''NON ERO UBRIACO, È UNA NOTIZIA FALSA. AVEVO SOLO LITIGATO CON UNO STEWARD. MI HANNO BLOCCATO COME ASSANGE''. L'EX PM ANTONIO INGROIA NON CI STA A PASSARE PER UBRIACONE MOLESTO: ''ERO STANCO E ALTERATO, ERO NERVOSO, ECCO COSA È SUCCESSO L'ALTRA MATTINA''. MA AMMETTE DI AVER BEVUTO DUE BICCHIERI POCO PRIMA DI SALIRE A BORDO - SGARBI: ''INGROIA ERA A PARIGI PER LA TRATTATIVA NERO D'AVOLA/CABERNET SAUVIGNON'' - FELTRI IN DIFESA: ''È UN UOMO PERBENE BENCHÉ ANTIPATICO A MOLTI, MA ERANO AFFARI SUOI. MICA DOVEVA PILOTARE LUI L'AEREO''
Ingroia era in Francia per la “trattativa” Nero d’Avola/Cabernet Sauvignon. https://t.co/zR9v9ZFPeH… @Agenzia_Ansa @ilgiornale @Libero_official @ilfoglio_it @stampasgarbi @nino_ippolito
— Vittorio Sgarbi (@VittorioSgarbi) 20 aprile 2019
1. "MACCHÈ UBRIACO, NOTIZIA FALSA: SOLO LITE CON LO STEWARD CAFONE"
Vincenzo Iurillo per ''il Fatto Quotidiano''
"Macché ubriaco in aeroporto, ero perfettamente sulle mie gambe, mi è stato impedito di salire per un litigio con uno steward, in seguito al quale il comandante ha deciso di non imbarcarmi, ed ora sono in America Centrale. Su di me, l' ennesima fake news". Antonio Ingroia smentisce la notizia finita su siti e giornali il giorno di Pasqua: lui ubriaco e quasi privo di sensi in una saletta dell' aeroporto Roissy di Parigi, quindi fermato dal personale della compagnia aerea francese e obbligato a rimpatriare in Italia.
"Ora sto proseguendo il viaggio che avevo programmato, sia pure con un giorno di ritardo: ho dovuto pernottare a Parigi e ricomprare il biglietto aereo, tutto a mie spese", spiega al Fatto l' ex pm della Trattativa Stato-mafia.
"A proposito, non so se la pubblicazione di questa fake news proprio il giorno dell' anniversario della sentenza della Trattativa sia stato casuale. Di certo ha ridato fiato ai nemici di quel processo, come Vittorio Sgarbi, che ne hanno approfittato per accanirsi contro di me. Stiano tranquilli, non mi spaventerò per così poco: le mie battaglie per verità e giustizia sui casi Manca e Vassallo, sulla ndrangheta stragista e la Trattativa in Italia, per Rafael Correa e Assange in America Latina e nel mondo, continueranno".
Però cominciamo dall' inizio: lei che ci faceva a Parigi? Ed è vero che stava rientrando in Italia?
Parigi era uno scalo tecnico del mio viaggio transoceanico da Roma all' America Centrale, dove mi trovo ora e dove resterò per qualche giorno.
Quindi non è vero, come hanno scritto i giornali, che stavo tornando in Italia e che sono stato impacchettato e rispedito in patria dopo essere quasi svenuto. A leggere certa disinformazione, forse strumentale, mi viene una battuta: più lontano sto dall' Europa, meglio sto.
Scusi, ma è vero che è stato costretto a non prendere l' aereo?
Sì. L' unica notizia vera diffusa. Ma è falso il motivo. Sono stato fatto sbarcare a causa di un litigio con un membro dell' equipaggio.
Ci spieghi tutto.
Ero stanco e alterato. Non un' alterazione alcolica, badi bene. Ero nervoso. Sveglia nella notte, uscita di casa alle 4 e mezza del mattino, volo Roma-Parigi all' alba, poi questo scalo tecnico, il primo ritardo, il secondo ritardo, finalmente l' imbarco alle 12.30, poi uno dell' equipaggio mi segnala che il mio posto era occupato, poi un' altra comunicazione di un ulteriore ritardo di un' ora al gate. Dopo aver compreso che il pranzo in aereo era saltato, vado al ristorante dell' aeroporto, mangio e bevo un paio di calici di vino.
