FELTRI ATTACK! - L’AVVOCATO FINI-FINI GIULIA BONGIORNO, REDUCE DAL MEGAFLOP DELLA DIFESA DELLO JUVENTINO CONTE, STRAPARLA DI INDAGARE “PANORAMA” PER OFFESA ALL’ONORE DEL CAPO DELLO STATO - OGGI CHI TOCCA IL QUIRINALE MUORE, MA CON SEGNI, LEONE E COSSIGA LE COSE ANDARONO DIVERSAMENTE - INFAMATI DA ACCUSE FALSE FURONO MASSACRATI SUI MEDIA SENZA CHE NESSUNO (NEMMENO NAPOLITANO) PROTESTASSE…

Vittorio Feltri per "il Giornale"

Apprendo che l'onorevole Giulia Bongiorno non è un avvocato soltanto di grido, ma anche di lamento. Secondo la presidente della commissione giustizia di Montecitorio, qualora si appurasse che Panorama si è inventato il contenuto delle telefonate Napolitano - Mancino, non sarebbe campata in aria l'ipotesi di un'inchiesta per offesa all'onore del capo dello Stato. Mi piacerebbe sapere come si faccia a scoprire se quello del settimanale mondadoriano è un falso, assodato che le intercettazioni sono state secretate.

D'altronde, se non sono venute fuori finora, rimarranno sepolte per sempre per ordine della Corte costituzionale. Difatti, la sentenza della Consulta è scontata: eliminare, distruggere, sotterrare. In ogni caso staremo a vedere. Pur di condannare la diabolica rivista, ci sarà chi troverà una via penale da percorrere. L'esperienza, in questo accidentato campo, ci è maestra.

Chi tocca i fili del telefono presidenziale muore. Oggi. Ma non è sempre stato così. Un tempo si poteva toccare ben altro, anche la poltrona; addirittura era lecito scuoterla e ribaltarla, scaraventando fuori dal Quirinale chi vi fosse assiso. Il primo defenestrato che mi torna alla mente è Antonio Segni, ministro dell'Agricoltura (la riforma agraria porta la sua firma) e due volte premier. Nel 1962 salì al Colle. Nel 1964 ebbe un colpetto, definito, non si sa da quale razza di medico, molto grave. Talmente grave da non impedirgli di vivere altri otto anni nel pieno delle facoltà.

Non importa. Segni fu costretto a dimettersi con cinque anni di anticipo sulla scadenza del mandato. Il motivo del «licenziamento» non era certo la malattia, ma la questione Sifar (servizi segreti, un colpo di Stato che esisteva solo nella fantasia di qualche esaltato). Segni subì una doppia crudele ingiustizia: silurato con un pretesto ­«non è più in grado di ragionare» - e diffamato per uno scandalo che poi si rivelò una bufala. Ma allora nessuno pensò di aprire un'inchiesta per offesa all'onore del capo dello Stato. Vero, onorevole Bongiorno? Altra epoca, altri presidenti (democristiani e non comunisti).

Non è mica finita. Vogliamo parlare di Giovanni Leone? L'opposizione negli anni Settanta gli gettò addosso le accuse più infamanti. Al linciaggio contribuì una giornalista alla moda, ovviamente di sinistra (quindi osannata, idolatrata): Camilla Cederna, guru dell' Espresso, che su Leone e le sue presunte malefatte pubblicò un bestseller zeppo di balle, tant'è che l'autrice fu obbligata a risarcire la vittima, ma non perse la fama di star del firmamento rosso. Balle o non balle, il presidente venne invitato perentoriamente ad abbandonare il Quirinale. Lui, che era un galantuomo e un fine giurista.

Occorre precisare che in seguito gli fu riconosciuta la patente di onesto. Molti anni dopo, però, quando pochi ormai ricordavano la descritta vigliaccata. Per concludere, Francesco Cossiga. Qui mi fa velo l'amicizia ma non esito lo stesso a dire che, in un'Italia governata da nani, lui era un gigante.

Nel funesto periodo di Tangentopoli, egli ebbe il coraggio di «picconare», cioè di sbarazzarsi dell'ipocrisia (eccesso di buona educazione) e di raccontare la verità ai cittadini. Gli ex comunisti non gli perdonarono questa sua franchezza, e tentarono di cacciarlo: impeachment. Cossiga, disgustato, si dimise con grande dignità.

Non mi risulta che Giorgio Napolitano (né la stampa che lo sostiene) abbia mosso un dito per difendere i suoi tre predecessori, di cui abbiamo rammentato le disavventure, i feroci attacchi che li distrussero. Non solo: se alcuni giornali osano sollecitarlo a riferire di quelle telefonate, subito si minacciano inchieste nella speranza di punirli.

 

 

GIULIA BONGIORNO VITTORIO FELTRI PANORAMA RICATTO AL PRESIDENTE NAPOLITANOFoto Antonio Segni e Sen Giovanni LeoneCOSSIGA E NAPOLITANO jpegCamilla Cederna

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