NORDIO, IL MINISTRO CON I MESI CONTATI – LA MELONI È SECCATA (EUFEMISMO) CON IL GUARDASIGILLI PER LA RICHIESTA DI UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA SUI POLITICI SPIATI, PRONTAMENTE BOCCIATA DALLA DUCETTA. TANTO CHE LA PREMIER GLI HA NEGATO UN INCONTRO PER UN CHIARIMENTO – DA FDI FANNO SAPERE CHE LA RIMOZIONE DI NORDIO NON È ALL'ORDINE DEL GIORNO “ALMENO FINO ALLE EUROPEE, DOPO SI VEDRÀ” – LO SCONTRO TRA IL MINISTRO E MANTOVANO SULLA NOMINA DEL NUOVO CAPO DI GABINETTO, DOPO LE DIMISSIONI DI RIZZO...
1 – ALTA TENSIONE MELONI-NORDIO E DOPO LE ELEZIONI EUROPEE PUÒ ARRIVARE LA RESA DEI CONTI
Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”
C'è un caso Nordio nel governo. Non è inedito, ma con il passare dei mesi, si arricchisce di nuovi capitoli, con una corda che rischia di spezzarsi. Giorgia Meloni è molto seccata con il ministro della Giustizia, che tanto ha voluto all'interno del suo governo […]
La goccia che sta per far traboccare un vaso ormai colmo di malumori è la richiesta di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda degli accessi abusivi alle banche dati. Meloni ha risposto in maniera durissima e, cosa inedita nei rapporti tra i due, ha negato a Nordio un colloquio per un chiarimento che viene ritenuto inutile, almeno in questo momento.
LEGA NORDIO - MEME BY EMANUELE CARLI
Sostituire il Guardasigilli non è strettamente all'ordine del giorno, «almeno fino alle Europee», spiegano fonti vicine alla premier, «dopo si vedrà». Per Meloni cambiare adesso questa casella significherebbe un'ammissione di colpevolezza, uno smacco personale. […]
Forza Italia, infatti, già fa capire che potrebbe chiedere un ministero in più in caso di un sorpasso importante sulla Lega a giugno. Complicato poi sarebbe individuare un sostituto, visto che il sottosegretario Andrea Delmastro, il più vicino alla premier, è imputato per rivelazione di segreto d'ufficio nel caso dell'anarchico Alfredo Cospito.
Il candidato naturale potrebbe essere il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, un magistrato conservatore come Nordio, ma con maggiore tatto ed esperienza politica. Mantovano però ricopre un ruolo fondamentale a Palazzo Chigi, specie nei rapporti con il Quirinale e ha in mano dossier delicati come quello dei Servizi.
alfredo mantovano giorgia meloni
Spostarlo da Piazza Colonna quindi sarebbe complicato. Eppure la rabbia è tale, che nessuno esclude più nulla da giugno in poi. Politicamente, il ministro è di fatto commissariato e in questi mesi ha dovuto avallare decine di misure lontane dalla sua cultura giuridica, a cominciare dall'introduzione di diversi reati e dal sostanziale abbandono di battaglie di una vita, come la separazione delle carriere, di cui Meloni non vuole sentire parlare.
Quella della commissione d'inchiesta è una proposta, condivisa con il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha stupito, per usare un eufemismo, la presidente del Consiglio, giudicata del tutto intempestiva e sbagliata in sé, visto che una commissione al lavoro già c'è, l'Antimafia, ed è guidata dalla sorella d'Italia Chiara Colosimo, legatissima alla premier. La cosa che più ha sconcertato Meloni è che una proposta di questa portata fosse annunciata dal ministro senza minimamente averla condivisa con Palazzo Chigi, né con i capigruppo di maggioranza. […]
Tra palazzo Chigi e via Arenula c'è anche un altro conflitto in questi giorni. Il ministro vorrebbe promuovere Giusi Bartolozzi, da vicecapo di gabinetto a capo, per occupare il posto lasciato vuoto da Alberto Rizzo, dimessosi due mesi fa proprio per gli scontri continui con Bartolozzi. A questa nomina si sta opponendo fermamente Mantovano, dall'esito di questo scontro si capirà forse anche il futuro di Nordio. […]
2 – TROPPI ANNUNCI SMENTITI IL GRANDE GELO DI MELONI CON IL GUARDASIGILLI
Estratto dell’articolo di Liana Milella per "la Repubblica"
Era il suo “dio”. Ora è il suo “inferno”. Meloni l’ha voluto contro tutti. Ha deluso perfino Delmastro. È arrivata sull’orlo della rottura con Berlusconi. 22 ottobre 2022. Il braccio di ferro tra i due, mentre si lavora al governo, è proprio su Carlo Nordio. Lei lo impone. Lui gli dice di no. Lei glielo manda in visita a casa. E Nordio blandisce Silvio. Come sa fare lui. Della serie…parole, parole, parole… E davanti alle telecamere Silvio dà il via libera.