ANTONIO INGROIA RAFFAEL CORREA
Torno all' imbarco per la seconda volta. Litigo di nuovo con lo steward sull' assegnazione del posto, io ritengo particolarmente grave la sua maleducazione e gli rispondo per le rime, alzo la voce.
In che lingua avete litigato?
In francese. Il mio, forse, non correttissimo. Lui ovviamente fa finta di non capire e assume un atteggiamento ulteriormente provocatorio, quando ormai siamo già dentro l' aereo. Invoco il comandante, chiedo il rispetto dei diritti del passeggero. Il comandante preferisce prendere le parti del suo steward. E io mi arrabbio di brutto.
E poi cosa succede?
Il comandante mi dice che in quelle condizioni non può farmi partire. Mi dice che sono alterato, che ho bevuto. Io gli rispondo che ho bevuto solo un paio di bicchieri al pranzo che per colpa dei loro ritardi ho dovuto consumare in aeroporto. Ma lui insiste. Ed insisto anche io: "Da qui non mi muovo". E abbiamo chiamato la polizia.
Ha provato a chiarirsi con loro?
Macché. È stata solo una manfrina per far partire subito un aereo troppo in ritardo. La normativa attribuisce al comandante poteri quasi dittatoriali dietro al feticcio della minaccia della sicurezza del volo e c' è stato poco da fare. Peraltro nessuno ha avuto il coraggio di dirmi in faccia che ero ubriaco, mi ripetevano solo "lei ha bevuto e quindi costituisce una minaccia alla sicurezza". Ma cosa? Due bicchieri a tavola? Nelle categorie business si beve champagne a litri, che ipocrisia!
Chi può testimoniare che lei non era ubriaco?
I funzionari dell' ambasciata ai quali ho chiesto aiuto e che sono venuti in aeroporto e poi gli altri passeggeri. Possono confermare che ero sulle mie gambe, tutt' altro che ubriaco fradicio come hanno scritto.
Molto arrabbiato, questo sì.
Che riflessione ha fatto dopo la lettura dei giornali?
ANTONIO INGROIA CON LA FIDANZATA GISELLE
Mi ha indignato l' aver preso per buona la manipolazione dei fatti contro un cittadino italiano maltrattato da una compagnia straniera, senza prima interpellarlo. Cosa grave per un qualsiasi cittadino normale. Ma forse Ingroia per loro non è un cittadino normale.
2. NON TOCCATE ANTONIO INGROIA
Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano''
(V.F.) - Si narra che l' ex pm Ingroia, amico di Travaglio, si sia presentato ciucco fradicio all' aeroporto di Parigi con l' intento di tornare in Italia, pertanto le hostess lo avrebbero respinto con la seguente motivazione: non si può salire a bordo sbronzi.
Può darsi che l' ex magistrato avesse alzato un po' troppo il gomito, chi può dirlo? Ma mettiamo che egli non fosse completamente sobrio. Chi se ne frega!
ANTONIO INGROIA AL SUO MATRIMONIO
Erano affari suoi. Mica doveva pilotare lui l' aereo; egli sarebbe stato un semplice passeggero, il quale per quanto alticcio non avrebbe potuto disturbare. Si sarebbe accasciato sul sedile e sarebbe giunto in patria senza infastidire i compagni di volo e il personale di servizio. Perché bloccarlo allo scalo francese quasi fosse un criminale, un pericolo pubblico? Quali danni avrebbe arrecato qualora fosse decollato? Non riesco a immaginare.
Un uomo perbene come Ingroia, benché antipatico a molti, anche se fosse stato brillo sarebbe rimasto composto come quando sedeva in tribunale, senza dare in escandescenze.
Indubbiamente colui che ha abusato di bevande alcoliche ha qualche deficit nella deambulazione, trascina la lingua mentre favella, eppure se non è un delinquente non lo diventa a causa di un bicchiere più del consentito. Al massimo si addormenta e all' atterraggio manco si ricorda quanto e perché abbia tracannato.
Ho trovato di cattivo gusto, inoltre, che Ingroia sia stato trattato dai quotidiani, con fini sfottitori, quale persona di basso livello solo poiché, per motivi ignoti, ha ecceduto con le libagioni. Quasi che ciò costituisca reato. A chi non è capitato di esagerare talora con le bevande forti? Cosa vogliamo fare di lui?
Linciarlo? Sputtanarlo? Mi sembrerebbe un' operazione vergognosa. Se egli anziché un ex magistrato fosse stato un ex geometra nessuno avrebbe avuto l' ardire di deplorarlo.
