SCOMUNICATI DELLA COMUNICAZIONE - IL PD HA PERSO 3,5 MILIONI DI VOTI MA LA COLPA È DELLA “GRISI” - SENTITE COSA HA DETTO ALLA DIREZIONE ROBERTO SPERANZA, SCELTO DA BERSANI PER ECCITARE LE FOLLE: “NON ABBIAMO PERSO LE ELEZIONI PER QUALCHE ERRORE DI COMUNICAZIONE O RESPONSABILITÀ INDIVIDUALI. È LA CRISI EUROPEA” (CIAO CORE!) - MA IL DISASTRO È ANCHE DI PIN-UP MORETTI, BADESSA GELONI E MAMMAMIA DI TRAGLIA…

1. SPERANZA (PD): "LE ELEZIONI NON LE ABBIAMO PERSE PER ERRORI NELLA COMUNICAZIONE, MA PER LA CRISI ECONOMICA IN EUROPA"
Dagonota - Roberto Speranza, scelto da Bersani con Tommaso Giuntella e Alessandra Moretti come "i bracci armati" dell'immagine del Pd, deve aver letto il DAGOREPORT di ieri in cui si mettevano in fila tutti i flop della comunicazione del partito, che non avendo nessun capo, oggi non ha nessun responsabile. E' abbastanza comico il suo intervento di poche ore fa alla Direzione del Pd in cui si esercita nello sport preferito dai dirigenti politici: schivare le responsabilità e scaricare il barile. Ecco come ha aperto il suo intervento:

"Se noi adesso immaginassimo che abbiamo perso le elezioni per qualche errore di comunicazione nella campagna elettorale, o se immaginassimo che c'è un tema legato a persone, a soggetti, a responsabilità individuali, commetteremo il grande errore di non leggere quello che in realtà è accaduto (...) che fa bene Bersani a collocare in una dimensione europea (...), il tema di fondo è una crisi economica senza precedenti".

...Come si dice a Roma, "ciao core"! Evidentemente, dopo la Moretti che ha parlato di "passo indietro di Bersani", e Giuntella che si è lamentato delle poche risorse dedicate alla campagna elettorale, serviva qualcuno che ribadisse la linea del partito: la colpa non è nostra, ma degli elettori, che non ci hanno capiti.

Vedi l'articolo di ieri: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/compagni-che-sbagliano-e-si-nascondono-dopo-il-disastro-elettorale-ancora-non-saltata-la-51922.htm


2. MORETTI, GELONI E DI TRAGLIA TRA I «CERVELLI» ACCUSATI DEL FLOP ALLE URNE
Leonardo Paco per "il Giornale"

«Lo-smac-chi-amo! Lo-smac-chi-amo!». A bordo della gioiosissima macchina da guerra che per tutta la campagna elettorale ha mostrato a Bersani la strada giusta da imboccare per non evitare con cura di vincere le elezioni ci sono tre volti che negli ultimi giorni sono stati identificati da una parte del Pd come i principali responsabili della famosa e mancata grande smacchiatura del giaguaro.

Nel Pd, i tre - che poi sono Alessandra Moretti, Chiara Geloni e Stefano Di Traglia (la prima portavoce del comitato Bersani, la seconda direttrice di Youdem, il terzo portavoce del segretario) - sono stati soprannominati non si sa con quanto affetto il «triangolo delle Bermuda», per via della loro straordinaria capacità di far affondare in un batter d'occhio e con grande abilità ogni genere di forma di comunicazione politica; e negli ultimi mesi si sono distinti, tra le altre cose, per aver realizzato, a poche ore dalla non vittoria elettorale, uno straordinario video intitolato «lo smacchiamo, lo smacchiamo», in cui una dozzina di esponenti del Pd, a cui va la nostra solidarietà, mimando la trionfale danza del popolo Maori, l'Haka, si sono fatti immortalare cantando a squarciagola «Lo-smac-chi-amo! Lo-smac-chi-amo! Lo-smac-chi-amo! Lo-smac-chi-amo! Lo-smac-chi-amo!» (il video è su YouTube, è consigliato solo per un pubblico adulto).

Tra i tre, più che il povero Di Traglia, che ha coordinato la comunicazione istituzionale del Pd e la squadra di ragazzi che gestiva il profilo twitter di Bersani (in tutta la campagna elettorale, detto tra parentesi, @pbersani non risulta che abbia mai scritto un tweet di suo pugno, forse anche perché il segretario, pur sapendo accendere molto bene il computer, non ha grande dimestichezza con la tecnologia), le vere protagoniste della non campagna Pd sono state le due grandi watchdog del bersanismo: Moretti e Geloni.

La prima, che a ottobre si fece notare per via delle sue misurate parole su Massimo D'Alema («È intelligentissimo e simpatico. Quando l'ultima vota ha parlato in tv per difendersi mi sono commossa) e per via delle sue frasi su Renzi (che ieri era un orrendo «maschilista senza idee» e che oggi invece è «una grande risorsa del Pd»), l'avrete vista in questi giorni impegnata in tv a diffondere il verbo del segretario e a dimostrare perché i grillini, il cui linguaggio fino a un mese fa era definito dalla Moretti come se fosse figlio della cultura «fascista», sono, in realtà, una sorta di prolunga naturale della cultura democratica.

La seconda, invece, soprannominata nel Pd «il diavolo veste pravda», è considerata una delle grandi «menti» della comunicazione del Pd e, oltre a dirigere Youdem, nella vita passa gran parte del suo tempo su Twitter a tentare di dare lezioni di giornalismo ai colleghi della stampa e della tv: anche se in realtà, negli ultimi anni, l'unica volta che Geloni è riuscita ad offrire una vera forma di comunicazione di rottura è stato quando nel 2010, mentre accompagnava Bersani alla Casa Bianca, ha offerto ai suoi followers una imprescindibile comunicazione: «Chiara Geloni è stata al pentagono e ci ha fatto anche la pipì».

Il sospetto che tra un tweet e un altro e una lacrima e un'altra il Pd abbia lievemente trascurato la sua comunicazione - e il sospetto che insomma il Pd uno come Casaleggio se lo sogna - è un dubbio che negli ultimi tempi ha sfiorato diversi esponenti del partito. Dubbio definitivamente chiarito da uno dei tre ragazzi scelti da Bersani per coordinare la sua campagna elettorale, Tommaso Giuntella, che in una sconvolgente intervista rilasciata sabato al Fatto ha detto quanto segue: «Nessuno aveva ufficialmente il ruolo di coordinatore della comunicazione per la campagna elettorale del Pd». Si era notato, diciamo.

 

 

ALESSANDRA MORETTI Alessandra Moretti Alessandra Moretti ALESSANDRA MORETTI jpegROBERTO SPERANZA PIERLUIGI BERSANI TOMMASO GIUNTELLA STEFANO DI TRAGLIA PIER LUIGI BERSANI PIERLUIGI BERSANI E CHIARA GELONI

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…