FIAT BLA BLA - NIENTE SOLDI PUBBLICI, NIENTE CASSA INTEGRAZIONE, TANTA FUFFA: FINISCE ZERO A ZERO IL VERTICE SUL TEATRINO SULLA FIAT - MARPIONNE MOSTRA DIAPOSITIVE PER DUE ORE “SULLA SITUAZIONE DELL’AUTO DEL MONDO” E PASSERA “CHIEDE DETTAGLI”! - IL MINISTRO ULTRA-COLLE BARCA PUNGE SU STRATEGIA SINDACALE E QUESTIONE MERIDIONALE, FIAT GARANTISCE PIU’ PRODUZIONI IN ITALIA (CIAO CORE)…

Alberto Gentili per Il Messaggero

«E' andata bene, l'auto resta in Italia e Fiat non è venuta a battere cassa. Ci siamo capiti». Mario Monti, dopo un vertice-maratona di quasi sei ore, ha tracciato questo bilancio. «Nessuna tensione, nessuno screzio», assicurano a palazzo Chigi. Anche tra il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, e l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne è scoppiata la pace a quanto riferiscono fonti accreditate.

«Guarda che dal Brasile io ti avevo fatto i complimenti», ha esordito Passera all'inizio del vertice. E Marchionne: «L'avevo capito, ma ho voluto sottolineare che una nostra parte del successo in quel Paese è dovuto agli aiuti che riceviamo dal governo di Brasilia».
Ebbene, a sentire ministri e collaboratori presenti al lungo incontro, questo sarebbe stato l'unico riferimento del capo di Fiat agli aiuti di Stato.

In un vertice definito «serrato, tosto, senza fronzoli», Marchionne non «ha fatto un solo accenno alla cassa integrazione in deroga» che potrebbe scattare in attesa di una ripresa della produzione. E a palazzo Chigi parlano di «successo»: «Abbiamo portato a casa un buon bottino», dice un ministro presente all'incontro. «Marchionne non ci ha prospettato la chiusura di alcun stabilimento, non ci ha chiesto finanziamenti e, appunto, non ha fatto richiesta di ammortizzatori sociali. Noi ci siamo impegnati, attraverso il tavolo sulla produttività, a rendere il sistema-Italia più competitivo e produttivo».

Da qui il respiro di sollievo di Monti, che non aveva mai pensato di poter procedere ad «alcuna forma di aiuti». In più, a sentire i ministri, Marchionne si è «espressamente impegnato a portare negli stabilimenti italiani, attualmente sotto utilizzati, altre produzioni». Probabilmente della Mazda, anche se non sono stati fatte indicazioni specifiche. Ed è stato questo il tema cui Monti, Passera ed Elsa Fornero hanno dedicato «più tempo e maggiore attenzione».

Altro successo, secondo l'entourage del premier, «è l'impegno di Marchionne e Elkann a rendere l'Italia un ponte per l'export nei Paesi extra-europei. In particolare gli Stati Uniti», dove Fiat può sfruttare la rete di distribuzione della Chrysler. Raccontano che durante «la lunga maratona negoziale», Marchionne abbia storto il naso solo quando è intervenuto il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca. Forse per le sue perplessità sulla presenza del Lingotto nel Sud e la strategia sindacale.

Per il resto, il capo di Fiat ha sorpreso tutti con una lunga esposizione (ben due ore, ricorrendo a grafici e diapositive) della situazione dell'auto nel mondo. E soprattutto Passera l'ha interrotto per chiedere «dettagli». «Non ci siamo bevuti tutti senza fiatare», dicono a palazzo Chigi. Verso le otto, Monti ha chiesto una pausa. Ha riunito i ministri e il sottosegretario Antonio Catricalà nel suo studio e insieme hanno redatto il comunicato finale, frutto di una mediazione con il comunicato portato da Fiat. Soltanto dopo, il premier ha sottoposto il testo a Marchionne e Elkann.

L'ad e il presidente di Fiat non hanno avuto nulla da ridire. Anzi, in nome «dell'ottimo clima», hanno voluto solo enfatizzare «l'impegno congiunto per l'export». «E' la prima volta che stiliamo un comunicato congiunto, non l'abbiamo fatto neppure con Confindustria. Un segno del clima costruttivo», dice un collaboratore del professore.

 

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