Caro Ingroia, cin cin e che i suoi critici vadano a farsi fottere.
3. «IO, FERMATO COME ASSANGE NON ERO UBRIACO IN AEREO» L' ULTIMA DISAVVENTURA NELLA NUOVA VITA DI INGROIA
Alfio Sciacca per il ''Corriere della Sera''
«Ma quale ubriaco, è stato solo un banale litigio».
Questa la versione dell' ex pm Antonio Ingroia sull' incidente che lo ha visto protagonista tre giorni fa all' aeroporto Roissy di Parigi, dove è stato costretto a scendere dall' aereo in partenza perché in «stato di ebbrezza». «Una sciocchezza - replica a muso duro dall' America Latina, dove si trova «per lavoro anche nel giorno di Pasquetta» - non ero per niente sbronzo. C' è stata una lite con uno steward per una banale questione di assegnazione di posto.
A quel punto il comandante si è vestito di autorità e per difendere un membro dell' equipaggio che si era comportato male si è inventato che ero un pericolo». L' ex magistrato, che in serata ha anche diffuso un video assieme alla moglie per fare «gli auguri ad amici e nemici che diffondono false notizie», ammette comunque che ha reagito urlando. «Ho aperto un diverbio verbale, ma a quel punto ho subito un secondo torto: hanno affermato che avevo bevuto troppo...che poi sarebbero un paio di bicchieri di vino durante il pranzo consumato a terra».
Insomma tutto verrebbe derubricato ad una «piccola disavventura». E si paragona a Julian Assange : «Anch' io sono stato vittima di un uso pretestuoso della sicurezza».
Disavventura che è solo l' ultima tra le tante che lo hanno visto protagonista da quando ha lasciato la Procura di Palermo. Tanto da finire per accumulare una lunga serie di insuccessi politici e persino guai giudiziari. E dire che tutto era cominciato con ben altri propositi e ambizioni.
«Nella mia seconda vita - confessò in un' intervista - metto a frutto gli errori della prima e anche i sacrifici». Nel 2012 decide di lasciare Palermo nel bel mezzo di una delle sfide più ardue (il processo sulla trattativa Stato-Mafia) per volare in Guatemala a presiedere un' unità di investigazione voluta dall' Onu contro il narcotraffico. Una missione rapidamente sopraffatta da un' altra cocente folgorazione, quella per la politica. Con l' ambizione di arrivare addirittura a Palazzo Chigi.
Candidato premier con un cartello che andava dall' Idv ai Comunisti Italiani mette il suo nome sotto il simbolo di «Rivoluzione civile», che però si ferma intorno al 2%. Non più fortunata la successiva esperienza di «Azione civile». Lasciata definitivamente la toga, dopo una fulminea esperienza ad Aosta, inizia la sua vita di amministratore e avvocato. È il governatore Rosario Crocetta a volerlo alla guida della società regionale Sicilia e-Servizi.
vittorio sgarbi con elisabetta sgarbi
Ma l' esperienza finisce malissimo. Con i suoi ex colleghi di Palermo che lo indagano per peculato con l' accusa di aver pagato esose note spese per cene in ristoranti e alberghi a cinque stelle. Segue anche il sequestro di beni per 150 mila euro. Anche il ritorno di fiamma della politica è un flop. Nel 2018 il movimento Popolo per la Costituzione, fondato con Giulietto Chiesa racimola appena lo 0,02%.
Oggi Antonio Ingroia fa il legale a tempo pieno. Ma oltre a difendere cause nobili, come quella dei familiari dell' urologo Attilio Manca, morto forse per ordine di Provenzano, o dell' ex direttore di Telejato Pino Maniaci, non disdegna di assistere anche personaggi collusi con la mafia. Come nel caso di Benedetto Bacchi, il re delle slot-machine, accusato di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio. O ancora Raffale Valente e il romeno Victor Dombrovski, accusati di aver riciclato all' estero il patrimonio di Ciancimino. Sui giornali ci è finito anche per le storia d' amore con l' attuale compagna, l' imprenditrice argentina Giselle Oberti.
Da anni vive a Roma senza scorta, mentre a Palermo può ancora contare solo su pochissimi amici ed ex colleghi. Gli ultimi due post sul suo profilo Facebook sono una foto insieme al Papa e soprattutto i suoi ringraziamenti per i sostenitori che ancora lo ricordano per le sue inchieste antimafia e hanno comprato mezza pagina su un giornale per fargli gli auguri per il compleanno «La tua scorta siamo noi».