NELL’IMPASSE DELLA RAI, SPUNTA IL SEMPITERNO ANTONIO DI BELLA – SAREBBE IL NOME RICICCIATO DAL PD PER SBLOCCARE LA TRATTATIVA SULLA PRESIDENZA DELLA RAI, IMPANTANATA DAI VETI INCROCIATI E DALLA MELONI IN MODALITÀ “S-FASCIO TUTTO IO”. MA IL PD SMENTISCE: NON C’È UNA NOSTRA PROPOSTA” – DOMANI IL VERTICE DI MAGGIORANZA: RISOLTA LA GRANA AD-DIRETTORE GENERALE (RECLAMATO DALLA LEGA) ORA IL GUAIO È SULLA PRESIDENZA: SERVONO DUE TERZI DEI VOTI IN CDA, MA CON IL M5S CHE HA TOLTO L’APPOGGIO ESTERNO E RENZI IN LUNA DI MIELE CON ELLY SCHLEIN…
RAI:PD,NON C'È NOSTRA PROPOSTA DI BELLA PRESIDENTE GARANZIA +
antonio di bella foto di bacco
(ANSA) - "L'articolo apparso oggi sul Corriere della Sera dal titolo "Rai nell'impasse, vertice del centrodestra, il Pd lancia Di Bella come presidente di garanzia" è destituito di ogni fondamento di verità nella parte che riguarda Il Partito Democratico. E' quanto scritto in una nota diffusa dal Nazareno.
"Il Pd quotidianamente contrasta le scelte scellerate di un'azienda che continua a subire una pessima gestione da parte dei suoi vertici, che perde ascolti, che non garantisce ormai il diritto a una corretta informazione".
giampaolo rossi roberto sergio
"E mentre la Lega e Fratelli d'Italia litigano per continuare a lottizzare la Rai con criteri di spartizione partitica, il Pd riafferma la necessità - più volte ribadita dalla segretaria Elly Schlein e dalle iniziative legislative parlamentari - di una nuova riforma della governance della più importante azienda culturale del Paese", conclude la nota.
RAI NELL’IMPASSE, VERTICE DEL CENTRODESTRA IL PD LANCIA DI BELLA PRESIDENTE DI GARANZIA
Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
Il vertice di maggioranza tra la premier Giorgia Meloni e i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, che dovrebbe tenersi domani (salvo blitz) sulle nomine Rai, e non solo, dovrà sciogliere molti nodi in poco tempo o si andrà a settembre.
Dovrà ricredersi chi pensava che il problema principale fosse la Lega, alla rincorsa, come minimo, di un posto da direttore generale, in cambio del via libera al meloniano Giampaolo Rossi, attuale dg, come amministratore delegato, e a Simona Agnes, come presidente per Forza Italia. Il freno tirato dalla Lega in questi giorni alla convocazione delle Camere era la reazione al blitz con cui FdI stava tentando di imporre il rinnovo del cda, rinviando la discussione su dg e varie.
Una volta partita la trattativa, però, non sarà difficile accontentare il Carroccio concedendogli di affiancare all’ad Rossi, con cui ha poco dialogo, un proprio uomo. Che sia Marco Cunsolo o Maurizio Fattaccio conta poco, l’attuale dg avrebbe forse preferito Felice Ventura, ma su questi dirigenti non ha obiezioni. Conta invece che Meloni accetti il principio, insieme a un pacchetto di altre compensazioni.
Quanto all’attuale ad Roberto Sergio, che finora è sembrato oscillare tra la vecchia ipotesi della staffetta con Rossi e l’idea di essere confermato in quota Lega, è possibile che approdi alla direzione lasciata dal manager prescelto. Il suo attivismo […] non è passato inosservato. […]
Ma la partita più difficile è sulla presidenza. Il quadro si è complicato dopo le Europee, quando il M5S, che ha perso consenso, ha tolto l’appoggio esterno in cda, e la sinistra ha iniziato a compattarsi. Come è noto, la nomina del presidente, proposta dal Tesoro al Consiglio dei ministri, deve ottenere in Vigilanza i due terzi dei 41 voti: 28.
La maggioranza, che ne ha 24, finora aveva fatto conto su Italia viva (due voti), Azione (uno) e Svp (uno). Ma dopo le profferte di ricompattamento di Matteo Renzi al Pd, non rifiutate dalla segretaria Elly Schlein, i due voti di Iv sembrano persi. Sperare che nel segreto dell’urna qualcuno della minoranza arrivi in soccorso, è difficile, visto che, al momento del voto, il Pd lascerà l’Aula, trascinandosi il M5S.
Di fronte a questa prospettiva, Forza Italia è tentata dal rinvio, mentre il Pd tenta di infilarsi nello squarcio, offrendo per la presidenza un nome di garanzia: Antonio Di Bella, inviato e direttore Rai, apprezzato anche a destra. In alternativa, poiché alla sinistra spetterebbe indicare una donna (devono essere tre in cda, e la destra ne indica due), si pensa anche a un nome di richiamo, forse Laura Boldrini.
LA RAI DI GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Come risponde il centrodestra? Tentando il Pd con un ragionamento: in un cda, con quattro membri della maggioranza (due FdI, uno Lega e Simona Agnes), quanto può contare avere un presidente? Non sarebbe meglio rinunciarvi e mantenere alcune direzioni-chiave, come Fiction e Cultura che altrimenti andrebbero perse? Il caso può finire con un accordo, un rinvio. O una sorpresa: nell’impasse sulla presidenza, questa non viene nominata e il membro più anziano la assume. Nel caso specifico, se il Pd scegliesse come consigliere Di Bella, sarebbe lui.