QUALCUNO REGALI UN PALLOTTOLIERE AL NAZARENO – ZANDA DICE CHE AL SENATO MANCANO 27 VOTI PER APPROVARE LO “IUS SOLI”, PER LA FINOCCHIARO SONO 30 – “SINISTRA ITALIANA” DICE CHE I VOTI CI SONO “E’ IL PD CHE NON LI VUOLE CERCARE” – FATE PACE CON IL CERVELLO…
Andrea Carugati per La Stampa
«Se il Pd volesse i numeri sullo ius soli si troverebbero. Nel gruppo Misto che presiedo, innanzitutto. Ma anche dentro Ap ci sono alcuni indecisi, che potrebbero convincersi grazie al pressing della Chiesa. O magari restare fuori dall’Aula per non far cadere il governo...». Loredana De Petris è la numero uno dei senatori di Sinistra italiana.
Il suo partito da prima dell’estate si è detto disposto a votare la fiducia sullo ius soli pur restando all’opposizione. Nel suo ufficio si lavora col pallottoliere per cercare i voti per supplire al No del partito di Alfano (che ha 24 senatori), ribadito anche dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, considerata una colomba: «Il tema va rinviato alla prossima legislatura».
Oltre ai 7 di Sinistra italiana viene conteggiata una decina di ex grillini di tendenza progressista che non fanno parte della maggioranza di governo. Tra questi i tre dell’Idv (Maurizio Romani, Alessandra Bencini e Francesco Molinari) e poi Maria Mussini, Laura Bignami, Monica Casaletto e Cristina De Pietro. Tra i Sì sicuri anche Dario Stefano e Luciano Uras. «Ci sono anche senatori a vita che potrebbero votare a favore», assicura De Petris. «Il gap di 24 voti si può colmare, ma c’è un lavoro da fare, e il Pd almeno per ora non lo sta facendo».
Tra i dem il sentimento che prevale è negativo. L’Aula ha bocciato (con i voti del Pd) la richiesta di Si e Mdp di inserire la cittadinanza per i figli degli immigrati in calendario. «Portarlo al voto adesso significherebbe condannarlo a morte certa e definitiva», ha spiegato Luigi Zanda, capogruppo dem. «Mancano 24 voti e purtroppo i sette senatori di sinistra e quelli di altre componenti non sono sufficienti a formare una maggioranza».
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro vede ancora più nero: «Al Senato c’è uno scarto di trenta voti. Senza Ap quei voti mancano, con o senza la fiducia». Come trovarli? «Senza crociate o guerre di religione, senza darsi botte in testa ogni cinque minuti ma con la politica e il compromesso. È poco eroico ma lavorare a una mediazione e trovare una sintesi è l’unica cosa che può sbloccare la situazione». «Resta un obiettivo da affrontare dopo il Def, non c’è ombra di dubbio», spiega ancora la ministra.
Il voto sul Def (Documento di Economia e finanza) è previsto per il 4 ottobre. Ma ai vertici del gruppo Pd al Senato l’idea di un blitz entro metà ottobre, prima della legge di Bilancio, pare tramontata. «Ormai è chiaro che il tentativo si farà dopo il sì alla manovra», spiega un senatore Pd di alto rango. «Prima sarebbe un salto nel buio». Si naviga a vista, dunque. Alla ricerca di una finestra temporale in dicembre per votare lo ius soli senza rischiare il default del governo e prima che le Camere vengano sciolte.
La Cgil lancia un appello a «tutte le forze democratiche». La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli va in pressing sugli alfaniani: «Spero che ci riflettano perché è profondamente sbagliato confondere questa legge con la questione del governo dei flussi migratori. Stiamo parlando di 840 mila bambini che sono già dentro i nostri percorsi educativi».
Matteo Salvini canta già vittoria per il naufragio della legge: «È una vittoria della Lega, dei cittadini e di tutti gli immigrati regolari e di buon senso. La cittadinanza non si regala».