OBAMA, DI’ UNA PAROLA DI SINISTRA! - MICHAEL MOORE VS LO SBARACKATO: “I REPUBBLICANI AVEVANO ROTTAMATO L’AMERICA E LUI APPENA IN CARICA GLI HA OFFERTO IL RAMOSCELLO D’ULIVO - VUOLE RESTARE PRESIDENTE? COMBATTA. COMINCI A FARE QUALCHE ARRESTO A WALL STREET - NEL 2008 HA VINTO PERCHÉ I LIBERAL SONO ANDATI PORTA A PORTA A CONVINCERE GLI INDECISI. SE L’ANNO PROSSIMO TORNERÒ ALLE URNE, MA SENZA PORTARMI PIÙ DIETRO 10 AMICI, CHE FINE FARÀ?”...
Paolo Mastrolilli per "la Stampa"
Sulla terrazza dell'Empire Hotel di Manhattan, davanti al Lincoln Center, pare in corso una festa del mondo della moda, che celebra la settimana delle sfilate proprio qua sotto. Giovani in tiro che chiacchierano sorseggiando cocktail. Ci scherza su, Michael Moore, quando prende in mano il microfono: «Salve a tutti, sono venuto per fare i provini da modello».
Questi ragazzi, in realtà , fanno parte di un gruppo di leader del partito democratico, e il regista li incontra per due motivi: promuovere il suo nuovo libro «Here Comes Trouble» e lanciare l'ultimatum dei liberal al presidente Obama, in vista delle elezioni dell'anno prossimo. «Se vuole vincere - grida Moore - deve combattere, combattere e combattere, cominciando col fare qualche arresto a Wall Street. Altrimenti, magari noi lo voteremo lo stesso, ma non avremo l'entusiasmo del 2008 e non riusciremo a portare alle urne le persone che tre anni fa determinarono la sua vittoria».
Arriva in un momento delicato l'autore di Fahrenheit 9/11. I democratici hanno appena perso l'elezione speciale per il nono distretto di New York, un seggio che controllavano dal 1923, e tutti vedono la sconfitta come un messaggio per Obama: «Il problema - attacca Moore - è che i liberal si vergognano di se stessi. Abbiamo costruito questo grande Paese, perché tutti i progressi storici degli Usa, dai diritti civili al sistema pensionistico, li abbiamo costruiti noi.
Le nostre idee hanno il consenso della maggioranza degli americani, perché tutti pensano che le donne debbano guadagnare come gli uomini e i malati non vadano lasciati in mezzo alla strada a morire, eppure abbiamo paura di difenderle. I repubblicani fanno la voce grossa e noi ci scansiamo. Hanno i soldi, non i voti. Eppure noi li lasciamo vincere, perché non presentiamo neanche candidati in grado di combattere».
Qualcuno dei giovani leader gli urla di presentarsi lui per la Casa Bianca, e l'attacco vira subito verso Obama: «Ha sbagliato ad offrire il ramoscello d'ulivo ai repubblicani, appena entrato in carica. Capisco che voleva favorire il dialogo nazionale, ma ha sprecato un'enorme occasione. Avevamo la maggioranza in Congresso e lui possedeva un mandato forte.
Doveva presentarsi con un programma aggressivo, come Roosevelt, e invece ha cercato il compromesso. Negli ultimi 8 anni i repubblicani avevano rottamato l'America, e lui ha cercato di conciliare le sue politiche con le loro. Il risultato è che lo trattano come il Presidente invisibile: fingono che non ci sia, non passano alcuna riforma e aspettano solo che cada l'anno prossimo».
Gli chiediamo cosa dovrebbe fare, Obama, per rovesciare questa situazione: «Combattere. Mettersi finalmente a combattere per le cose in cui crediamo. Un buon inizio sarebbe fare qualche arresto a Wall Street, visto che i responsabili riconosciuti della terribile crisi economica sono ancora tutti a piede libero». Di sicuro c'è che, se pure i liberal come lui mollano il Presidente, la rielezione è persa: «Anche qui - risponde Moore - la Casa Bianca sta sbagliando i calcoli. Dice: puntiamo agli elettori di centro, perché tanto i liberal dove vanno? à vero, alla fine io voterò comunque Obama, ma il mio entusiasmo dove sarà finito? Nel 2008 lui ha vinto perché noi siamo andati porta a porta a convincere gli indecisi che bisognava cambiare. Se l'anno prossimo io tornerò alle urne, ma senza portarmi dietro i dieci amici che avevo trascinato con me, che fine farà Obama?».




