neom arabia saudita

DIETRO A OGNI RIVOLUZIONE C’È UNA DITTATURA, È SOLO UNA QUESTIONE DI TEMPO - IL PRINCIPE SAUDITA È UN ILLUMINATO RIFORMISTA O UN DESPOTA CHE MIRA SOLO A FAR FUORI L’ATTUALE NOMENKLATURA PER PRENDERSI IL TRONO DAL PADRE MALATO? - HA SCATENATO LA GUERRA IN YEMEN, ARRESTATO DECINE DI PRINCIPI, MANOVRATO CENTINAIA DI MILIARDI

Rolla Scolari per www.vanityfair.it

 

mohammed bin salman al saud con donald trump

Della sua vita privata si sa poco: è lui ad aver acquistato la casa più costosa del mondo – 300 milioni di dollari per un castello finto XVII secolo alle porte di Parigi; ci sarebbe lui dietro l’acquisto di un Leonardo da Vinci da 450 milioni di dollari; e trascorre l’estate a bordo di uno yacht da 500 milioni di dollari, munito di due piscine ed elicottero.

 

Lui è Mohammed bin Salman, soprannominato MBS, ed è il giovane e ambizioso erede al trono di un regno, quello saudita, che siede sulla seconda riserva di petrolio al mondo, dopo il Venezuela.

 

Questo dettaglio renderebbe vacue le polemiche attorno alle sue spese private. Se non fosse che il principe MBS, 32 anni e a un passo da un trono strategico, si è costruito una folgorante carriera sull’immagine di nemico della corruzione, di riformatore che, imponendo al regno un periodo di inedita austerità, introdurrà l’ultra conservatrice Arabia Saudita a un’era di aperture economiche, politiche e sociali.

Mohammed bin Salman AL SAUD

 

Se è vero che la regina dell’austerità Europea Angela Merkel non sarebbe sopravvissuta politicamente all’acquisto di un panfilo mentre predicava la frugalità all’intera Unione monetaria, in Medio Oriente è ancora possibile conciliare una campagna di moderazione mettendo in pratica il contrario. Perché MBS è il principe, «lui è altro, non gioca con le stesse regole degli altri», spiega Cinzia Bianco, esperta di Paesi del Golfo. La famiglia di MBS – gli al-Saud – ha dato il nome al Paese, da Costituzione tutto quello che si trova all’interno dei confini del regno è suo, e la frontiera tra dove finiscono i soldi pubblici e iniziano quelli dei principi è fluida.

 

Su MBS, erede al trono da luglio dopo aver allontanato tutti i rivali, circolano storie e voci tra verità e leggenda: la maggior parte di quegli aneddoti racconta come sia meglio non mettersi sulla sua strada, se è vero – come ha scritto il sito Buzzfeed – che il giudice di un tribunale che gli contestava una questione d’affari ha ricevuto da lui una busta con proiettile. Secondo il sito americano, Mohammed bin Salman fa traballare le tradizioni di corte nella sovversione dei cerimoniali: «Non dice neppure “ciao”… Dice: “Tu, che cos’hai? E tu?”. Non ha tempo per le carinerie, va subito al sodo».

 

Mohammed bin Salman AL SAUD

Per anni ha accompagnato re Salman, il padre 82 enne, sul palcoscenico della politica internazionale, rimanendo in disparte. Ora, con addosso un sorriso beffardo e qualche chilo in più, è lui a visitare le stanze dei potenti, dalla Casa Bianca ai laboratori della Silicon Valley.

 

Oltre a essere principe ereditario, MBS è il ministro della Difesa che ha scatenato una sanguinosa guerra in Yemen. Controlla vertici militari e della sicurezza dopo aver messo da parte in un’ondata d’arresti stile puntata di Game of Thrones funzionari e amministratori statali, generali, uomini d’affari con investimenti in Twitter e Citibank (tra cui amici, cugini, parenti).

 

Sono tutti imprigionati da oltre un mese nel lussuoso Ritz-Carlton di Riad – e poi ci si stupisce del castello francese – da dove negoziano i loro destini: soldi in cambio della libertà. MBS punta a racimolare così 100 miliardi di dollari. Abbastanza per tappargli quei 79 miliardi di debito pubblico causati dal crollo globale dei prezzi del petrolio. Altri miliardi gli arriveranno dalle tasse, pratica inedita che ha fatto la sua comparsa con il nuovo anno nel Golfo: nel 2018 i sauditi assieme saranno costretti per la prima volta a pagare il 5 per cento di IVA su alcuni beni e servizi, sempre a causa di quei prezzi del petrolio che non tornano più su.

 

re salman e mohammed bin salman

Ed è proprio a causa di questo crollo del greggio che MBS mira a sganciare l’economia del Paese dalla dipendenza del greggio, tentando di aprire il Paese agli investitori stranieri, oggi spaventati dall’ultra conservatrice Arabia Saudita, dal suo stretto codice religioso islamico (e recentemente perplessi dai metodi dispotici del principe innovatore).

 

Qui entrano in gioco quelle riforme economiche con un forte impatto sociale che hanno consegnato a MBS l’appoggio dei giovani (il 70 per cento della popolazione è sotto i 30 anni) e delle donne. Le donne avranno un ruolo nella futura crescita dell’economia saudita, ha promesso MBS, e non è un caso che il suo nome sia associato allo storico annuncio di fine estate: in Arabia Saudita, ultimo Paese al mondo in cui non era permesso, le donne potranno guidare dal 2018. La polizia della morale è stata inoltre ridimensionata e sono stati riaperti i cinema.

 

Mohammed Bin Salman

Riformatore o despota: accusato di crimini di guerra in Yemen, di aver creato e fomentato la crisi con il Qatar che da mesi destabilizza l’intera regione, di giocare con i fragili equilibri del Libano per arginare il nemico iraniano, d’essere uomo dai troppi azzardi e autocrate mascherato da progressista, per Cinzia Bianco «MBS è una metafora perfetta del Medio Oriente, dove non esistono né buoni né cattivi, ma soltanto attori multidirezionali».

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…