grillo farage

5 STELLE CADENTI - COSI’ M5S HA DECISO DI LASCIARE FARANGE ED ABBRACCIARE I LIBERALI IN EUROPA – LA SCELTA FATTA DA CASALEGGIO JR., GRILLO E DAVID BORRELLI PER AVERE PIU’ SOLDI E POLTRONE – ALLA FACCIA DELLA TRASPARENZA DEL WEB - RIVOLTA DELLA BASE CHE ORA DEVE BACIARE PURE MARIO MONTI

 

Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica

 

beppe grillo davide casaleggio beppe grillo davide casaleggio

La mossa di lasciare il partito euroscettico di Nigel Farage e cercare un’intesa con i liberali filoeuropeisti di Guy Verhofstadt è stata decisa a tavolino nella sede della Casaleggio Associati. E a farlo sono state tre persone: Davide Casaleggio e Beppe Grillo, ovviamente (che oggi saranno a Bruxelles). Insieme all’unico europarlamentare che fino a ieri ne era a conoscenza, David Borrelli, triumviro - insieme a Casaleggio e Max Bugani - dell’associazione Rousseau. La struttura che dalla morte di Gianroberto Casaleggio gestisce il cuore pulsante dei 5 stelle: la piattaforma software e il crowdfunding.

 

David BorrelliDavid Borrelli

È una mossa strategica che porterà al Movimento più fondi e peso all’interno del Parlamento europeo. O anche - malignano a Bruxelles - una vicepresidenza per la quale starebbe studiando l’eurodeputato romano Fabio Massimo Castaldo. Ma è soprattutto una decisione che sposta i 5 stelle dallo scacchiere dei movimenti di protesta a quello di chi si prepara a governare e cerca convergenze con mondi finora combattuti.

 

La scelta di tenere all’oscuro gli altri europarlamentari è stata fatta per evitare fughe di notizie. Tutti erano al corrente delle trattative per lasciare Ukip, partite già a settembre dopo numerosi scontri interni. Nessuno sapeva della decisione di Grillo di andare in direzione opposta a quella dettata dai 7 punti del programma con cui i 5 stelle si erano candidati a Strasburgo. Così, si vota on line all’improvviso, tacendo informazioni che - per una volta rivelano i parlamentari più arrabbiati.

grillo faragegrillo farage

 

Il primo a intervenire è l’ex esponente del direttorio Carlo Sibilia che - sui social - ricorda come l’Alde sia un partito che aveva definito il programma 5 stelle «profondamente anti europeo, irrealistico e populista». E non basta che Guy Verhofstadt cancelli - come ha fatto ieri - il post Facebook in cui diceva che nessun partito responsabile avrebbe dovuto accogliere la pattuglia grillina. Perché le posizioni dell’Alde, il Movimento, le conosce bene per averle sempre contrastate: a partire dall’appoggio al Ttip, il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. «Meglio preservare la nostra identità che andare in un gruppo che ci ha massacrato fino a ieri», spiega Sibilia. «E poi che scelta politica è? Farage vince con la Brexit e appoggiando Trump, e noi lo molliamo? Non capisco».

CARLO SIBILIACARLO SIBILIA

 

Non capiscono in molti. Come il senatore Nicola Morra che twitta «meglio soli che male accompagnati, anche in Europa». Insieme a un altro senatore come Marco Scibona. E ai deputati Ivan Della Valle, Mirella Liuzzi, Tiziana Ciprini, Giuseppe Brescia, oltre ai palermitani “sospesi” Claudia Mannino e Riccardo Nuti. Non capiscono gli iscritti che riempiono di critiche il post sul blog e le pagine Facebook di chi lo rilancia, come il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Chi è vicino ai vertici prova a rassicurare: «È un’alleanza funzionale, non politica». «Non svenderemo i nostri valori», dice Manlio Di Stefano. «Manterremo la nostra libertà di voto», spiega l’europarlamentare Ignazio Corrao.

 

Marco ZanniMarco Zanni

Ma un altro eurodeputato, Marco Zanni, mette nero su bianco l’assurdità dell’essere stati tenuti all’oscuro. E nelle risposte a chi lo critica dice chiaro: «A parte quello di estremamente schifoso che rappresenta Alde, qui prima di tutto è il metodo che non va».«Questa non è democrazia».

cbi09 guy verhofstadt premier belgacbi09 guy verhofstadt premier belga

 

Una rivolta. Neanche silenziosa. «La verità - spiega l’ex capo comunicazione in Europa Claudio Messora - è che l’Alde non è come l’Ukip. Due anni fa erano stati chiari: se si sta insieme si condividono gli stessi valori, chi vota in dissenso è fuori. Ora l’M5S che farà? Non voterà alla presidenza il suo nuovo capogruppo Guy Verhofstadt? Questa svolta è stata preparata: prima gli incontri di Di Maio con i lobbisti, poi il pranzo all’Ispi con Monti, i complimenti in tv dell’ex premier a David Borrelli. E la modifica in una notte del post in cui definivano l’euro “il cappio al collo da cui liberarsi”. Cancellato. L’obiettivo - dice Messora - è diventare una nuova grande Dc».

 

Il dissenso in realtà è ampio, ma per com’è fatto il post - con tre opzioni tra cui scegliere - è facile che gli oppositori si spacchino in due. E che prevalga la scelta dei vertici.

 

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…