PAOLO GUZZANTI SVELA I SEGRETI INDICIBILI DELLA GUERRA A SILVIO: “GORBACIOV E OBAMA SI INCONTRARONO PER LIBERARSI DI BERLUSCONI”

Paolo Guzzanti per "Il Giornale"

Non credo ai complotti internazionali, che andavano molto di moda fra noi giornalisti negli anni Sessanta e Settanta (vedevamo «piste» nere, rosse e bianche in ogni pertugio della politica) ma alle influenze internazionali e alle loro conseguenze sì. Molti di noi hanno pensato che il processo per mafia contro Giulio Andreotti e l'operazione Mani Pulite avessero anche a che fare con dei circoli americani dalla memoria lunga che non dimenticavano Sigonella.

Non lo sapremo mai. Certo, fa impressione che nessun editore italiano se la sia sentita di pubblicare un libro uscito solo in inglese, The Italian Guillotine (La ghigliottina italiana), firmato da Stanton H. Burnett e Luca Mantovani. Il libro è del 1998 e nella premessa a pagina 9 vi si legge:

«Un gruppo di magistrati altamente politicizzati, in larga maggioranza orientati a sinistra, agendo come pubblici ministeri, hanno usato una legittima inchiesta giudiziaria per perseguire, selettivamente, i loro nemici politici, ignorando o minimizzando misfatti simili dei loro alleati politici. L'investigazione di fondo è stata un'inchiesta su pratiche che erano andate avanti per decenni... I magistrati sono stati abbondantemente appoggiati da un gruppo di quotidiani e settimanali, tutti di proprietà di alcuni pochi grandi industriali che avevano una chiara posta in gioco nel successo del colpo di Stato».

Infatti, quello che i magistrati hanno deliberatamente perseguito («the fact is that men plotted and planned», p. 241) viene definito dagli autori un «colpo di Stato», vale a dire il «rovesciamento non democratico del regime che ha governato la quarta potenza industriale dell'Occidente» (p. 1). Ciò che colpisce di più di quel testo, è che non sia mai stato tradotto e pubblicato.

Guai a chi avanza simili ipotesi. Allora, credo che chiunque possa convenire purché in buona fede, anche alle anime più belle qualche dubbio dovrebbe venire sul bombardamento giudiziario a tappeto scatenato contro Silvio Berlusconi. Possibile che sia e sia stata tutta farina del sacco di un gruppetto di intrepidi servitori dello Stato nelle vesti di pubblici ministeri?

Per troncare sul nascere il finto dibattito, basta il dato di fatto più noto: il famoso avviso di garanzia, che in realtà era un invito a comparire, recapitato per via giornalistica il 22 novembre 1994 a Berlusconi presidente del Consiglio mentre era a Napoli a presiedere una conferenza internazionale sulla criminalità. Quell'articolo del Corriere della Sera presentò per la prima volta al mondo intero Berlusconi come un potenziale criminale mentre guidava una crociata contro la criminalità.

Le conseguenze le ricordate: un bagno di merda per tutto il Paese, il ritiro di Bossi dalla maggioranza con conseguente ribaltone e prima cacciata di Berlusconi. Il fatto notevole è che Berlusconi risultò poi totalmente innocente per le ipotesi di reato che avevano stroncato la sua partenza come capo del governo, ma la mazzata mediatica determinò la vittoria di Prodi nel 1996 e cinque anni di traballanti governi di centrosinistra (Prodi, D'Alema, Amato, con Rutelli che si cambiava in panchina).

Dunque, basterebbe questo solo fatto per concludere che certamente su Berlusconi si è scaricato un fall out radioattivo di materia giudiziaria che puntava a farlo fuori politicamente.

Che poi Berlusconi possa aver commesso gravi imprudenze nella sua condotta privata, dimenticando che nella cultura democratica occidentale la vita privata di un uomo di Stato è un fatto pubblico, è un altro paio di maniche. Ma sta di fatto che oggi lui si trova a fronteggiare una più che probabile condanna non per questioni di imprudenza nello stile di vita a casa sua, ma per reati che suonano gravissimi come la concussione e la prostituzione minorile. Chi mi conosce sa che giudico con molta severità tutte le imprudenze, come minimo, che hanno contribuito a devastare l'immagine di un primo ministro.

