CHI DICE PUTIN, DICE DANNO – NON CONTENTO DI AVER DISTRUTTO L’UCRAINA, ORA “MAD-VLAD” POTREBBE PROVOCARE PURE UN DISASTRO AMBIENTALE. MOSCA, PUR DI EVITARE SANZIONI E INTOPPI ALLA VENDITA DEL SUO GREGGIO ALLA CINA, STA INVIANDO PETROLIERE NEL MAR GLACIALE ARTICO, UTILIZZANDO UNA ROTTA MOLTO PIÙ PERICOLOSA - A INIZIO SETTEMBRE PUTIN STA UTILIZZANDO NAVI NON “ICE CLASS”, CIOÈ NON RINFORZATE E CHE QUINDI, IN CASO DI SCONTRO CON UN GHIACCIAIO SI POSSONO ROMPERE E RIVERSARE IN MARE MILIONI DI BARILI DI GREGGIO…
Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per “La Repubblica”
Come se la guerra in Ucraina non fosse già abbastanza tragica, ora la Russia di Vladimir Putin potrebbe provocare pure un immane disastro ambientale. Scenario anch’esso conseguenza della brutale aggressione dell’Ucraina. Perché Mosca, pur di evitare sanzioni e intoppi alla vendita del suo greggio, da qualche tempo sta inviando petroliere nel Mar Glaciale Artico, utilizzando così l’impervia rotta settentrionale, e non quella meridionale, più sicura e convenzionale.
Come racconta il Financial Times, nel mese corrente ci sono state almeno due navi russe che, per consegnare petrolio alla Cina, dal porto di Murmansk (Russia settentrionale) hanno deciso di circumnavigare la Siberia, attraversare lo stretto di Bering con l’Alaska e riscendere verso sud per attraccare nella cinese Rizhao.
Una rotta da circa 5.600 chilometri che impiega 10 giorni in meno (35 contro 45) di quella convenzionale che parte da Primorsk (Golfo di Finlandia) e passa per lo stretto di Suez. Un tragitto che tra l’altro farebbe risparmiare a Mosca circa mezzo milione di euro a tratta, solo in carburante.
«Questa dimostra la disperazione della Russia, che così minaccia l’ambiente», racconta al “Ft” Malte Humpert, giornalista della rivista specialistica High North News , che per primo ha denunciato queste operazioni rischiose della Russia.
L’aspetto più inquietante è che a inizio settembre Mosca ha utilizzato, in due di questi viaggi verso l’Asia, navi non “ice class”. Ossia non rinforzate e senza doppio scafo di sicurezza. Si tratta della Leonid Loza e della NS Bravo, in attività rispettivamente da 12 e 13 anni, che possono trasportare fino a un milione di barili di greggio. Secondo il Financial Times , è una prima volta in tempi moderni.
In queste condizioni, in caso di impatto con un iceberg o incidenti dovuti al ghiaccio, è probabile che la petroliera abbia perdite, più o meno gravi, innescando così un potenziale disastro ambientale. Con conseguenze in teoria ancora più catastrofiche, perché i mezzi di emergenza avrebbero difficoltà a raggiungere l’area e ad operare. […]