di maio conte fico

NON DITE A SALVINI CHE C’E’ UN ASSE TRA CONTE E FICO SULLA RIFORMA DELLE AUTONOMIE – IERI L’INCONTRO TRA IL PREMIER E IL PRESIDENTE DELLA CAMERA: CONVERGENZA SULLA NECESSITA’ DI UN PASSAGGIO PARLAMENTARE – INTANTO DI MAIO DA’ IL VIA LIBERA ALLA RIORGANIZZAZIONE DEL M5s PER DISTRIBUIRE INCARICHI E STRAPUNTINI AGLI INQUIETI DELLA MINORANZA…

Da www.liberoquotidiano.it

conte fico

Tre mesi di campagna elettorale e poco altro. E' questo che ci attende di qui al 26 maggio, perchè gli equilibri tra Lega e M5S che tengono in piedi il governo sono tanto precari che anche un refolo potrebbe farli crollare: figuriamoci roba "pesante" come l'Autonomia e la Tav, due partite sulle quali Lega e M5S, rispettivamente si giocano tutto: faccia e voti.

 

Così, "i dossier", ammette a Il Messaggero il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari "slitteranno a dopo le Europee". Sulla partita dell'Autonomia, in particolare, Il Messaggero registra una inedita convergenza tra il presidente della Camera Roberto Fico, che era stato il primo a invocare "un passaggio in Parlamento" del testo su cui la ministra leghista agli Affari regionali e il ministero dell'Economia avevano trovato l'accordo la scorsa settimana, e il premier Giuseppe Conte.

 

luigi di maio roberto fico napoli

Il quale ieri s'è preso un caffè in centro a Roma con Fico e sulla partita dell'Autonomia dice che "occorre pensare a una norma che non metta in crisi l'unità giuridica e quella finanziaria del Paese e che non rischi di aumentare il gap tra Nord e Sud".

Matteo Salvini, da parte sua, non molla, ma pare tenersi alla una linea morbida: "Ci sono tante regioni nuove che si stanno avviando a chiedere l'autonomia, anche al Sud. Se c'è bisogno di più regioni e di coinvolgere il parlamento per fare le cose per bene, siamo pronti ad ascoltare tutti".

 

DI MAIO

grillo di maio casaleggio

 

Alessandro Trocino per www.corriere.it

 

Da tempo si fanno chiamare «onorevoli», come gli altri, mettendo in soffitta la dizione di «portavoce». E da tempo è cominciato il processo di trasformazione del «Movimento» visionario e digitale di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo in una creatura molto più terrena e concreta, il «partito» di Luigi Di Maio. Il leader dei 5 Stelle ha dato il via libera a una riorganizzazione «locale e nazionale». Per capire come si tradurrà, bisogna aspettare l’assemblea dei deputati di martedì, primo passo di un processo che si concluderà con una serie di voti su Rousseau («Li faremo presto», fanno sapere dal Movimento). Nel frattempo ci sono già gruppi di lavoro per produrre proposte (e proporsi). Con un tema in cima: chi farà parte dei «comitati tematici verticali»?

 

roberto fico

Ministeriali o minoranze

Strapuntini che fanno già gola a molti e che vedono due tesi contrapposte: da una parte chi chiede di coinvolgere soggetti «ministeriali», dall’altra Di Maio, che vorrebbe usare i posti per distribuire incarichi agli «inquieti» della minoranza, per replicare il modello Fico. Che però ha mantenuto un suo profilo critico, tanto che ieri ha avuto un colloquio con il premier: fra i temi sui quali c’è una convergenza, la (temuta) riforma delle autonomie.

 

ROBERTO FICO E GIUSEPPE CONTE

La linea morbida

Nel frattempo, il veto di Casaleggio è superato e Di Maio può completare l’opera, cancellando il tabù delle alleanze con le liste civiche. Una mossa studiata per rimediare al disastro delle elezioni locali. La minoranza storce il naso. «Luigi — dice una deputata — pensa che il problema sia quello. La verità è che abbiamo cambiato linea politica, la gente non è scema». Di Maio, però, ha inaugurato la linea morbida con le minoranze: «Non dirò mai a chi perde su Rousseau di andare via».

 

I talk show e la competenza

Per la riorganizzazione si studia un ruolo per i meet up, già coordinati da Alessandro Di Battista, che però non ci ha mai lavorato. E per il coordinamento degli enti locali, affidato a Max Bugani, Valentina Corrado e Ignazio Corrao. Quest’ultimo è cauto: «Siamo cresciuti, è giusto cambiare. Ma non saremo mai un partito come gli altri». Intanto anche il mito dell’«uno vale uno» è finito in soffitta. Ed è arrivato persino il riconoscimento della competenza (e dell’inglese). Non è sempre stato così, come racconta Paolo Becchi, che è stato a lungo vicino al Movimento: «Gianroberto Casaleggio aveva un’idea visionaria, sulla scia della battuta di Lenin sulla rivoluzione socialista, che avrebbe portato una cuoca al governo.

LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO

 

Lui ci scherzava su e mi diceva: vedi, sono riuscito a portare in Parlamento chiunque, persino Paola Taverna». Tra i cambi di rotta, la partecipazione ai talk show: «Io ruppi con il Movimento — racconta Becchi — quando partecipai a Piazza Pulita. Feci una litigata furiosa con Gianroberto». Il primo parlamentare espulso, nel 2013, fu Marino Mastrangeli, reo di aver partecipato a Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso. Salotto ora frequentatissimo da molti, compreso Alessandro Di Battista, a lungo la bandiera mediatica del Movimento, fino all’incidente di DiMartedì, quando il pubblico di Giovanni Floris gli pare troppo freddo e lui si irrita: «Oggi non applaudite?». Resta da capire cosa avrebbe detto lo scomparso Casaleggio di questa e performance tv. E della trasformazione del Movimento.

roberto fico e giuseppe contecasellati fico conte mattarella

 

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