Trovo prima di tutto imperdonabile aver fornito con generosità armi mediatiche a tutto il fronte politico, giudiziario e mediatico che vuole Berlusconi politicamente morto e con lui politicamente morta una politica liberale non intorpidita dal conformismo imposto a colpi di decreti legge giornalistici. Ma quel che è fatto è fatto e guardiamo all'oggi. E torniamo così alla domanda di partenza: c'è caso che una vasta operazione, che non chiameremo complotto ma proprio operazione, fu avviata e poi mantenuta costantemente attiva per liquidare politicamente Berlusconi?

Questa è una domanda che quando la si fa in privato ad amici di sinistra, trova quasi sempre come risposta un'espressione di comprensione, come dire che è ovvio che sia così. Ma se la metti per iscritto e la pubblichi, devi poi aprire l'ombrello sotto le cateratte degli insulti. Macché, grideranno, Berlusconi si trova sotto attacco giudiziario per sue colpe e delitti, in un libero Paese in cui una magistratura notoriamente «terza» e senza preconcetti lo processa senza altri fini che scoprire i reati e castigarli secondo giustizia. È ovvio che, messa così, viene da ridere.

Di qui, di nuovo, la domanda: ma può essere che l'eliminazione di Berlusconi faccia parte di una vasta operazione politica internazionale, visto che i confini nazionali sono in genere troppo stretti per faccende di così meravigliosa sintonia? Ieri rileggevo un breve articolo di Alessandro Sallusti pubblicato su Libero nel maggio del 2009, in cui dava una notizia che non mi risulta smentita.

La notizia è questa: il 23 marzo di quell'anno, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ricevette in forma più che discreta Michail Gorbaciov, un uomo di cui ho uno sgradevole ricordo: mentre Alexander Litvinenko moriva tra atroci sofferenze in ospedale di Londra, l'ultimo capo dell'Unione Sovietica si faceva fotografare in taxi con una vistosa borsa Vuitton da cui emergeva un giornale aperto sul caso Litvinenko.

Secondo Sallusti, che immagino avesse una fonte diplomatica da non citare, sosteneva che il tema dell'incontro alla Casa Bianca fra Obama e Gorbaciov fosse Berlusconi. O meglio: come eliminare dalla scena europea lo scomodissimo presidente del Consiglio italiano. Ci si può chiedere: e perché rivolgersi a Gorbaciov?

La ragione c'è: l'ultimo segretario del Partito comunista dell'Unione Sovietica (un uomo che è sempre stato rifiutato dai russi e che non è mai stato eletto in libere elezioni dove prese poco più del 2 per cento) è diventato da quei lontani tempi sovietici un guru, un ambasciatore fra lobby di potere, autore di mille articoli del tutto vacui e inutili, ma influente e disposto a viaggiare.

Se l'informazione è esatta, Gorbaciov si sarebbe dato un gran da fare per tessere una rete multinazionale con cui catturare ed eliminare Berlusconi. Se ciò fosse vero, è ovvio che un tale interesse non sarebbe certo dipeso da questioni di stile di vita, cene con belle ragazze ed eventuali comportamenti disdicevoli.

No, se la notizia fosse solida, il movente andrebbe cercato altrove. Andrebbe cercato nelle pieghe della politica che conta, quella che sposta ricchezze gigantesche e in particolare le questioni energetiche. Che gli americani siano più che irritati con Berlusconi per la sua strettissima amicizia con Putin è un fatto certo. Ricordo un cordiale colloquio con l'ambasciatore Spogli che mi confermò questo elemento di ostilità.

Voglio anche ricordare, per lealtà verso chi mi legge, che io stesso non ho alcuna simpatia per Vladimir Putin, la cui idea della democrazia sta agli antipodi di quella di Thomas Jefferson e di Alexis de Tocqueville. Mi indignò l'invasione russa della Georgia e tuttora mi indigna la persecuzione contro le ragazze del gruppo Pussy Riot e molto altro. Ma è certo che l'antipatia degli Stati Uniti per Putin va molto al di là dei comportamenti censurabili, perché si concentra invece sulla questione energetica.
(1-continua)

 

 

Mikhail GorbaciovVLADIMIR PUTIN E SILVIO BERLUSCONI IN RUSSIA BERLUSCONI COL GIACCONE DI PUTINBERLUSCONI - VAN DAMME - PUTIN OBAMA BERLUSCONI VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA jpegruby Berlusconi in tribunale

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…