PD, 6 GIORNI ALL’ALBA (O AL TRAMONTO)? TUTTI CONTRO TUTTI E RENZI CHE VUOL PIAZZARE UN VICE…

Annalisa Cuzzocrea per La Repubblica

Non vuole entrare nella partita della segreteria del Pd, Matteo Renzi. Almeno non ancora. La sua corrente però chiede garanzie: un posto di peso nel futuro assetto del partito. Il ruolo di vicesegretario per uno dei loro. Così, in vista dell'assemblea di sabato prossimo, che dovrà scegliere il successore di Pier Luigi Bersani, e capire come raccogliere i cocci e ripartire, tra i democratici - ancora una volta - le idee divergono.

C'è chi finge che non sia successo niente, che andato via Bersani si possa continuare come prima. E chi vuole che tutto cambi. Subito. Matteo Renzi non intende metterci la faccia adesso. Calibra i tempi della sua battaglia. «Facciano Cuperlo o Epifani - dicono i suoi - l'importante è che qualcuno ci garantisca».

Così, spunta l'idea di un ticket. «Non vedo perché non affiancare a Gianni Cuperlo un renziano che piaccia anche ai prodiani», dice un deputato vicino al sindaco. Forse Matteo Richetti, l'ex presidente del consiglio regionale emiliano. O comunque, qualcuno in grado di forzare la mano del segretario verso il rinnovamento necessario, e difenderlo dagli attacchi della "conservazione".

Perché mentre sul nome dell'ex Cgil Guglielmo Epifani neanche i bersaniani, che pure l'hanno proposto, marciano compatti, quello del triestino ex segretario dei giovani comunisti incontra favori trasversali. Chi è preoccupato dell'operazione che si sta facendo, non è in lui che vede lo scoglio, ma nel pericolo che si stia attuando una strategia difensiva, quando poco è rimasto da difendere.

Il giovane turco Matteo Orfini lo dice chiaramente: «Non vorrei che tutta questa fretta servisse a blindare delle posizioni e non guardasse al rilancio necessario al partito. Serve un segretario che prepari un percorso congressuale aperto. Dobbiamo sfruttare l'estate, le feste in giro per l'Italia, per incontrare i nostri elettori, ascoltare i più arrabbiati, chiedere loro di aiutarci a ripartire. Una soluzione basata su equilibri vecchi di 5 anni ci porta solo a sbattere. E indebolisce candidati seri».

Si può anche decidere che - al congresso - il segretario venga scelto dal partito, che le primarie restino solo per il candidato premier, «ma la discussione deve partire prima, coinvolgere tutti». Nuove candidature potrebbero venir fuori in questi giorni. In un'intervista al Corriere Walter Veltroni ha bocciato l'idea che il segretario debba garantire gli ex ds perché il premier viene dalla Margherita, «serve qualcuno che rappresenti tutto il Pd, non mezza mela come se Letta fosse l'altra metà».

Non fa nomi, ma si chiede come possa il partito fare a meno di persone come Arturo Parisi, Sergio Chiamparino, Pierluigi Castagnetti, Marco Follini, Giuliano Amato.
Al centro dei ragionamenti di tutti c'è Matteo Renzi. Esclusi i bersaniani, anche chi finora ha osteggiato il progetto del sindaco lo considera l'unica risorsa possibile in vista di future elezioni. Massimo D'Alema - che in queste ore sta chiamando tutti per sostenere la candidatura di Cuperlo - dopo l'incontro a Palazzo Vecchio lo ha sentito almeno un paio di volte.

«È ovvio che qualsiasi soluzione deve rispondere alle parti più a disagio del nostro elettorato, a quelle più a sinistra - ha detto ai suoi Dario Franceschini - qualunque cosa però, a questo punto, va concordata con Matteo. L'unica cosa che non possiamo permetterci è di spaccare il partito».

Partito che i renziani doc vorrebbero trasformare. Ernesto Carbone - deputato alla prima legislatura - è netto: «È pesante come un pachiderma. Non voglio un club modello Forza Italia, ma con tutti questi organi e funzionari il Pd è completamente anacronistico. Non avvicina la gente alla politica, piuttosto la fa scappare». All'assemblea mancano 6 giorni. La catastrofe non è ancora scampata.

 

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