“OVVIAMENTE PREFERISCO LA DESTRA” – GIORGIA MELONI ROMPE IL SILENZIO SULLE ELEZIONI LEGISLATIVE IN FRANCIA E SI PARAGONA ALLA MAL-DESTRA MARINE LE PEN: “IL TENTATIVO COSTANTE DI DEMONIZZARE E DI METTERE ALL'ANGOLO IL POPOLO CHE NON VOTA PER LE SINISTRE È UN TRUCCO CHE SERVE A SCAPPARE DAL CONFRONTO SUL MERITO DELLE DIVERSE PROPOSTE POLITICHE, MA VI CADONO SEMPRE MENO PERSONE, LO ABBIAMO VISTO IN ITALIA, COSÌ COME IN EUROPA'' – LA DUCETTA È NEL SOLITO CUL DE SAC: IL NUOVO GRUPPO SOVRANISTA BY ORBAN-SALVINI-LE PEN LE TOGLIERÀ ARMI NEGOZIALI. MA SE NON VOTA PER URSULA RIMARRÀ IMPANTANATA ALL’OPPOSIZIONE
MELONI,SUPERATE BARRIERE TRA FORZE ALTERNATIVE A SINISTRA
(ANSA) - Giorgia Meloni nel suo primo commento a caldo sulle elezioni francesi sottolinea il fatto che si stiano superando le vecchie barriere tra le forze alternative alla sinistra: "e mi pare - aggiunge - che anche in Francia si stia andando in questa direzione".
"Per la prima volta il partito di Le Pen ha avuto degli alleati già dal primo turno e per la prima volta mi pare che anche i Républicain siano orientati a non partecipare al cosiddetto fronte repubblicano".
"Faccio i miei complimenti al Rassemblement National e ai suoi alleati per la netta affermazione al primo turno. Quanto al ballottaggio, io tratto sempre con rispetto le dinamiche politiche ed elettorali delle altre nazioni. Certo, siamo di fronte a uno scenario molto polarizzato dove ovviamente preferisco la destra".
MARINE LE PEN E GIORGIA MELONI COME LE GEMELLE DI SHINING - MEME BY SIRIO
Giorgia Meloni, conversando con i giornalisti fa il punto sulle elezioni francesi . La premier nel suo ragionamento riscontra, positivamente, il fatto che si stiano superando le vecchie barriere tra le forze alternative alla sinistra: "e mi pare - sottolinea -che anche in Francia si stia andando in questa direzione".
Per la prima volta il partito di Le Pen ha avuto degli alleati già dal primo turno (Marion Maréchal e l'ex leader dei Républicain Eric Ciotti) e per la prima volta mi pare che anche i Républicain siano orientati a non partecipare al cosiddetto 'fronte repubblicano'. Un quadro che il presidente del Consiglio legge anche in chiave italiana: "qualcosa, sia pure in forme diverse, avviene da noi: il tentativo costante di demonizzare e di mettere all'angolo il popolo che non vota per le sinistre è un trucco che serve a scappare dal confronto sul merito delle diverse proposte politiche, ma vi cadono sempre meno persone, lo abbiamo visto in Italia, così come in Europa''.
matteo salvini e marine le pen a bruxelles dopo le europee 2024
MELONI DELUSA DALLA VITTORIA A METÀ E ORA TEME L'OFFENSIVA DI SALVINI IN EUROPA
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Non è andata come sperava. Giorgia Meloni sognava una vittoria totale di Marine Le Pen. Si aspettava che la presa del potere della figlia di Jean-Marie fosse chiara già al primo turno. Non perché consideri la leader francese la migliore alleata possibile — le due si parlano il giusto e si sopportano per interesse — piuttosto per una ragione tattica evidente: un'affermazione totale del Rassemblement National avrebbe scompaginato già da ieri sera gli equilibri europei, indebolendo ulteriormente Emmanuel Macron e aprendo forse una breccia nel fronte europeista che l'ha emarginata sui top jobs.