Passati 17 mesi non è detto che Giorgia lo rifarebbe. Il “suo” Guardasigilli a ogni piè sospinto ne combina una, ed è stato una delusione. Riconoscere l’errore? Non sia mai. E Nordio? «Non conta un’acca…» è la chiosa al veleno di chi gli fa la fronda. […]
Certo, «quest’ultima volta l’ha fatta grossa» confida un inquilino di via Arenula. La commissione d’inchiesta sui dossier di Striano e Palamara lo precipita. Raccontano che la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo fosse furibonda, ben ricordando che il Nordio di oggi è lo stesso che ha scatenato il fronte dell’Antimafia militante, quando ha annunciato, via intervista, che avrebbe cambiato il concorso esterno. Era il 12 luglio.
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Quando è cominciata la crisi tra Meloni e Nordio? Già tre mesi dopo il suo insediamento – gennaio 2023 – i primi segnali. Perché il Guardasigilli che sebben garantista aveva già sottoscritto il decreto Rave con gli improbabili aumenti di pena, apre l’anno giudiziario e inveisce contro le intercettazioni. Sono un chiodo fisso. Troppe, costose, invasive, fonte di inutili pettegolezzi, un regalo ai giornalisti. Azzarda che sono meglio quelle preventive dei servizi segreti. Di fatto annuncia la stretta che potrebbe colpire anche mafia e corruzione.
Scatta il primo allarme del mondo antimafia. Meloni lo blocca. Attorno a Nordio si fa il vuoto. Politico s’intende. È obbediente, firma tutto quello che c’è da firmare, i reati universali contro gli scafisti e l’utero in affitto. Anche se pronuncia cento volte la parola “garantismo”. Vuole riscrivere il codice penale “firmato da Mussolini”, vuole sfoltire i reati, ma finora ha soppresso solo l’abuso d’ufficio. Mettendosi contro l’Europa. Nonché i magistrati.
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L’altolà è dietro l’angolo. Mantovano pretende i test psico attitudinali contro le toghe. Lui dice no. Giulia Bongiorno, in asse con Chigi, li ripropone. Nordio piega la testa. Idem sui concorsi solo per avvocati e giudici onorari. Mantovano li vuole. Lui no. Poi ecco il sì. Il palcoscenico è il suo punto debole. […]
Accetta quando Renzi lo invita alla Leopolda. Delmastro resta basito visto che il leader di Iv sul caso Pozzolo ha chiesto per lui perfino il guanto di paraffina. Nordio conferma finché non arriva l’altolà a un’ora dal dibattito. Lui abbozza una difesa improbabile, «avrei dovuto collegarmi dall’auto». È una débâcle. Ma fa finta di niente.
Rinuncia ai suoi capisaldi pur di salvare la poltrona. Che fine ha fatto la separazione delle carriere chiede Enrico Costa di Azione? «Giorgia vuole che si faccia dopo il premierato» replica Nordio. Costa lo batte sul bavaglio alla stampa. Quando il padre di Ilaria Salis gli chiede aiuto lo tiene oltre 50 giorni fuori dalla porta. Non corre da un carcere all’altro per capire perché i detenuti continuano a suicidarsi. E ripete all’infinito il refrain delle caserme dismesse. Dopo un anno forse ne riapre solo una…