POLITICA LAST-MINUTE - OBAMA RISCHIA DI GIOCARSI IL SENATO E SI BUTTA SUL VOTO FEMMINILE: “PARITÀ DI STIPENDI” - IL SUO PRIMO SFIDANTE MCCAIN TORNA FALCO: “MANDIAMO LE TRUPPE IN IRAQ E SIRIA. E ANCHE GLI EUROPEI DEVONO COMBATTERE ISIS”
1. «IN IRAQ E IN SIRIA SERVONO LE TRUPPE SPECIALI SUL TERRENO. E SE GLI STATI UNITI GUIDERANNO, VEDRETE CHE ANCHE GLI EUROPEI CI SEGUIRANNO»
Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
BRIEFING SULLA SIRIA CON SUSAN RICE JOHN MCCAIN BARACK OBAMA E LINDSEY GRAHAM
John McCain è venuto in Iowa a fare campagna per la sua amica Joni Ernst, che spera di ritrovare il 5 novembre come collega in Senato: «Dobbiamo togliere la maggioranza ai democratici e mandare in pensione il loro leader Harry Reid, perché ha guidato il Congresso meno produttivo nella storia degli Stati Uniti. Ormai la nostra popolarità è scesa al 12%: in pratica ci appoggiano solo i parenti di sangue e lo staff pagato. Anzi, l’altro giorno mi ha chiamato mia madre, e a giudicare da come si è lamentata, credo che con noi siano rimasti solo i dipendenti stipendiati».
L’impopolarità del Congresso dipende anche dai repubblicani, che hanno la maggioranza alla Camera, ma il «Maverick» davanti ai sostenitori del Gop va a testa bassa contro il presidente Obama, che lo aveva sconfitto nel 2008: «È stato il capo della Casa Bianca più debole sul tema della sicurezza nazionale in tutta la mia vita. Lo ha detto persino Jimmy Carter, e se ci è arrivato pure lui...
JOHN MCCAIN AL GIURAMENTO OBAMA
Non capisce l’eccezionalità degli Stati Uniti, non ci crede. Per mantenere una promessa elettorale ha ordinato il ritiro completo dall’Iraq, nonostante il Paese non fosse pronto, e ora come risultato abbiamo uno stato gestito dai terroristi più grande dell’Indiana. Sapevamo come vincere quella guerra e lo avevamo fatto, con la “surge” del generale Petraeus, ma Obama non vuole fare il leader. Il problema, però, è che quando gli Usa non guidano si apre il vuoto, e spesso a riempirlo ci pensano i cattivi».
Finita la sua invettiva, McCain si ferma a stringere le mani ai militanti del partito, e risponde alle domande di chi lo avvicina.
Lei cosa farebbe in Iraq e Siria, a questo punto?
«È chiaro: occorre continuare gli attacchi aerei, mettere sul terreno gli uomini che devono guidare i bombardamenti, schierare tra 10 e 15.000 uomini delle forze speciali, armare direttamente i peshmerga curdi, rafforzare l’opposizione siriana, e andare finalmente contro Assad in maniera seria, perché con lui al potere questa crisi non avrà mai una soluzione».
Mccain - Obama alle cene di beneficenza
I soldati americani dunque devono intervenire direttamente sul terreno?
«Quelli necessari a garantire che la nostra strategia abbia successo, assicurando che i terroristi dell’Isis vengano davvero sconfitti».
Non teme che gli Stati Uniti si ritrovino trascinati in un nuovo intervento solitario in Medio Oriente?
«Gli europei ci seguiranno, se dimostreremo di avere la volontà e la forza per guidare. Del resto per loro il problema è ancora più urgente, visto che hanno centinaia di cittadini schierati con l’Isis, che sono già tornati a colpire i Paesi d’origine. Magari poi saliranno su un aereo e verranno da noi, ma prima attaccheranno l’Europa».
Secondo lei le elezioni di Midterm di martedì si giocheranno sul tema della sicurezza?
«Il Presidente ha ancora due anni di mandato. Per evitare altri guai, bisogna arginarlo con una maggioranza repubblicana al Congresso».
