putin medvedev

DMITRIJ MEDVEDEV SI E' TOLTO LA MASCHERA: DOVEVA ESSERE IL PREMIER GENTILE E' DIVENTATO IL PIU' ASSETATO DI SANGUE - NEL 2009 DOVEVA ESSERE IL SIMBOLO DEL RINNOVAMENTO E DELLA NUOVA RUSSIA: SORRIDENTE, QUASI TIMIDO, PER NULLA AGGRESSIVO NEI TONI - TREDICI ANNI DOPO, È DIVENTATO IL PIÙ DURO DEI FALCHI, PARLA DEI NAZISTI E DELLE “BESTIE” DI KIEV DA ELIMINARE E DEFINISCE ZELENSKY “UN MOSTRICIATTOLO” 

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera

 

MEDVEDEV E VLADISLAV SURKOV

Il 12 novembre 2009, nella sala di San Giorgio al Cremlino, il presidente della Russia parlò di «rinnovamento e valori democratici». Promise una «società di uomini liberi» con pieno accesso all'informazione al posto di «una società arcaica, dove il capo pensa e decide per tutti». E disse che avrebbe chiesto aiuto anche a esperti stranieri «per modernizzare le strutture arcaiche dell'economia russa».

 

Dmitrij Medvedev era stato eletto poco più di un anno prima al posto di Vladimir Putin, costretto a lasciare dalla limitazione del doppio mandato prevista dalla Costituzione. E il suo arrivo al Cremlino aveva suscitato grandi speranze dentro e fuori la Russia: «La libertà è meglio della non libertà», aveva detto in campagna elettorale.

 

JOE BIDEN SILVIO BERLUSCONI DMITRY MEDVEDEV

Alla timida liberalizzazione interna, si era accompagnato il celebre «Reset» con la nuova Amministrazione di Barack Obama, che aveva dato l'illusione di una nuova era di dialogo culminata con la firma del Trattato New Start che tagliava drasticamente gli arsenali nucleari di Russia e Usa.

 

Sorridente, quasi timido, per nulla aggressivo nei toni, grande fan dei Deep Purple, Medvedev divenne per un periodo l'immagine della nuova Russia.

 

il patriarca kirill e dmitry medvedev

Tredici anni dopo

Facciamo un salto di 13 anni e ritroviamo il nostro con la stessa aria giovanile. Ma sono i suoi discorsi a essere radicalmente cambiati. Non c'è più traccia dei toni liberali di allora. Oggi Medvedev, 56 anni, vice-presidente del Consiglio per la Sicurezza nazionale, è uno dei falchi del Cremlino e spesso la sua retorica è ancora più minacciosa di quella di Putin.

 

medvedev e il suo fucile

Attivissimo e prolisso su Telegram, difende a spada tratta la guerra. Chiede la reintroduzione della pena di morte. Minaccia le imprese occidentali di confiscare i loro beni. Accusa gli Stati Uniti di voler «umiliare, ridimensionare, dividere e distruggere» la Russia. Ma avverte che questa «ha il potere di annientare tutti i suoi peggiori nemici», vantandone il potenziale nucleare.

 

Attribuisce alla falsa propaganda dell'Occidente e dell'Ucraina le notizie sui crimini di Bucha, «fabbricate ad arte da media ben pagati».

 

vladimir putin con il fedele dmitry medvedev

Parla dei nazisti e delle «bestie» di Kiev da eliminare. E sogna, grazie alla «denazificazione e smilitarizzazione» dell'Ucraina «un'Eurasia aperta da Lisbona a Vladivostok».

 

Dulcis in fundo, lo ha fatto ieri, definisce Zelensky «un mostriciattolo». Clamorosa per quanto possa sembrare, la metamorfosi di Medvedev si spiega in modo relativamente semplice, con il suo rapporto di totale fedeltà e sudditanza nei confronti di Vladimir Putin, che conobbe nel 1990, quando entrambi si ritrovarono a lavorare per l'allora sindaco di San Pietroburgo, Anatoly Sobchak. Da allora non si sono più lasciati. Otto anni più grande, Putin è sempre stato la figura dominante, in una dinamica che non è mai cambiata in trent' anni. Giusta la definizione coniata da un ex ambasciatore americano in Russia, secondo la quale Medvedev sta a Putin come Robin sta a Batman.

 

vladimir putin con medvedev nel 2008

Fu la sua incondizionata lealtà che convinse Putin, nel 2008, a scegliersi lui come successore temporaneo alla presidenza, diventando il suo primo ministro. In quei mesi, un dispaccio dell'ambasciata americana di Mosca inviato a Washington, raccontò la barzelletta che circolava in città: «Medvedev è seduto in un'auto nuova di zecca al posto del guidatore. C'è tutto: il cruscotto, il cambio, l'acceleratore, il freno. Manca lo sterzo.

 

vladimir putin e dmitry medvedev

Allora si gira verso Putin che sta seduto dietro e chiede: Vladimir Vladimirovich, dov'è lo sterzo? Putin tira fuori un telecomando dalla tasca e dice: nessun problema, guido io».

L'aneddoto è crudele. Ma illustra bene il punto: Medvedev non è mai uscito dall'ombra del suo master.

 

Speranze e fatti

Eppure, le speranze sollevate tra i liberali russi furono reali. Medvedev diede perfino un'intervista alla Novaya Gazeta , il giornale di opposizione ora chiuso dalle autorità. Raccontano che per un breve periodo egli coltivasse anche l'idea di un secondo mandato, spinto dai collaboratori più liberali come Gleb Pavlovsky. Ma nei fatti, nonostante i discorsi progressisti, cambiò poco.

 

dmitry medvedev si dimette

E nell'estate del 2011, dopo una riunione di Putin con gli oligarchi in Crimea, l'illusione e la ricreazione finirono. Putin e Medvedev annunciarono la famosa rokirovka , lo scambio di posizioni: il primo tornò al Cremlino, l'altro divenne il suo obbediente premier, di fatto il suo parafulmine. Fino al 2020, quando Putin lo destituì, anche perché nel frattempo le accuse di corruzione lo avevano indebolito e reso uno dei personaggi politici più osteggiati dai russi. In un video su YouTube visto da 40 milioni di persone, Aleksej Navalny documentò le proprietà illegali di Medvedev: palazzi, yacht, una proprietà vinicola in Italia, asset finanziari per oltre un miliardo di dollari.

 

putin medvedev

Ora Dmitrij Medvedev ha definitivamente gettato la maschera. «Si esprime come se fosse da sempre un ultranazionalista antioccidentale e forse lo è sempre stato», scrive la Nezavisimaya Gazeta.

 

vladimir putin con dmitry medvedev al congresso di russia unita

A Mosca circola la voce che potrebbe prendere la guida del Partito liberaldemocratico, la formazione di estrema destra nazionalista orfana del suo capo e fondatore Vladimir Zhirinovsky, scomparso nei giorni scorsi, per rilanciarsi alle elezioni della Duma del 2024. Sempre con il benestare di Batman-Putin, ovviamente.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO