keir starmer i genitori e la moglie vic

LA PARABOLA DI KEIR STARMER, IL LEADER LABURISTA DALLA POSTURA IMPIEGATIZIA PRONTO A PIAZZARSI A DOWNING STREET – FIGLIO DI UN ATTREZZISTA IN UNA FABBRICA E DI UNA INFERMIERA, È L’UNICO DEI SUOI FRATELLI A STUDIARE ALL’UNIVERSITÀ: VA A OXFORD, DIVENTA AVVOCATO E SPOSA LA COLLEGA VIC – È UN LEADER CAPACE DI DARE SOLIDITÀ A UN PAESE SPAVENTATO DAL DECLINO – HA ANNUNCIATO CHE DOPO LE 18 DEL VENERDÌ STACCA DAL LAVORO, SCATENANDO I TORY CHE LO HANNO SUBITO ACCUSATO DI ESSERE UN “PREMIER PART TIME”...

1. CHI È KEIR STARMER: IL LEADER LABURISTA PRONTO A DIVENTARE PREMIER NEL REGNO UNITO

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

keir starmer

La foto che non ti aspetti è appesa a un pannello pieno di post-it gialli dietro la sua scrivania. Judy, la segretaria che organizza la sua agenda, allarga le braccia quasi a scusarsi. «Non so come ci è finita lì sopra, ma sarà stato lui stesso a metterla: è il suo idolo assoluto». Con la maglia biancorossa di quando giocava all’Ajax, un giovane Johan Cruyff sorride a Keir Starmer ogni volta che lui apre la porta, di ritorno da quelle che il probabile nuovo primo ministro del Regno Unito chiama «le mie giornate con pasti tripli». Tre colazioni, tre pranzi, spesso tre cene.

 

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[…] La campagna elettorale di Starmer sembra sovvertire i luoghi più comuni. Anche la polemica del giorno è girata per l’ennesima volta in suo favore. Durante la consueta diretta radiofonica del mattino, ribadisce di voler dare del tempo di qualità ai suoi figli, come afferma qualunque genitore. «Quindi il venerdì, al solito, non farò nulla di lavorativo dopo le sei del pomeriggio, qualunque cosa accada». Ma i Tories attaccano a testa bassa: «È uno che timbra il cartellino», «Sarà un primo ministro part time».

 

Interviene anche Rishi Sunak, per far presente che da quando si trova a Downing street non ha mai staccato alle 18, anzi. Passano poche ore, e il sospetto di aver sbagliato l’ennesima mossa di una campagna elettorale da Paperino si fa strada tra i Conservatori. Ma la misteriosa Victoria, la First Lady riluttante, ossessionata dalla privacy al punto che nessuno conosce i nomi dei due figli della coppia, non è forse di religione ebraica? Ahia.

 

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Come in Francia, anche la campagna elettorale inglese ha avuto come sottotesto il tema dell’antisemitismo strisciante. E da abbonato all’Arsenal nonché simpatizzante in seconda battuta dell’Ajax, la squadra del ghetto di Amsterdam, Starmer non si lascia sfuggire l’occasione di segnare un altro gol in contropiede: «Per alcune religioni il venerdì sera è un momento importante. Ma conta anche la volontà di stare con i miei cari».

 

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Non è vero che Keir Starmer stia solo approfittando della dissoluzione dei Tories. Nel piccolo ufficio di Camden, anch’esso scelto con cura, in uno dei pochi caseggiati popolari del quartiere, le sue devote assistenti affermano che «ha tutte le carte in regola». A cominciare dalle origini operaie, sventolate con orgoglio, nonostante la laurea a Oxford e la residenza nella ricca enclave di Kentish Town ne facciano anche un esempio dell’alta classe britannica.

 

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Nasce nel 1962 alla periferia di Londra da papà Rod, attrezzista in una fabbrica, e da Josephine, infermiera in congedo per una grave malattia. Entrambi socialisti, i genitori lo chiamano Keir, che in gaelico significa «oscuro», in omaggio al capo dei minatori scozzesi Keir Hardie. Il padre gli vieta di guardare la televisione. Lui reagisce sviluppando una mania per il calcio, che oggi usa come metafora per qualunque argomento. […]

 

Starmer l’oscuro comincia come avvocato. È in questa veste che conosce la collega «Vic», che nel 1997 sta facendo la volontaria per la campagna di Tony Blair. Lei lo converte al vegetarianismo, non totale, e lo inserisce nella comunità ebraica londinese. Nel 2019, quando diventa segretario di un Labour disastrato e tacciato di antisemitismo, la convinzione generale è che quell’uomo dal faccione bonario e dall’eloquio mai brillante sia una figura di passaggio.

 

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Keir e Vic, che più volte lo convince a non mollare, hanno altre idee. Starmer avvia una specie di terapia d’urto. Elogia Margaret Thatcher come «fulgido esempio di servizio pubblico». Affronta il tema dei costi della transizione ecologica, un tabù a sinistra. E abolisce ogni discussione sulla Brexit, definita addirittura «una opportunità da perfezionare».

 

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La vera rivoluzione è l’allontanamento degli elementi in odore di antisemitismo, a cominciare dal suo predecessore Jeremy Corbyn. Lentamente, e non senza contraddizioni, il Labour torna a essere una scelta potabile per il ceto medio. Il resto lo fanno i Tory. Starmer non ha mai colpi d’ala, ma si impegna nel trasmettere una immagine di solidità a un Paese spaventato dal proprio declino.  […]

 

2. STARMER: "NON VOGLIO LAVORARE DOPO LE 18 DI VENERDÌ"

Estratto dell’articolo di Alberto Simoni da "la Stampa"

Sir Keir Starmer, 61 anni, avvocato, segretario laburista, venerdì sarà primo ministro del Regno Unito. Calerà il sipario su 14 anni di dominio – non sempre assoluto – dei conservatori. Domani circa 50 milioni di britannici andranno a votare per il rinnovo di Westminster, sono elezioni anticipate di 5 mesi e convocate da Rishi Sunak, premier conservatore. Non c'è sondaggio che affidi alla tornata elettorale un pizzico di incertezza

 

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[…] I seggi sono 650, le stime più ottimistiche per la sinistra dicono che potrebbe sfondare il muro di 500. Numero a cui però credono poco gli analisti, quota 400 sembra scontata.

 

Le ultime ore di campagna sono state frenetiche. Rishi Sunak, primo capo di governo di origini indiane e succeduto a Liz Truss, ha fissato l'obiettivo: non quello di vincere, ma impedire ai Labour di avere una super maggioranza.

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Il sistema maggioritario uninominale secco (chi prende più voti in un collego è eletto) è una tagliola incredibile. Secondo Sunak basta che «130 mila elettori si spostino verso i Tory per negare la super maggioranza ai Labour».

 

Il rivale Starmer invece chiede ai britannici di dargli tutto il potere per fare riforme, migliorare la scuola e la sanità in modo tale che tra 5 anni i cittadini «possano dire di stare meglio». Per fare questo ha promesso di non alzare le tasse su Iva, sanità e reddito, ma non ha spiegato come reperire le risorse.

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[…]

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