IL PDL VUOLE ROTTAMARE IL ROTTAMATORE: IL PARTITO HA PAURA CHE RENZI POSSA OFFUSCARE IL BANANA

Claudio Cerasa per "il Foglio"

"Renzi è come lo spread: se non lo conosci bene, lo temi; se impari a conoscerlo, capisci che non fa paura a nessuno". Ecco. Probabilmente ve ne sarete accorti, ma da qualche settimana a questa parte, dopo una lunga fase di maliziosi sbaciucchiamenti a distanza e dopo una lunga fase di velenosi messaggi d'amore consegnati con buona regolarità al Pd, Matteo Renzi non è più per il Pdl un leader "ironico", "simpatico" e "spiritoso" che "porta avanti le nostre idee sotto le insegne del Pd" e con il quale "il Pd potrebbe uscire dall'età della pietra e avvicinarsi finalmente alle moderne sinistre europee".

Molto più semplicemente Renzi oggi è diventato un "pavone" "iper-presenzialista" che "più che un leader sembra Fonzie" e che "se fosse coerente con se stesso oggi dovrebbe rottamarsi da sé". E che è successo? Semplice. Dal punto di vista politico la ragione dell'improvvisa trasformazione di Renzi nel nemico pubblico numero del centrodestra è sotto la luce del sole: nel nuovo bipolarismo che si sta venendo a creare attorno al governo Letta, infatti, il sindaco si sta trasformando nel naturale competitor di Silvio Berlusconi, ed è naturale che il Pdl abbia cominciato la sua campagna contro il rottamatore.

A parte questo però all'interno del Popolo della libertà si indovina anche una precisa preoccupazione legata a un boomerang che il centrodestra forse non aveva messo nel conto. Durante la campagna elettorale, ricorderete, il Pdl ha spesso utilizzato gli elogi a Renzi come un'arma utile per dividere il Pd. Oggi però i leader del centrodestra hanno capito che il proprio popolo, come testimoniato da molti sondaggi, nutre una certa simpatia per il sindaco, e in un certo senso è per questo che nel Pdl è cominciata un'operazione verità sul Rottamatore.

Obiettivo: evitare che gli elettori si facciano incantare dalle sirene del "pavone" fiorentino. La complicata operazione "rottamare il rottamatore", lo avrete visto, è stata affidata a Renato Brunetta, ovvero lo stesso politico che durante l'ultima campagna elettorale, a proposito di missioni spericolate, ha combattuto un'altra battaglia quasi impossibile: quella finalizzata a dimostrare che a) lo spread è stato un grande imbroglio ordito dall'Europa per far fuori il governo Berlusconi e che b) sotto il governo Monti lo spread è stato più alto in media rispetto allo spread del governo Berlusconi.

Ecco. Con lo stesso stile con cui Brunetta ha provato a spiegare il famigerato imbroglio dello spread, oggi il capogruppo del Pdl alla Camera ha cominciato una guerra a colpi di slide, dossier, di articoli e incessanti dichiarazioni quotidiane per spiegare perché Renzi, sotto sotto, è proprio come lo spread. "Se non lo conosci bene - dice Brunetta - ovviamente Renzi lo temi; se invece impari a conoscerlo, capisci che non fa paura a nessuno".

Brunetta, da martedì, proponendosi come il capo di una sorta di grande coalizione degli anti renziani di Pdl e Pd, ha inaugurato sul proprio sito una rubrica per monitorare le attività del sindaco, dedicando al rottamatore un doppio fact checking settimanale. Il "dossieraggio", al momento, ha portato come unico risultato apprezzabile un calcolo gustoso fatto da Brunetta sugli anni trascorsi in politica dal rottamatore.

Il sindaco, la scorsa settimana, a Piazza Pulita ha detto di essere da poco in politica ma Brunetta, facendo due conti, ha scoperto - oplà - che in realtà Renzi fa politica da ventidue anni, ovvero tre anni in più rispetto a Berlusconi: "Vedete! Si dovrebbe rottamare da solo!!".

Il monitoraggio sul sindaco andrà avanti "come una goccia d'acqua, lenta e inesorabile" fino al congresso del Pd, e conversando con il Foglio Brunetta, sorridendo, confessa di aver avuto diversi apprezzamenti anche all'interno del Partito democratico per la mia "spietata operazione trasparenza". Il capogruppo del Pdl dice di non voler criminalizzare Renzi ma di voler soltanto dimostrare che "non è tutto oro quello che tocca il re Mida di Firenze".

Nonostante ciò, discostandosi in questo non in sintonia con gli amici bersaniani, Brunetta ammette però di fare un tifo forsennato perché Renzi arrivi alla guida del Pd, "perché in quel modo il partito si dividerebbe in almeno tre grandi tronconi, e per noi sarebbe una pacchia!".

Una pacchia fino a un certo punto però. Perché, con Renzi in campo, Brunetta sa che per il governo comincerebbe il conto alla rovescia. E visto che le condizioni in cui si trova oggi il Pdl sono quelle che sono c'è da scommettere che alla fine, forse, il centrodestra ci penserà due volte prima di sperare che sia davvero Renzi a novembre a guidare il Pd.

 

VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI E BERLUSCONI bruno vespa tra renzi e berlusconi RENZI E BERLUSCONIBERLU E RENZI

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