NUOVA PUNTATA DELLA SAGA GIUDIZIARIA BARESE – L'ASSESSORE AL BILANCIO DELLA GIUNTA DECARO, ALESSANDRO D'ADAMO, È INDAGATO PER UNA PRESUNTA TRUFFA DA 8,8 MILIONI DI EURO, CHE COINVOLGEREBBE I FONDI EUROPEI PER IL PROGRAMMA DI FORMAZIONE “GARANZIA GIOVANI” – IL SINDACO DEM GLI HA REVOCATO LA DELEGA – D’ADAMO È POLITICAMENTE COLLEGATO AGLI INDAGATI ANITA MAURODINOIA (“LADY PREFERENZE”) E ALFONSO PISICCHIO…
Estratto dell’articolo di Fabio Amendolara per “La Verità”
ANTONIO DECARO ALESSANDRO D ADAMO
La regia della quarta puntata della saga giudiziaria sul cerchio magico dem pugliese questa volta non è firmata dalla Procura di Bari ma dall’European public prosecutor’s office, ovvero l’ufficio dei pm europei. Alessandro D’Adamo, uno degli uomini più vicini al sindaco del capoluogo pugliese Antonio Decaro, assessore al Bilancio, è stato perquisito per una ipotizzata truffa da 8,8 milioni di euro sull’impiego dei fondi europei del programma Garanzia giovani, un piano ricco di misure per contrastare la disoccupazione giovanile.
La vicenda che riguarda l’assessore e che preoccupa non poco Decaro (costretto ieri a revocare la delega in tutta fretta dopo la notifica del decreto di perquisizione) coinvolge anche la sorella di D’Adamo, Annalisa, e il cognato Danilo Cicchetti. Al centro degli interessi investigativi ci sono tre enti di formazione: Kronos, Sinergia e Kronos due.
L’ipotesi della Guardia di finanza è questa: attraverso gli enti di formazione (professionale, di istruzione, di contrasto alla disoccupazione e dell’inserimento nel mondo dei giovani) sarebbero stati ottenuti fondi europei non dovuti a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti. La maggior parte dei corsi, secondo l’accusa, non si sarebbe materialmente svolta. E per cercare i primi riscontri gli investigatori si sono presentati nelle sedi dei tre enti, a Bari, a Lecce e ad Andria. I fatti contestati sarebbero stati commessi tra il 2019 e il 2022.
L’indagine, che appare subito come scollegata dalle altre tre che hanno terremotato la Puglia (quella sui presunti intrecci tra mafia e politica nella municipale barese dei trasporti, quella sull’ex assessore regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, Lady preferenze, e suo marito Sandro Cataldo sulla compravendita di voti, e quella sullo scambio politico elettorale che ha portato agli arresti domiciliari l’ex assessore Alfonso Pisicchio), in realtà, però, non lo è.
D’Adamo a livello politico sembra un anello di congiunzione con Maurodinoia e Pisicchio. Già al momento della nomina di D’Adamo, nel 2017, un deputato pugliese di Realtà Italia, Antonio Distaso, esprimendo non poche riserve sulla scelta di Decaro, svelò: «La nomina del nuovo assessore rappresenta un tributo che Decaro ha dovuto pagare al gruppo Pisicchio-Maurodinoia».
Pisicchio, fondatore e animatore di due movimenti, Iniziativa democratica e Senso civico per la Puglia, stando alle indagini avrebbe creato un sistema ben oliato per incamerare dalle aziende che avrebbe aiutato a ottenere appalti pubblici assunzioni in cambio di voti.
E anche Maurodinoia, ricostruiscono gli inquirenti, sarebbe stata un grande collettore di voti, grazie a suo marito Cataldo (che avrebbe comprato voti al prezzo di 50 euro per elettore per le amministrative di Bari del 2019, per quelle di Grumo Appula del 2020, di Triggiano del 2021 e per le elezioni regionali del 2020) e al suo movimento civico il Sud al Centro.
[...] Furono proprio Iniziativa Democratica e Sud al Centro (unico movimento della coalizione che fino a quel momento non aveva ottenuto alcun rappresentante nella giunta comunale) a indicare D’Adamo come componente della giunta Decaro. Alla firma del decreto di nomina, infatti, ad accompagnare il novello assessore c’erano proprio i due padrini politici. E D’Adamo, consulente aziendale, è poi stato confermato nel 2019 nel ruolo di assessore al Bilancio e ai tributi.
Proprio per i tributi, coincidenza, è finita al centro dell’inchiesta su Pisicchio una società, la Golem srl, che ha vinto una delle gare ritenute «contaminate» dalla Procura, quella da oltre 5 milioni di euro per la riscossione delle tasse del Comune di Bari. Distaso, inoltre, sempre nel 2017 valutò la scelta della delega a D’Adamo come un «segno di una debolezza del sindaco rispetto alle rivendicazioni dei singoli partiti».
[...] E ora che il mondo che Decaro ed Emiliano propagandavano come fatato si scopre essere in realtà stregato, il sindaco si affanna ad affermare: «L’esercizio di importanti funzioni pubbliche quali quelle di assessore deve essere privo di qualsiasi sospetto. È un dovere nei confronti dei cittadini e consente agli interessati di potersi difendere liberamente». [...]
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