sala

SALA QUEL CHE SARA' - "STAVOLTA NON MI FARÒ STRITOLARE" - IL SINDACO DI MILANO CONFERMA L'AUTOSOSPENSIONE: "NON DICO CHE NON MI FIDO DEI PM, MA NEANCHE IL CONTRARIO" - LA TENTAZIONE DELLE DIMISSIONI COME NEL 2014 QUANDO UN’ONDATA DI ARRESTI RISCHIÒ DI TRAVOLGERE L’EXPO

SALASALA

Alessia Gallione e Oriana Liso per la Repubblica

È stata una domanda ricorrente, durante tutta la campagna elettorale. Cosa avrebbe fatto se avesse saputo di essere indagato? Ieri sera Beppe Sala ci ha pensato pochissimo, forse soltanto il tempo di capire, tecnicamente, che cosa volesse dire e che cosa dovesse fare. Alle dieci di sera ha chiamato a casa sua i collaboratori più stretti, un'ora e mezza dopo ha annunciato con un comunicato la sua decisione: "Mi autosospendo".

matteo   renzi giuseppe salamatteo renzi giuseppe sala

 

Si torna così a quella domanda ossessiva, durante la corsa che lo ha portato a Palazzo Marino. Ai suoi ieri sera il sindaco l'ha detto senza giri di parole: "Faccio quello che ho sempre dichiarato, mantengo la parola, la mia dignità viene prima". Durante le sue ore più lunghe da sindaco, racconta chi era con lui, la prima reazione era stata ancora più netta: "Mi dimetto, basta". Perché lui è così, agisce di pancia.

 

EXPO GIUSEPPE SALAEXPO GIUSEPPE SALA

Istintivo, come spesso ha ammesso di essere. Un uomo amareggiato, anche, colpito da un provvedimento che non si aspettava, nonostante le indagini avessero toccato uomini che in Expo erano stati suoi stretti collaboratori. No, non se lo aspettava, Sala. Perché, aveva sempre rivendicato, "io sono sicuro di essermi sempre comportato in modo corretto: sarei un pazzo a candidarmi, altrimenti".

 

Meno di tre ore. Per arrivare lì, a dettare quelle poche parole. Tre frasi per scolpire una scelta in cui si mescola rabbia per qualcosa che non immaginava e l'amarezza per vedersi tornare addosso quei due anni, pesantissimi, che hanno segnato l'inizio dell'inchiesta su Expo. "Dopo tutto quello che ho fatto, dopo tutto quello che ho passato, se devo tornare a quel punto, allora lascio, non mi faccio stritolare ancora una volta", lo sfogo con i suoi. Che, conoscendolo, non hanno forse neanche provato a fargli cambiare idea: troppo deciso, sin da quando, in serata, ha saputo dalle prime telefonate che il suo nome era tra i nuovi indagati.

 

SALA PARISISALA PARISI

Il sindaco lo ha saputo dopo le otto di essere indagato, appena uscito da corso Monforte, il palazzo della prefettura dove il prefetto Alessandro Marangoni aveva fatto il tradizionale brindisi natalizio, annunciando - tra l'altro - che a fine mese andrà in pensione. E proprio dal prefetto questa mattina tornerà per consegnare la sua "autosospensione", che trasferirebbe i poteri da sindaco, provvisoriamente, alla sua vice Anna Scavuzzo, anche se la procedura giuridica è da chiarire.

A tarda sera c'era anche lei a casa del sindaco, nel centro di Milano, assieme a poche, fidate persone. Il giovane capo di Gabinetto Mario Vanni, diventato la sua ombra in campagna elettorale, e poi Roberto Arditti, Stefano Gallizzi e Marco Pogliani, i comunicatori.

 

Teso, preoccupato per i riflessi che la notizia dell'indagine a suo carico potrà avere su Milano, proprio adesso che l'immagine della città brillava più che mai e che, con la burrasca post referendum, bisognava lavorare il doppio per portare a casa le promesse del governo sugli investimenti. È stato proprio questo un argomento che qualcuno ha provato a usare, per convincerlo a desistere: "Pensa alla città, sei il sindaco di una comunità".

 

SALASALA

Ma Sala è stato irremovibile. Prima di decidere avrebbe cercato l'ex premier Matteo Renzi e ha sicuramente parlato con il ministro che gli è stato più vicino in tutto il suo percorso, dai tormentati di Expo alla candidatura, Maurizio Martina. A tutti ha comunicato la sua scelta. Ma nel carattere del sindaco-manager c'è anche la tendenza a decidere in autonomia. C'è stata un'altra volta in cui Sala ha pensato di fare un passo indietro.

 

Era maggio del 2014, subito dopo gli arresti che hanno rischiato di travolgere l'evento. Allora, ha raccontato, a convincerlo a restare alla guida di Expo fu il presidente Napolitano con una telefonata. Ma ieri no. Sono arrivate quelle poche parole, pesate, nel comunicato ufficiale. Che però lasciano trasparire quello che il sindaco fa capire ai fedelissimi.

 

SALA E BERLUSCONISALA E BERLUSCONI

Non ha nessuna voglia di buttarla in politica - ipotizzando complotti a suo danno - ma neanche di rifarsi alle frasi standard, quelle che di solito si ripetono. Tanto che il primo sfogo con gli amici, a caldo, è stato diretto: "No, non dirò che non ho fiducia nella magistratura, ma neanche il contrario". Piuttosto, quella decisione netta, come un dente da togliere. Ma anche una mossa di orgoglio. Autosospendersi, subito. Senza neppure lasciare lo spazio ad attacchi o a speculazioni. Cercando nel frattempo di capire come difendersi.

 

PARISI SALAPARISI SALA

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

emmanuel macron donald trump keir starmer xi jinping elon musk

DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E' RIAVVICINATA DI COLPO ALL'EUROPA, DIMENTICANDO LA BREXIT? DIETRO LA SORPRENDENTE SVOLTA DI KEIR STARMER CI SONO STATI VARI INCONTRI TRA I GRANDI BANCHIERI ANGLO-AMERICANI SPAVENTATI DAL CAOS ECONOMICO CREATO DAI DAZI DI TRUMP E DALLE CRIPTOVALUTE DI MUSK - DI QUI, SONO PARTITE LE PRESSIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO SU KEIR STARMER PER UNA SVOLTA EUROPEISTA SULL'ASSE PARIGI-LONDRA CHE OPPONGA STABILITÀ E RAGIONEVOLEZZA ALLE MATTANE DELLA CASA BIANCA – ANCHE LA CINA, CHE HA RIPESCATO I VECCHI CAPITALISTI COME IL FONDATORE DI ALIBABA JACK MA, SI STA PREPARANDO A RISPONDERE ALLA DESTABILIZZAZIONE TRUMPIANA (XI JINPING HA NELLA FONDINA UN'ARMA MICIDIALE: 759 MILIARDI DI TITOLI DEL DEBITO USA. UNA VOLTA BUTTATI SUL MERCATO, SALTEREBBE IN ARIA TUTTO...)

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…