UFFICIO SINISTRATI – NON SOLO RENZI ANCHE LA MINORANZA DEL PD SALTA SUL ‘LETTINO’ – CUPERLO CHIEDE ‘QUALCOSA DI CONCRETO’ – IL MAGO DALEMIX: ‘SE IL GOVERNO NON CAMBIA REGISTRO, SI VA A SBATTERE’

Maria Teresa Meli per ‘Il Corriere della Sera'

Matteo Renzi lo ripete spesso ai fedelissimi, ogni volta che si preoccupano per le sue sortite sul governo Letta-Alfano: «Guardate che nel partito non sono l'unico a pensarla così, anzi non siamo gli unici». Ed effettivamente pare che il sindaco di Firenze abbia ragione. Tant'è vero che ieri persino il solitamente misurato Gianni Cuperlo si è lasciato andare e in un'intervista che uscirà oggi sull'Unità pronuncia parole assai simili a quelle del segretario.

Anche per il presidente del Pd è giunta l'ora che il governo Letta «recuperi la fiducia dei cittadini» e cominci a fare «qualcosa di concreto, imprimendo una svolta alle sue politiche e alle sue azioni». Altrimenti che senso ha «andare avanti comunque, soltanto per andare avanti?». Nasce da questi ragionamenti fatti con i collaboratori la decisione di Cuperlo di rompere gli indugi, abbandonare la sua proverbiale cautela e chiedere conto all'esecutivo Letta di quello che sta facendo dalle colonne del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. E a proposito dell'Unità. Il giornale di ieri era più che significativo in questo senso.
L'editoriale di prima pagina, affidato all'ex direttore Claudio Sardo, era così intitolato: «Missione 2014 non a tutti i costi».

L'autore del commento, vicino alle posizioni di Bersani e D'Alema, lascia capire che non è affatto detto che il governo Letta riesca ad arrivare indenne al semestre europeo e sottolinea che nella legislatura in corso le riforme sono assai difficili da realizzare. Perciò - è il succo del ragionamento - una volta varata la nuova legge elettorale, se si vede che non si riesce a fare più niente, forse non ha più senso continuare ad andare avanti.

Sempre sullo stesso numero dell'Unità anche Fabrizio Barca, che non si può certo sospettare di simpatie renziane, si schiera dalla parte del segretario: fa bene a sollecitare l'esecutivo, a spingerlo a fare di più e meglio, perché questo è «il mandato» con cui è stato eletto alle primarie.

Le sorprese, però, non finiscono qui. Persino l'arcinemico del sindaco di Firenze, il governatore della Toscana Enrico Rossi, si schiera con il segretario. E afferma: «Renzi incalza il governo Letta e fa bene. Bisogna evitare di fare la stessa fine fatta con il governo Monti, né ci possiamo accontentare di questo galleggiamento». Quindi il presidente della Toscana avanza la sua proposta: il Pd deve trasformarsi in «un partito di lotta e di governo».

Scalpita pure il leader dei «giovani turchi», Matteo Orfini, protagonista di una recente polemica con il segretario a proposito del «Job act». Ma anche per lui dopo la vicenda del decreto salva Roma «è evidente che non si può più andare avanti così, bisogna cambiare passo: è necessario un salto di qualità dell'azione del governo». Massimo D'Alema, da tempo, continua a ripetere di non volere più occuparsi delle beghe del Pd. Ma anche l'ex presidente del Consiglio quando conversa con i ministri o i parlamentari amici fatica a nascondere il suo disappunto per quello che sta avvenendo. «Il governo deve cambiare registro, sennò qui si va a sbattere», è solito ripetere l'ex premier.
Insomma, il malcontento nei confronti dell'esecutivo e del suo premier dilaga nel Partito democratico. Tant'è che ha ripreso a suonare il tam-tam delle elezioni a maggio. E c'è chi dice che a staccare la spina potrebbe essere Scelta civica. Molti infatti nel Pd sono stufi e iniziano a temere che la sfiducia nei confronti del governo Letta-Alfano alla fine si riversi contro il partito. Sono rimasti pochissimi ultras bersaniani a difendere l'esecutivo e a sparare contro il segretario. Come l'ex responsabile Giustizia Danilo Leva che, in un'intervista all'Huffington Post , accusa il sindaco di Firenze di «parlare come Grillo e Berlusconi» e di volere «il voto».
Ma per il resto la preoccupazione nel Pd si fa tangibile. Nessun altro, neppure in odio a Renzi, vuole prendere una batosta alle Europee o, come dice un amico del sindaco, «piegarsi all'immobilismo per consentire a una piccola forza come il Ncd di andare avanti, fortificarsi e potersi presentare alle elezioni solo quando sarà pronta, cioè, probabilmente, mai». Però questo sembra un pericolo che Renzi intende scongiurare in tutti i modi. Come ha spiegato bene ai fedelissimi: «Letta mi aveva chiesto di rinviare a gennaio il patto 2014 per lasciargli varare i provvedimenti necessari prima della fine dell'anno. Avete visto che cosa hanno fatto? Questi sono matti. Non so se sono più incompetenti o pericolosi...». Perciò il leader del Pd ha alzato il tiro e ha messo nel mirino il governo, il premier e il vicepremier. Il tono con cui Letta sembra «fare concessioni al Pd» non è piaciuto al sindaco. Che non si fida: «Quelli vogliono fare melina. Ma io non consentirò che slittino i tempi. Per le riforme restano quelli già fissati».
Dopodiché, se rispetteranno i patti, spiega il segretario, «posso anche fare l'accordo con Letta e Alfano, ma mai diventare come loro, questo sia chiaro». Se invece non rispetteranno i patti, «allora - confida ai fedelissimi - che senso ha andare ancora avanti?».

 

 

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