2. SALARI UGUALI PER LE DONNE OBAMA INSEGUE LE ELETTRICI
Angela Vitaliano per “il Fatto Quotidiano”
Negli ultimi 55 mesi, la nostra economia ha aggiunto 10,3 milioni di nuovi posti di lavoro. Per la prima volta in sei anni, il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto del 6 per cento. E giovedì, è stato reso noto che la nostra economia sta crescendo al ritmo più veloce dal 2003”. Parla con le cifre, Barack Obama nel suo consueto discorso del sabato, l’ultimo prima dell’appuntamento con le elezioni di medio termine di martedì prossimo. Tanto per ricordare che, nonostante il tasso di gradimento molto basso che i sondaggi gli riservano da tempo, lui ha assolto a quella che, nei primi mesi del suo arrivo alla Casa Bianca, sembrava un’impresa impossibile: rimettere in piedi l’economia del Paese.
Il presidente, però, coglie anche l’occasione per ricordare che non tutti gli americani stanno godendo appieno della ripresa economica: di certo non le donne, che continuano a essere pagate meno degli uomini negli stessi ruoli. “Noi non abbiamo cittadini di serie B in questo Paese – ha ribadito il presidente – e per questo non dovremmo averli nemmeno nei luoghi di lavoro. Perciò, dobbiamo lavorare affinché alle donne siano riconosciute parità di retribuzione e stesse opportunità di carriera”.
Non si può dire che Barack Obama ieri abbia parlato di “parità” solo per calcolo elettorale senza peccare di miopia sulla sua presidenza. Al di là del ruolo “simbolico” che le donne hanno avuto in entrambe le sue campagne elettorali, incluse quelle che non ci sono più come sua madre, il 29 gennaio del 2009, Obama firmò come primo atto della sua presidenza, il Lilly Ledbetter Fair Act, trasformandolo in legge. Il provvedimento, che deve il suo nome alla donna, un supervisore della Goodyear in Alabama, che denunciò l’azienda perché le riconosceva una retribuzione inferiore a quella dei suoi colleghi maschi, cancella il limite di 180 giorni consentito alle donne per poter fare ricorso in caso di trattamento discriminatorio.
Da allora il presidente, ha più volte sottolineato la necessità, contestata sempre dai repubblicani come un “falso problema”, di garantire stesse opportunità e garanzie alle donne. “Lo dico anche per esperienza personale – ha ripetuto nelle sue rare apparizioni “elettorali” di queste settimane – perché mia nonna che lavorava in banca è stata fortemente limitata nella sua carriera per il suo ***** e io non posso accettare che lo stesso possa capitare un giorno alle mie due figlie”.
barack obama e hillary clinton
Obama, dunque, non ha mai voltato le spalle allo “zoccolo duro” del suo elettorato; alle presidenziali del 2012, quasi il 60 per cento delle donne votò per lui, condannando alla sconfitta il rivale Mitt Romney. Ma dal 2012 a oggi la “guerra” alle donne messa in campo dai Repubblicani si è radicalizzata a tal punto, con politiche di forte limitazione della libertà personale come la contraccezione e l’aborto, che le elettrici sono considerate ancora più di prima l’unico blocco elettorale che potrebbe salvare il partito Democratico da una batosta elettorale da più parti annunciata.
monica maggioni intervista bashar al assad
L’organizzazione Move.org ha organizzato una campagna di annunci per spingere le donne a recarsi alle urne definendole le “Supere – lettrici”, sottolineandone appunto il ruolo decisivo il prossimo 4 novembre. In una tornata elettorale in cui, quasi in ogni stato, si registrano percentuali di indecisi del 20 per cento, si comprende bene come “l’armata rosa” possa davvero fare la differenza. Presentandosi al fianco di Mary Burke, candidata alla carica di governatore per il Wisconsin, ad esempio, Obama ha ricordato, lo scorso ottobre, che i repubblicani nello stato sono arrivati al punto di cancellare l’esistente legislazione che garantiva parità di salario fra uomini e donne. Per riassumere in un dato la spaccatura di genere che esiste nel Paese, basta prendere ad esempio il Connecticut dove il candidato repubblicano, Tom Foley, vince sul rivale Dan Malloy, secondo i sondaggi, con un vantaggio del 18 per cento nell’elettorato maschile, mentre è indietro di ben 11 punti nell’elettorato femminile.