PASQUINATE - ORA ANCHE GIANFRANCO PASQUINO, EX SENATORE PD E POLITOLOGO ALLIEVO DI BOBBIO E SARTORI, APPOGGIA IL BANANA NELLA SUA PROPOSTA DI PRESIDENZIALISMO ALLA FRANCESE - “FUNZIONA, L’ITALIA SAREBBE MEGLIO GOVERNATA” - “I TEMPI CI SONO TUTTI. MA CON UN’OPPOSIZIONE STRENUA NON SI POTRÀ APPROVARE NIENTE. OGGI LA SINISTRA È TROPPO CONSERVATRICE” - “LE LISTE CIVICHE CHE VORREBBE FARE SCALFARI SONO SPECCHIETTI PER LE ALLODOLE”…

1 - IL POLITOLOGO » GIANFRANCO PASQUINO: «IL PRESIDENZIALISMO È MODERNO E FUNZIONA FAREBBE BENE ALL'ITALIA»
Annalisa Chirico per "il Giornale"

Professore, lei è un incallito fautore del semipresidenzialismo francese. Perché?
«Mi piace perché funziona. Grazie al semipresidenzialismo la Quinta Repubblica francese è diventata un sistema politico moderno, funzionante e molto efficace. Non c'è ragione per la quale l'Italia adottando quel modello non possa diventare un Paese meglio governato».

L'Italia di oggi è assimilabile al parlamentarismo della Quarta Repubblica francese?
«Non c'è dubbio che tra il 1956 e il 1958 la Quarta Repubblica francese viveva una fase di spappolamento visibilissimo. Ci stiamo spappolando anche noi, e neanche allegramente. Direi molto tristemente. C'è l'incapacità di autoriforma dei partiti. Grillo è una conseguenza dell'incapacità dei partiti di offrire alternative. Lo spappolamento è il prodotto di un pessimo sistema elettorale e di un sistema istituzionale assai debole ancorché capace di resistere».

Quindi il problema è l'incapacità di governare in ragione dell'architettura istituzionale del Paese.
«Quando le coalizioni sono multipartitiche governare è comunque molto difficile, soprattutto se non è chiaro chi è davvero il leader di quella coalizione. Nel caso francese è chiaro e c'è un mandato programmatico vero. Questo è un elemento di superiorità del semipresidenzialismo accompagnato però dal maggioritario a doppio turno».

A chi limiterebbe il secondo turno? Una soglia del 12,5% come Oltralpe?
«Sartori ha proposto che possano passare, se lo vogliono, i primi 4 candidati indipendentemente dalla percentuale di voti ottenuta. Mi pare una soluzione praticabile. È bene non essere punitivi».

La Lega ha aperto alla proposta di Berlusconi. Il Pd è spaccato. Non si può dire che manchino i tempi tecnici.
«I tempi ci sono tutti. Se qualcuno si mette a fare un'opposizione strenua in Parlamento, non si potrà approvare un bel niente. Rispetto al testo già approvato in Senato Alfano dovrebbe presentare gli emendamenti che delineino il semipresidenzialismo».

Che pensa del taglio del numero di parlamentari?
«Si può scendere a 500. I collegi diventerebbero di 90mila elettori per la Camera. Ma quello che serve è la drastica diversificazione tra Camera e Senato. Il Senato delle Regioni potrebbe avere 5 senatori per Regione, si occuperebbe esclusivamente di autonomie territoriali. La Seconda camera tedesca in un Paese con oltre 80 milioni di cittadini è composta da 69 rappresentanti».

C'è un'incapacità di ricambio nei partiti?
«È sotto gli occhi di tutti. L'investitura di Alfano è stata un "ricambietto", certamente assai diverso da quello che avviene negli altri partiti europei. Pensi alla lotta tra i fratelli Miliband per la successione laburista a Gordon Brown. Da noi invece Bossi se ne va perché viene colto in fallo, non perché ci sia stato uno scontro su una linea politica. Di Pietro è saldamente lì. Non so bene chi abbia eletto Vendola, ma anche lui sta lì. Bersani vince una competizione interna al partito, ma tutti sapevano che l'avrebbe vinta lui».

Lei ha sempre gravitato a sinistra. Ha qualcosa da rimproverare all'attuale sinistra?
«Purtroppo la sinistra italiana è conservatrice. Ha timore di toccare alcuni elementi della Costituzione. Quando li tocca poi, fa peggio, come per il Titolo V. Gli eredi di Pci e Dc non sono particolarmente "dinamici" quando si tratta di riforme istituzionali».

C'è un feticismo della Costituzione?
«C'è una concezione sacrale. Questi comitati " Salviamo la Costituzione" lanciati da Dossetti e guidati da Scalfari sono assolutamente conservatori, e credo che molto spesso sbaglino».

Eugenio Scalfari ha lanciato la lista civica che imbarcherebbe Saviano, don Ciotti. Si candida pure lei?
«Mi faccia fare tre respiri prima di rispondere. Non credo che l'ennesimo tentativo di Scalfari di riportarci al governo dei migliori e degli onesti sia una buona idea. Scalfari ci prova da almeno 20 anni. Non sono le liste civiche che possono cambiare il Paese. Sono i partiti che devono cambiare se stessi e diventare migliori. Le liste civiche, specie in questo caso, sarebbero solo specchietti per le allodole. Io non sono né uno specchietto né un'allodola».


2 - CHI È IL POLITICO DI SINISTRA ALLIEVO DI SARTORI...
Da "il Giornale"

Gianfranco Pasquino, 70 anni, è uno dei massimi politologi italiani. Allievo di Norberto Bobbio e Giovanni Sartori, è stato per tre volte senatore, nella prima Repubblica (dal 1983 al 1992) e nella seconda (1994-1996). Sempre a sinistra. Tra le numerose pubblicazioni una sul semipresidenzialismo, «Una splendida cinquantenne. La Quinta Repubblica francese» (Il Mulino, coautrice Sofia Ventura).

 

GIANFRANCO PASQUINO - copyright PizziGIOVANNI SARTORI Silvio BerlusconiAngelino Alfano EUGENIO SCALFARI

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