LA CINA BUSSA ALLA TUA PORTA - OBAMA HA INTIMATO A PECHINO DI FERMARE L’OPERAZIONE DI SUOI AGENTI SEGRETI SUL TERRITORIO AMERICANO PER COSTRINGERE (CON LE BRUTTE) I CINESI FUORIUSCITI ACCUSATI DI CORRUZIONE, A TORNARE IN PATRIA
Mirko Molteni per “Libero Quotidiano”
Con messaggi riservati svelati ieri dal New York Times, il governo americano ha intimato alla Cina di fermare una vasta operazione di suoi agenti segreti su territorio Usa per costringere molti compatrioti fuoriusciti a tornare in patria. Ovviamente senza autorizzazione del Dipartimento della Giustizia americano. Un ulteriore nodo si aggiunge quindi a quelli che già dividono i due colossi, specie la rivalità aeronavale per il dominio dei mari asiatici e lo spionaggio elettronico cinese nei siti internet ed email del governo Usa.
Battezzata "Fox Hunt", o "Caccia alla volpe", la penetrazione di agenti cinesi sotto copertura, che entrano negli Stati Uniti con visto turistico o come sedicenti "uomini d' affari", sembra passare il limite. Nell' ultimo anno gli 007 dagli occhi a mandorla hanno scovato e "convinto", più con le cattive che con le buone, a rientrare in Cina 930 fuggiaschi, per la maggior parte accusati di corruzione.
obama e xi jinping brindano a vino rosso
Attualmente il loro obbiettivo più ambito sarebbe Ling Wancheng, già funzionario dell' agenzia di stampa governativa Xinhua e fratello di quel Ling Juhua, uomo di fiducia dell' ex presidente Hu Jintao, poi caduto in disgrazia per una faccenda di mazzette. Scappato in America nel 2014 e arroccatosi in una villa non lontano da Sacramento, in California, starebbe chiedendo l' asilo politico, ma Washington tentenna, dato che a settembre è prevista una visita del presidente Xi Jinping, che potrebbe innervosirsi. Ling Wangcheng è solo il più eccellente dei 150 ricercati cinesi tuttora da riacciuffare negli USA.
Il problema è che fra Stati Uniti e Cina manca un trattato sulle estradizioni, per cui Pechino manda i suoi agenti a ricattare i ricercati minacciando perfino rappresaglie contro le loro famiglie rimaste in Cina. Del resto, un capitano della polizia di Shanghai, Li Gongjing, aveva dichiarato sulla stampa locale: «Chi fugge all' estero è come un aquilone che vola via, ma la cui corda resta legata alla Cina tramite la famiglia».
E uno dei capi dell' operazione "Caccia alla Volpe", Liu Dong: «Ci siano o no accordi di estradizione, se sappiamo che un sospetto è all' estero, lo raggiungiamo ovunque». Cia ed Fbi cercano di tracciare l' attività di tali agenti e senz' altro le rimostranze di Washington sono dovute a corposi dossier già raccolti dal controspionaggio. Anche l' Australia ha segnalato problemi simili, quando nel dicembre 2014 due agenti cinesi sono stati scoperti a Canberra.
Che gli 007 cinesi cerchino di rintracciare connazionali accusati di corruzione non è automatica garanzia di buona fede. Da un lato, la vasta campagna anticorruzione scatenata da Xi Jinping è anche un metodo di lotta politica contro la "vecchia guardia", pertanto le accuse sono comunque da provare.
D'altro canto, gli Usa temono probabilmente che acquisita dimestichezza in questo tipo di operazioni, i servizi segreti cinesi si volgano presto ai dissidenti, agli esuli politici in genere e forse anche alle migliaia di "cervelli", scienziati e tecnici, di origine cinese che si sono fatti onore in università e aziende americane. Senza contare che, col paravento della lotta anticorruzione, gli agenti segreti cinesi si "allenano" a muoversi bene su territorio americano in previsione di ben più impegnativi compiti.