PROFUMO DI BAFFINO - CECCUZZI SI RIVOLSE A D’ALEMA PER FAR ARRIVARE IL NUOVO PRESIDENTE: “SAPEVO CHE ERANO AMICI”

Davide Vecchi per Il Fatto Quotidiano

Ha mai discusso con i politici della possibile fusione tra Antonveneta e Monte dei Paschi?, chiedono i pm di Siena il 31 gennaio a Ettore Gotti Tedeschi, numero uno in Italia di Santander, la banca che ha venduto Antonveneta a Mps. Risposta: "No, lo ritenevo pernicioso".

A osservare oggi le macerie cui è stata ridotta Rocca Salimbeni, Gotti Tedeschi, uno che il potere lo conosce più del Vangelo, aveva ragione: coinvolgere i politici nella gestione di un istituto di credito sarebbe stato pernicioso, avrebbe cioè - dal dizionario - recato un grave danno. Come è avvenuto a Siena.

E non sono girate tangenti, hanno detto i pm chiudendo la prima parte dell'inchiesta. Ma per un semplice motivo: perché la tangente era la gestione della banca e la pioggia di milioni da distribuire.

La politica si spartiva le poltrone tra fondazione e Rocca Salimbeni, incarichi distribuiti con calcoli matematici e messi persino nero su bianco nel 2008 da Denis Verdini per il Pdl e Franco Ceccuzzi per il Pd. Un accordo di non belligeranza sin da subìto ritenuto utile dagli inquirenti che infatti appena emerse (il Fatto ne scrisse a febbraio) aprirono un nuovo fascicolo.

Pernicioso. Appunto. A leggere le carte dell'inchiesta ciò che impressiona non è tanto l'evidenza con cui la politica ha spremuto Mps, ma di come per farlo abbia anticipato le larghe intese del governo Letta.

La spartizione, prima riservata al centrosinistra poi, quando i problemi della mala gestione finanziaria stavano emergendo, estesa anche al Pdl. Nei verbali si passano in rassegna i vertici dei due principali partiti. Massimo D'Alema, Giuliano Amato, Franco Bassanini, Piero Fassino, Pier Luigi Bersani. Poi Gianni Letta, Silvio Berlusconi, Denis Verdini. Per citarne alcuni.

Gabriello Mancini, ex presidente della fondazione, lo dice chiaramente ai pm nel luglio 2012: "La mia nomina, come quella dell'avvocato Mussari alla guida della banca, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionale". Ai pm spiega che "l'onorevole Ceccuzzi mi riferì che anche per i Ds vi fu un assenso a livello nazionale" e che poi, lo stesso Mussari, "mi confermò di avere il sostegno del partito nazionale".

Alle parole di Mancini aggiunge particolari importanti Ceccuzzi: Mussari era il trade d'unione tra centrosinistra e centrodestra e che la scelta di Mussari fu raggiunta da Fassino, D'Alema e altri del centrosinistra. L'assenso del Pdl c'era già: "Il punto di riferimento di Mussari nel Pdl era Verdini" ma aveva "dei rapporti" anche con Gianni Letta. "Ricordo che Letta - sostiene Mancini - affermava che Mussari era il suo riferimento in banca, io in fondazione". Verdini e Letta agiscono con il via libera di Berlusconi.

"Chiesi a Letta (Gianni, ndr) circa la nomina del componente del Cda in quota Pdl ed egli mi disse che andava bene la conferma di Pisaneschi, ma che avrebbe dovuto parlarne con il Berlusconi per la definitiva conferma". Che arriva, due giorni dopo. Il senatore del centrodestra Paolo Amato ha smentito l'esistenza del papello ma aggiunge: "Pisaneschi non è stato nominato da Verdini, ma è stato il frutto del ‘groviglio armonioso' senese. Poi Verdini lo ha gestito".

Sono anni in cui Verdini gestisce anche il Credito Cooperativo Fiorentino: una banca con soli sette sportelli ma in grado di garantire all'amico Marcello Dell'Utri, tra l'altro, ipoteche di terzo grado nonostante l'esposizione di decine di milioni. E interviene anche su Mussari. Per chiedere aiuti vari. Il Ccf non esiste praticamente più, annientato dai favori fatti agli amici. Mps resisterà, ma la politica non impara mai.

