conte travaglio draghi

NON SARÀ CONTE A FAR CADERE DRAGHI. PIÙ FACILE, INVECE, CHE SIA DRAGHI A DECIDERE PRIMA O POI DI LIBERARSI DELL’ALA POPULISTICA CONTE-TRAVAGLIO E TENERSI LA CORRENTE GOVERNISTA DI MAIO – FOLLI: “IL PUNTO PRINCIPALE È CHE I 5S NON RAPPRESENTANO OGGI UNA FORZA IN GRADO DI COMPIERE UNA SCELTA COSÌ DRASTICA SU UN TEMA SENSIBILE COME L'AUMENTO DELLE SPESE MILITARI, PREVISTO DALLA NATO. SECONDO PUNTO. IL VOTO DEL 2018 APPARTIENE A UN TEMPO REMOTO E DA ALLORA L'ITALIA È CAMBIATA”

MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

Nessuno ha mai creduto seriamente che Giuseppe Conte avesse o abbia ancora in animo di provocare la crisi del governo Draghi. Non che l'ex premier non lo desideri in cuor suo. Il problema è che far inciampare un esecutivo richiede alcune precise condizioni. Lasciamo da parte la questione della guerra in Ucraina come ostacolo suscettibile di paralizzare la vita politica in un paese lontano: in effetti è un argomento poco convincente.

 

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

Il punto principale è che i 5S non rappresentano oggi una forza in grado di compiere una scelta così drastica, oltretutto su un tema sensibile come l'aumento - distribuito nel tempo - delle spese militari, previsto nel quadro dell'Alleanza Atlantica. Perché non sono in grado? Primo, perché sono divisi in mille rivoli e il ministro degli Esteri, esponente di primo piano del movimento ex "grillino", è attestato senza incertezze sulla linea pro Nato (e quindi pro Draghi).

 

mario draghi giuseppe conteu

Del resto, aprire la crisi sulla politica estera e di difesa significa compiere una scelta di campo senza ritorno. Non è credibile infatti che il M5S possa mai più tornare al governo del paese, salvo che ottenga la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento alle prossime elezioni: ipotesi alquanto irrealistica.

 

Chi rompe con il sistema di alleanze dell'Italia si condanna all'emarginazione, tanto più in una fase di crisi acuta. E a maggior ragione se l'aumento delle spese era stato concordato anni fa in sede Nato, senza che il governo di allora, guidato dal medesimo Conte che oggi contesta quelle decisioni, avesse alcunché da obiettare.

 

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

Secondo punto. Il M5S, che conferma la fragile "leadership" del candidato unico Giuseppe Conte con lo stesso meccanismo "on line" già contestato e per il quale sono forse pronti nuovi ricorsi, tende a comportarsi come se fosse realmente il partito di maggioranza relativa in Parlamento, come tale in grado di fare e disfare i governi. Ma non è così e i primi a saperlo sono proprio Conte e i suoi collaboratori.

 

giuseppe conte mario draghi

Il voto del 2018 appartiene a un tempo remoto e da allora l'Italia è cambiata. È vero, sul tavolo ci sono problemi sociali ed economici immensi, ma le ricette dei 5S sembrano affascinare ormai una porzione sempre più esigua di elettorato. La magia di quattro anni fa è svanita e Conte non sembra il personaggio più adatto per farla rivivere.

 

Quindi l'ambizione di condizionare il governo Draghi, ricattandolo sulle spese militari, è del tutto sproporzionata alla realtà. Ciò non significa che non esista una contraddizione irrisolta nel rapporto tra l'ala "contiana" dei 5S e l'esecutivo. Non si tratta tanto del rancore, pur evidente, dell'ex premier verso Draghi, perché non è questo sentimento che può determinare un inciampo politico. Ma è vero che una linea dissonante sulla politica estera, tale da attirare - a torto o a ragione - il sospetto di filo-putinismo sul vecchio movimento populista, alla lunga può diventare insostenibile per la maggioranza che sostiene l'attuale premier.

travaglio conte

 

E lo stesso vale per il centrosinistra che Letta sta cercando di modellare secondo la tradizionale linea, quella per cui l'Italia ha quasi sempre difeso la propria reputazione di leale partner dell'intesa euro-atlantica. Tale reputazione oggi non può essere rimessa in gioco sul piano internazionale. Il che significa che non è Conte a disporre delle chiavi del governo, ma è Draghi che potrebbe decidere prima o poi di liberarsi di un segmento dei 5S.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...