mario draghi matteo salvini giuseppe conte

PERCHE’ SULLA RUSSIA L’ITALIA NON TOCCA PALLA? - DRAGHI E’ INDEBOLITO DALLA SUA STESSA MAGGIORANZA, DOPO LE MATTANE QUIRINALIZIE. MA PESANO ANCHE I VECCHI FLIRT DI M5S E LEGA CON MOSCA E PECHINO - MARIOPIO DEVE SOLO MINIMIZZARE LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA VISTO CHE L'ITALIA E' IL PAESE CHE PIÙ DI ALTRI DIPENDE DAL GAS RUSSO, CON LA BENZINA PIÙ TASSATA D'EUROPA E IN AFFANNO PER IL BLOCCO DELLE FORNITURE DI GRANO E SEMI DI GIRASOLE DALL'UCRAINA…

mario draghi joe biden

Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

«Sono pessimista e preoccupato, non vedo soluzioni». Se ci si fermasse alle immagini dei sorrisi in favor di telecamere, si potrebbe dedurre che il vertice di Versailles dei Ventisette capi di Stato europei sia solo uno dei tanti. Le parole di Emmanuel Macron ai giornalisti e le impressioni raccolte dopo la prima giornata restituiscono altro. Mario Draghi è persino più pessimista e preoccupato del collega francese. E non solo per le sorti del conflitto: ai giornalisti lo nega, ma nelle conversazioni con i ministri del suo governo teme per l'Italia una spirale di recessione.

 

SALVINI PUTIN

Dopo una lunga telefonata mercoledì, il premier anticipa il programma della trasferta in Francia per vedere di persona Macron all'Eliseo. Draghi è consapevole di non avere un ruolo centrale nella trattativa diplomatica. Le scorie dei governi gialloverdi e l'ambiguità di Cinque Stelle e Lega verso Mosca e Pechino pesano ancora. L'autorevolezza e la fede atlantista di Draghi non bastano. La telefonata a quattro di lunedì fra Washington, Parigi, Berlino e Londra è stato il primo indizio.

 

mario draghi joe biden g20 9

La controprova precede di poche ore il vertice di ieri: Macron organizza una telefonata con lo Zar di Russia e il tedesco Olaf Scholz. Non ne esce nulla di buono, ma è la conferma che quel poco di peso l'Europa lo può spendere ancora solo grazie all'antico asse franco-tedesco. Per Draghi quel che conta è minimizzare le conseguenze della guerra.

 

Siamo il Paese che più di altri dipende dal gas russo, con la benzina più tassata d'Europa, in affanno per il blocco delle forniture di grano e semi di girasole dall'Ucraina. Il vertice offre il peggio della tradizione comunitaria: tedeschi, olandesi, austriaci e ungheresi si alleano per la linea morbida sul gas russo, e frenano chi vorrebbe nel comunicato finale mandare un segnale forte a favore dell'ingresso dell'Ucraina nell'Unione.

 

grillo con l'ambasciatore cinese

Draghi, che all'inizio del conflitto sull'energia era sulla linea tedesca, ora fa di necessità virtù: l'importante è che il taglio delle forniture russe non sia superiore alla quantità di gas che può essere realisticamente rimpiazzato. Dopo i contatti con Algeria e Qatar sul metano, ieri si è preoccupato di aiutare l'Eni a compensare il taglio del petrolio di Mosca: la prima telefonata è stata con il governo del Congo.

 

«L'Europa cambierà di più con la guerra che con la pandemia», dice Macron. A un mese esatto dal primo turno delle presidenziali, il francese deve mostrare un lato ottimista. Ma non ha torto: l'Unione uscirà da Versailles con un aumento significativo del budget per la difesa comune. Con un però: senza la svolta di Scholz, che ha deciso nel frattempo cento miliardi di nuove spese per l'esercito tedesco, mai l'Europa sarebbe stata in grado di fare un simile passo. Nemmeno con la guerra alle porte e due milioni di rifugiati da gestire.

 

salvini putin

Al vertice i profughi ucraini è come se non esistessero: non c'è in agenda nessun piano di redistribuzione, perché sta avvenendo nei fatti, e perché i leader sanno che se ne discutessero finirebbero per litigare. Meglio dividersi su cose meno imbarazzanti. L'olandese Mark Rutte affossa ad esempio l'ambizione di Macron e Draghi di un nuovo Recovery Plan per finanziare le nuove spese per la Difesa: ognuno farà per sé. Resta da capire se per fare di più occorra che la guerra superi i confini dell'Ucraina. -

giuseppe conte fondazione italia cinagiuseppe conte fondazione italia cina

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...