enrico letta giuseppe conte matteo salvini silvio berlusconi giorgia meloni carlo calenda

SCENARI PER IL POST-VOTO - POLITO: “IL CENTROSINISTRA CONSIDEREREBBE UN SUCCESSO ANCHE SOLO ‘AZZOPPARE’ IL CENTRODESTRA: COSTRINGERLO CIOÈ A UNA VITTORIA MUTILATA, NON TRIONFALE. SE LEGA E FORZA ITALIA OTTENESSERO MENO DEL PREVISTO, E L'ASCESA DI MELONI FOSSE CONTENUTA SOTTO IL 25%, ALLORA LA COALIZIONE VINCENTE POTREBBE RAGGIUNGERE UN TOTALE PIÙ VICINO AL 40% CHE AL 45% DEI CONSENSI. NON UNA VALANGA - LA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO CI SAREBBE DI SICURO GRAZIE AI COLLEGI UNINOMINALI, MA POTREBBE FERMARSI SOTTO QUELLA SOGLIA DI SICUREZZA NECESSARIA A EVITARE SORPRESE IN CORSO DI LEGISLATURA…”

SALVINI MELONI BERLUSCONI 66

Antonio Polito per il “Corriere della Sera”

 

Il sogno della «remuntada» genera mostri. Ma mobilita anche gli elettori pigri, quelli che davano il risultato per scontato e hanno bisogno di un po' di pepe nel finale di campagna per convincersi a votare. Ecco spiegata l'ostentazione di speranza a sinistra e una certa radicalizzazione a destra. In realtà le rimonte sono più facili nel calcio, dove c'è un pallone che rotola; alle elezioni per sovvertire un pronostico bisogna mettere milioni di schede l'una sopra l'altra.

 

CONTE LETTA

Ma sembra ormai chiaro che chi rincorre considererebbe un successo anche solo «azzoppare» il centrodestra: costringerlo cioè a una vittoria mutilata, non trionfale. Il ragionamento è questo: se Lega e Forza Italia ottenessero un po' meno del previsto, e l'ascesa di Meloni fosse contenuta sotto il 25%, allora la coalizione vincente potrebbe raggiungere un totale più vicino al 40% che al 45% dei consensi. Non una valanga, insomma. Il che comporterebbe due conseguenze.

 

MATTEO SALVINI E PUTIN

La prima di legittimazione: sarebbe molto meno della metà degli elettori. La seconda più seria: la maggioranza in Parlamento ci sarebbe di sicuro grazie ai collegi uninominali, ma potrebbe fermarsi sotto quella soglia di sicurezza necessaria a evitare sorprese in corso di legislatura. Facciamo un esempio: il nuovo Senato con 200 membri eletti. Per governare senza rischi e affanni, e per stipulare un'assicurazione contro cambi di casacca, scissioni, franchi tiratori e imprevisti vari, vincere 110 a 90 può non bastare: se si spostano in dieci, sei nei guai.

 

Tenete conto che i tre senatori a vita (su sei) che partecipano attivamente ai lavori dell'assemblea non sono ascrivibili al centrodestra; e che, a giudicare dal passato, almeno tre dei quattro senatori che vengono dalle circoscrizioni estere potrebbero essere eletti nelle file dell'opposizione.

 

letta conte calenda

Poi ci sono i due membri di Südtiroler Volkspartei e di Union Valdotaine, tradizionalmente non schierati con il centrodestra. Insomma, se vuoi stare sicuro devi vincere 120 a 80, o almeno 115 a 85. Forse questo spiega il confuso affannarsi degli ultimi giorni con «radici» e «ideologie». Con Letta che corre a Berlino per farsi dire dai tedeschi della Spd che è meglio lui dei «post-fascisti».

 

Con Salvini che «divorzia» da Putin su un giornale americano, ma contemporaneamente si vanta del messaggino di sostegno di Marine Le Pen. E con Giorgia Meloni che aderisce alla frase di Fini sul «fascismo male assoluto», e poi fa gli auguri all'estrema destra spagnola di Vox.

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