1. GLI EROI DELLA ROTTAMAZIONE MARCIANO UNITI: RENZI LEADER A ROMA E D’ALEMA DEPUTATO EUROPEO E PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO DOPO LE ELEZIONI DEL 2014 2. IL PROGETTO HA, COM'È OVVIO, MOLTI OSTACOLI. UNO IN PARTICOLARE, PIÙ CHE UN OSTACOLO UN NEMICO GIURATO: ROMANO PRODI. DOPO IL NOTO EPILOGO DELL'ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO I SEGUACI DEL PROFESSORE BOLOGNESE HANNO DETTO, SI RACCONTA IN TRANSATLANTICO, AI DALEMIANI: "ROMANO IMPIEGHERÀ IL RESTO DEI SUOI GIORNI A COMPIERE UNA MISSIONE CHE CONSIDERA PRIORITARIA E COERENTE CON GLI INTERESSI VERI DEL PAESE. IMPEGNARSI TUTTI I SANTI GIORNI PER ROMPERE IL CULO A MASSIMO"

DAGOREPORT
Tranquilli, il leader maximo e' vivo e lotta. Insieme a noi o per noi poveri italiani e' oggettivamente difficile sostenerlo, ma bisogna ammettere che più passano i giorni più la strategia di D'Alema Massimo si va delineando sempre meglio rispetto a tattiche e obiettivi.

La destinazione finale ve la diciamo subito, e' la presidenza del Parlamento europeo dopo le elezioni del maggio 2014, al posto del "Kapò" (definizione di Berlusconi Silvio), Martin Schulz. Lo strumento e' l'alleanza con il suo rottamatore, Renzi Matteo.

Apparentemente isolato, ma in realtà sempre manovriero e guidato dal suo connaturato mix di intelligenza politica e di sprezzo del pericolo, D'Alema Max ha ripreso il suo cammino dopo la non candidatura in Parlamento dovuta proprio agli attacchi del sindaco di Firenze e le successive scaramucce quirinalizie e piddine: in Italia si dedica alla politica culturale con la sua Fondazione Italianieuropei e pensa al futuro in Europa con la Fondazione dei socialisti europei.

E proprio mentre girava l'Europa e faceva campagna elettorale anche nei piccoli comuni, e' riuscito a fare anche un gesto clamoroso per uno come lui, cospargersi cioè il capo di cenere e dopo mesi di dura polemica prendere il treno per andare a Firenze a rendere omaggio all'erede di Lorenzo il Magnifico, l'attuale sindaco in prestito alla città Renzi Matteo, con il quale ha iniziato a tessere una relazione intensa che certo spiazza molti, che è piena di insidie per l'attuale establishment del Pd e che o porterà entrambi sull'altare o entrambi nella polvere.

Si, proprio quel Renzi che aveva posto una pregiudiziale sulla sua ricandidatura in Parlamento. E la rottamazione predicata da sindaco Bullonaire (versione Amici di Maria De Filippi) alla fini colpì, pressoché esclusivamente soltanto i dioscuri Veltroni Walter e D'Alema Massimo.

E gli effetti del dialogo continuo sulla linea Roma-Firenze già si vedono: per esempio e' stato il leader maximo nelle scorse ore a suggerire al fiorentino di rivendicare con forza, cosa fatta prontamente e con cipiglio, un posto al Copasir per un suo fedelissimo, Lotti Luca. Cosa che ha bloccato le designazioni del Pd alla Camera.

I due dunque marciano uniti per lavorare a questa futura divisione dei compiti: Renzi leader a Roma e il leader maximo deputato europeo e presidente del Parlamento europeo dopo le elezioni del 2014. Il progetto ha, com'è ovvio, molti ostacoli. Uno in particolare, più che un ostacolo un nemico giurato: Prodi Romano.

Dopo il noto epilogo dell'elezione del Capo dello Stato i seguaci del professore bolognese hanno detto, si racconta in Transatlantico, ai dalemiani: "Romano impiegherà il resto dei suoi giorni a compiere una missione che considera prioritaria e coerente con gli interessi veri del Paese. Impegnarsi tutti i santi giorni per rompere il c...o a Massimo".

Il quale ovviamente se lo proteggerà, come del resto già ha fatto dopo aver sostituito l'ex presidente dell'Iri a palazzo Chigi nel 1998 con l'operazione guidata da Francesco Cossiga che chiudeva la "conventio ad excludendum" nei confronti del Pci e dei suoi epigoni nella Seconda Repubblica portando il più genuino figlio del partito alla guida del governo, sia pure non attraverso un passaggio elettorale, cosa di cui lo stesso leader maximo ha fatto quasi mea culpa in un libro di Calderola Peppino.

Certo, bei tempi alla merchant bank di palazzo Chigi, "l'unica dove non si parla inglese" (copiright Rossi Guido), assistito dai cinque dell'Ave Maria, La Torre Nicola, Velardi Claudio, Minniti Marco, Rondolino Fabrizio e Cascella Pasquale. I primi quattro erano anche definiti come "i Lothar", per via della caratteristica pelata. Con tutti loro, tuttavia, il leader maximo ha rotto i rapporti, in maniera netta, definitiva e intransigente. Intanto, porta bacioni a Firenze.

 

 

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