I risultati, però, dicono altro. La partita francese sembra aperta. E la presidente del Consiglio dovrà attendere almeno un'altra settimana prima di capire cosà accadrà a Parigi. Senza una vittoria di Bardella e senza coabitazione, si restringerà ulteriormente il potere negoziale della presidente del Consiglio in Europa.
Rendendo il dilemma degli ultimi giorni ancora più stringente: cedere i propri voti a Ursula von der Leyen per puro spirito istituzionale e senza contropartite politiche, oppure piazzarsi all'opposizione per marcare le destre sovraniste che intanto si organizzano?
viktor orban e giorgia meloni 2
Dovesse scegliere la prima strada, potrebbe costruire un dialogo con la nuova Commissione. Si convincesse invece della strada della radicalizzazione, si ritroverebbe ininfluente a Bruxelles e rischierebbe comunque di trasformarsi in una copia sbiadita degli identitari Le Pen, Viktor Orban e Matteo Salvini.
Da ieri sera, il rischio di finire impantanata nella terra di mezzo è dunque per Meloni ancora più concreto. Mentre infatti in Francia le prime proiezioni assegnavano il 60% al blocco di sinistra, macroniani e repubblicani — lasciando aperto ogni scenario in vista del secondo turno — a Bruxelles si iniziava a intravedere il profilo di un gruppone sovranista, euroscettico e con marcate venature putiniane. Più combattivo di Ecr, forse più numeroso. Questa, almeno, la sensazione della premier, allarmata dalle mosse di Salvini.
Proprio le manovre del premier ungherese e del leghista non sono passate inosservate a Palazzo Chigi.
giorgia meloni e viktor orban con dietro emmanuel macron e klaus iohannis
Orban ha presentato un progetto assieme all'estrema destra austriaca e ha ottenuto la benedizione del segretario del Carroccio, che ha auspicato una convergenza tra i nazionalisti dell'Est ed Identità e democrazia, promettendo che nel logo entrerà la parola "Patrioti". Uno schiaffo a Meloni. Un cantiere a cui Salvini fa sapere di lavorare da settimane: «C'è già un accordo di massima», trapela. Potenzialmente, si tratta di una pattuglia di almeno 75 parlamentari. Se al nuovo gruppo aderisse anche il Pis polacco — che ha venti eurodeputati in Ecr, è in freddo con Fratelli d'Italia e ha in agenda dopodomani la riunione in cui deciderà il proprio destino — allora si verificherebbe un mortificante sorpasso: 95 a 63, con i Conservatori che perderebbero il terzo gradino del podio, scavalcati dal nuovo soggetto.
[…] questa possibilità […] rende ancora più stringente il bivio della premier. Se Meloni volesse infatti ricucire con von der Leyen, la possibile saldatura degli estremisti potrebbe addirittura convenirle: la metterebbe a capo dell'unica destra disponibile a ragionare con nuova Commissione. A una condizione, però: accettare di offrire i propri voti a Ursula senza il riconoscimento politico sperato, che non arriverà mai. Meloni deve insomma decidere se garantire "da premier" e non da leader di Ecr i 25 voti di FdI. E concordare al massimo un buon portafoglio per il commissario italiano.
emmanuel macron giorgia meloni - g7 borgo egnazia
È lo scenario per cui premono riservatamente il Colle, Forza Italia, il Tesoro, la Ragioneria dello Stato e chi conosce gli enormi problemi che il Paese dovrà affrontare in autunno sui mercati e con l'Europa, a causa di un deficit troppo alto. Questa svolta, però, esporrebbe Meloni a un gigantesco problema politico con ciò che si trova alla sua destra. […]
mattarella macron meloni g7 cena castello svevo di brindisiMEME SU EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONI AL G7 DI BORGO EGNAZIA, IN PUGLIA g7 borgo egnazia i leader osservano il lancio dei paracadutisti 1