
NETANYAHU NON HA BISOGNO DI NEMICI ALL’ESTERNO: IL SUO SISTEMA IMPLODERÀ DA SOLO – "BIBI" PENSAVA DI POTER CONTARE SULL’APPOGGIO INCONDIZIONATO DI TRUMP E, INVECE, DEVE FARE I CONTI CON LA DURA REALTÀ: “THE DONALD” VUOLE UNA TREGUA CON HAMAS PER RILASCIARE GLI OSTAGGI E NON FRENA SUI NEGOZIATO CON L’IRAN – SUL FRONTE INTERNO A RIFILARGLI BOCCONI AMARI È RONEN BAR, IL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI CACCIATO DAL PRIMO MINISTRO: SI È RIVOLTO ALLA CORTE SUPREMA CONTRO IL LICENZIAMENTO RIVELANDO CHE IL PREMIER HA USATO I SERVIZI PER SPIARE I MANIFESTANTI NON VIOLENTI…
Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il "Corriere della Sera"
benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale
Sembrano finiti i tempi della telepatia, quando Benjamin Netanyahu poteva dire con un sorriso: «Quello che penso io lo dice lui, quello che pensa lui lo dico io».
L’amico Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, continua a dire quel che gli passa per la testa ma senza preoccuparsi di come certi proclami destabilizzino quella dell’alleato israeliano.
Oltre alle posizioni opposte sui negoziati con l’Iran, il presidente americano continua a premere per raggiungere una nuova tregua con Hamas a Gaza che permetta il rilascio degli ultimi ostaggi tenuti dai terroristi: sono 59, tra loro solo 23 sarebbero in vita.
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 8
È a lui e al suo consigliere Steve Witkoff che ormai si rivolgono disperati i famigliari dei rapiti, il governo a Gerusalemme ha ribadito quali sono le priorità dell’offensiva nella Striscia ripresa da oltre un mese: non c’è — se non in qualche formula obbligata — la liberazione dei rapiti.
Come spiega senza scrupoli verso i parenti Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader fanatico dei coloni: «Non è l’obiettivo più importante». Che per lui resta riprendere il controllo totale di Gaza e l’evacuazione degli oltre 2 milioni di abitanti palestinesi, un progetto che le organizzazioni internazionali considerano «pulizia etnica».
Netanyahu è impegnato anche in una guerra interna con le istituzioni dello Stato che cercano di contrastarne le spinte giudicate autocratiche dagli oppositori: Ronen Bar, il capo dei servizi segreti cacciato dal primo ministro, ha presentato alla Corte Suprema la sua deposizione scritta contro il licenziamento.
Spiega che il premier lo ha mandato via «non per ragioni professionali ma perché pretende lealtà personale»: «Ho deciso di investigare le fughe di notizie dal suo ufficio, mi sono rifiutato di sostenere che non potesse testimoniare per ragioni di sicurezza al processo in cui è accusato di corruzione, il premier ha ordinato di usare l’apparato dei servizi per spiare manifestanti non violenti». Soprattutto Bar elenca le responsabilità politiche di Netanyahu dietro ai massacri del 7 ottobre 2023, 1200 israeliani uccisi dai terroristi di Hamas.
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 4
Lo scontro istituzionale è ormai così aspro che Yair Lapid, il leader dell’opposizione, ha avvertito: «La campagna d’odio del governo contro Bar ha superato i limiti, c’è il rischio omicidi politici».
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manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 5
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 7
ronen bar
benjamin netanyahu donald trump
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 1
video su gaza strip in trip creato con ai - netanyahu e trump
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manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 2
manifestazione contro netanyahu a tel aviv foto lapresse 3
Ronen Bar capo dello Shin Bet 1