameron.
Quanti voti sposterà lo si capirà fra nove giorni. Certo è che i sondaggi (via Internet, è bene sottolinearlo) continuano a consegnare pessime notizie al fronte «Remain» (dai sei ai dieci punti sotto): è vero che gli umori rilevati telefonicamente (più credibili) dicono il contrario ma la media ponderata sposta gli equilibri (47 a 45) a favore di chi rivendica lo strappo, i «brexiteers». Una mano magari la darà la decisione della Corte di Giustizia europea che ha benedetto le restrizioni al welfare per i cittadini della Ue senza diritto di soggiorno nel Regno Unito. Vittoria di Cameron. Comunque i numeri dei sondaggi restano negativi.
Posto che siano credibili, la palla passa agli indecisi. Soprattutto passa ai laburisti. Il peso della campagna referendaria per il sì all' Europa se lo è caricato David Cameron. Negli ultimi due giorni, sul filo di lana, sono scesi in campo i grossi calibri del Labour. Jeremy Corbyn, il leader laburista, è rimasto in silenzio per diverso tempo. Il che ha accentuato il disorientamento nella base.
Corbyn ha rotto gli indugi toccando un tasto sensibile per il suo elettorato, la sanità pubblica, e ha ringraziato il contributo che i lavoratori stranieri vi danno, ha invitato a esprimersi per il sì all' Europa. Probabilmente troppo poco per convincere i moltissimi simpatizzanti pronti a pronunciarsi per l' uscita dall' Europa. I laburisti saranno la chiave del referendum. Che ve ne sia una parte consistente schierata con l' euroscetticismo lo dimostrano le parole del vice di Corbyn, Tom Watson, il quale è andato a bastonare uno dei cardini dei trattati europei: «Le regole della libertà di movimento dovranno essere riviste».
Così i laburisti danzano fra mille imbarazzi: la sinistra del partito deciderà se Londra resterà in Europa o no Anche se ormai «il danno è stato fatto - ha commentato Romano Prodi da Milano -: è passata l' idea che si possa uscire dall' Unione Europea in qualsiasi momento». E il cardinale Scola gli ha fatto eco: «L' Europa non è un' opzione ma una vera necessità. Nessuno Stato nazionale può affrontare da solo la situazione».