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RENZI AVVISATO MEZZO SALVATO – MI-JENA GABANELLI, DALLE COLONNE DEL “CORRIERE”, AVVERTE IL PREMIER CAZZARO CHE I DUE NOMI CHE CIRCOLANO PER LA CONSOB NON HANNO I REQUISITI DI INDIPENDENZA NECESSARI – “STIA ATTENTO ALLE PRESSIONI DI QUALCHE VECCHIA CARATIDE DEL SUO PARTITO E DI NCD, ULTIMO ALLEATO DI VEGAS”
Milena Gabanelli per “Il Corriere della Sera”
Da mesi attendiamo la nomina di due nuovi commissari Consob che controbilancino il potere del presidente Vegas, assunto gli onori delle cronache (anche giudiziarie) per una spregiudicata gestione personalistica.
Le Autorità indipendenti, nella migliore pratica internazionale, si definiscono tali in quanto i componenti dei loro organi di vertice possiedono un requisito essenziale: l’indipendenza, sia dalle forze del mercato che dalla politica.
Per assicurare tale fondamentale caratteristica il legislatore interviene sui requisiti di professionalità, sui criteri e le modalità di nomina, sui criteri di funzionamento degli organi collegiali, sulla durata e sulla non rinnovabilità dell’incarico. Da ultimo, è stata aggiunta dal governo Renzi la previsione secondo la quale, dopo la cessazione della carica, non si possono assumere incarichi in soggetti che si vigilavano.
MILENA GABANELLI NELLA REDAZIONE DI REPORT FOTO LUCIANO VITI PER SETTE
Dunque, se l’indipendenza è un requisito essenziale, essa non può essere assicurata da chi ha interessi, anche indiretti, nell’industria che dovrebbe regolare e vigilare, e tantomeno da chi è troppo legato alle forze politiche e di governo. È quindi cruciale possedere questi requisiti insieme ad una specifica preparazione. Questo dovrebbe suggerire l’opportunità di limitarsi a scegliere i componenti delle Autorità tra professori universitari che non esercitino la libera professione e magistrati.
Invece i nomi che insistentemente girano come coloro che sembrano essere stati scelti a ricoprire la carica di commissari della Consob sono ben lungi dal soddisfare il tanto decantato requisito.
Premio Guido Carli Giuseppe Vegas
Emilio Barucci. Il fratello, Orlando, è partner dello studio Vitale, specializzato nell’attività di consulenza, indirizzata a diversi ambiti quali fusioni e acquisizioni, operazioni sui mercati dei capitali regolamentati, ristrutturazioni finanziarie e societarie, ricerca di capitali. In pratica ha, come clienti, i soggetti vigilati dalla Consob. Non solo, il padre Piero, ex ministro del Tesoro, presidente dell’Abi, del Monte dei Paschi di Siena, di Banca Leonardo, amministratore delegato del Credito Italiano, consigliere di amministrazione di Mediobanca, commissario dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, è da sempre collegato al mondo bancario e può vantare un legame personale con il presidente Mattarella. Ma anche lo stesso Emilio, al momento, è nel board della compagnia assicurativa Aiva Italia Holding, è stato consulente dell’Abi e ha avuto diversi incarichi da soggetti vigilati.
Carlotta De Franceschi ha lavorato, anche se con incarichi non di alto profilo, per Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse. Attualmente è componente del gabinetto dei consiglieri economici del presidente del Consiglio Matteo Renzi (con un incarico in scadenza proprio il 31 agosto) e al timone di Action Institute un think tank non lontano dal premier. Alcuni ricorderanno la sua presenza a fine gennaio (ovvero nei giorni dell’approvazione del decreto sulla riforma delle Popolari da parte del Consiglio dei ministri) a un paio di convegni a porte chiuse fra investitori della City organizzati a Londra.
Si tratta insomma di due «candidati» che, senza nulla voler togliere alla loro preparazione professionale, se venissero nominati come commissari della Consob, si troverebbero, non occasionalmente, ma sistematicamente, a doversi astenere da moltissime decisioni, visti i possibili conflitti d’interessi di cui sono portatori e considerato che difficilmente possono essere considerati come indipendenti dalla politica e dal mondo degli affari.
Bene ha fatto il governo a chiedere con un bando pubblico che chi avesse intenzione di ricoprire il ruolo di commissario inviasse un curriculum. Avrebbe però anche dovuto fissare e rendere pubblici i criteri attraverso i quali tali curriculum sarebbero stati valutati. Il problema della Consob, come il premier ben sa, è già sufficientemente ampio perché il Paese si possa permettere che venga aggravato.
L’ultimo commissario che è stato nominato a giugno dello scorso anno, la professoressa Anna Genovese, è esperta di diritto fallimentare (materia estranea a quelle di stretta competenza della Consob), non aveva di certo rapporti con i soggetti vigilati o consulenze che ne mettessero in dubbio l’indipendenza, ma vanta uno stretto rapporto con Guido Stazi, segretario generale della Consob, assunto da Vegas a chiamata diretta (uno dei motivi per i quali Vegas è indagato dalla Procura di Roma), boiardo di Stato con precedenti in Antitrust (dove era il capo della Genovese) e in Agcom. Una scelta non felice se si voleva realmente arginare lo strapotere (e l’inerzia) di Vegas.
Il direttore generale Angelo Apponi (che ha sostituito il chiacchierato Gaetano Caputi, scelto da Vegas, e anche lui distintosi per aver ricoperto contemporaneamente numerosi altri incarichi in conflitto d’interessi) non gode della piena fiducia della Commissione (tanto che è stato nominato «in prova» solo per due anni e mezzo). Forse perché troppo forte era il clamore delle intercettazioni telefoniche in cui Apponi offriva a Stefano Vincenzi, di Mediobanca, su quale delle pratiche in discussione in Consob volesse essere informato.
Per riportare la Commissione a 5 membri e svolgere correttamente il suo ruolo di garante del mercato e dei risparmiatori, occorrono ben altri profili. È questa la sfida che nei prossimi giorni attende il premier Renzi, che dovrà anche dimostrare di saper resistere alle pressioni di qualche antica cariatide dentro al suo partito, ma soprattutto a quelle del Nuovo centrodestra, l’ultimo alleato di Vegas.