E non si tira indietro neanche quando nel 2012 Banca d'Italia invita Mps a cambiare i vertici: i dettagli della mala gestione della banca cominciano a emergere. Eppure, ricorda Ceccuzzi, "per quanto volessimo tagliare con il passato" e "fossimo contrari alla riconferma di Mussari (...) Monaci era favorevole". Ricorda Mancini "di aver avuto alcuni colloqui con Bersani e D'Alema". Mussari si dimise solo ad aprile. E per far arrivare Alessandro Profumo, a chi si rivolge Ceccuzzi? A D'Alema. "Sapevo che erano amici".

Ora Alessandro Profumo è presidente di Mps e proprio oggi alla guida della Fondazione si insedia Antonella Mansi. Amica di Mussari, legata a Giorgio Squinzi e vicina a Verdini che nel 2009 voleva candidarla come presidente della Regione Toscana per il Pdl ma lei rifiutò.

E la sua nomina sembra quasi sancire un passaggio di mano definitivo della gestione del potere in terra di Siena dal centrosinistra al centrodestra. Del resto i musei qui sono già stati affidati a Civita di Letta (e anche su questo è in corso un'inchiesta). In Fondazione è la prima volta, inoltre, che non ha vinto il "candidato" dal sindaco.

Il primo cittadino, Bruno Valentini, ha sostenuto l'ex garante della privacy Francesco Maria Pizzetti. E aveva mandato un sms a Matteo Renzi: "Allora procedo così per le nomine?". L'abitudine. Ma il sindaco di Firenze l'ha poi svelato pubblicamente dicendo di aver risposto "Bruno, ma che c'entro io con le nomine di Mps? la politica deve starsene fuori". Perché è un connubio pernicioso, dice Gotti Tedeschi, ma anche perché ormai, ripetono i toscani, "lì i danni l'han tutti già bell'e fatti".

 

MUSSARI PROFUMO jpegPIERLUIGI BERSANI E MUSSARIGIANNI PITTELLA PIERLUIGI BERSANI GIUSEPPE MUSSARI MASSIMO DALEMA Gabriello Mancinifranco ceccuzzi monte-dei-paschi-di-siena-sede

Ultimi Dagoreport

peter thiel donald trump elon musk

DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER AVERNE LA PROVA BASTA VEDERE LA PARABOLA ASCENDENTE DELLA SUA “PALANTIR” IN BORSA: IN UN MESE, HA GUADAGNATO IL 65% (IL 39 IN UNA SETTIMANA) – COSA POTRÀ FERMARE L’AVANZATA DEI MILIARDARI TECH A STELLE E STRISCE? IL LORO EGO E GLI INTERESSI OPPOSTI. IN QUESTE ORE THIEL HA ASSISTITO AL “TRADIMENTO” DEL SUO EX PUPILLO ZUCKERBERG: È STATA “META” A DIVULGARE IL CASO “PARAGON”. E THIEL HA GROSSI ACCORDI CON L’AZIENDA CHE PRODUCE IL SOFTWARE PER SPIONI GRAPHITE – IL REGALONE A MUSK: CONTROLLANDO I PAGAMENTI DEL PENTAGONO, POTRÀ VEDERE I CONTRATTI DELLE SOCIETÀ CONCORRENTI A SPACEX…

fortunato ortombina barbara berlusconi diana bracco giovanni bazoli teatro alla scala

DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA SCALA SEMBRA ORMAI ESSERE QUELLO DI AVERE UNA "BARCA" DI ALMENO 40 METRI – TRA I GIÀ PRESENTI IN CDA, IL VELIERO DI FRANCESCO MICHELI È LEGGENDARIO, ARREDATO DA QUADRI E DA UN PIANOFORTE A CODA. VACANZE IN BARCA ANCHE PER BAZOLI E MAITE CARPIO CONIUGATA BULGARI - E LE NEW-ENTRY? DIANA BRACCO VELEGGIAVA SU “BEATRICE”, UN'IMBARCAZIONE IN LEGNO DI VALORE STORICO, DA LEI DONATA AL COMUNE DI IMPERIA. BARBARA BERLUSCONI, INVECE, USA IL LUSSUOSO YACHT DI PAPI SILVIO, IL “MORNING GLORY”…

michael czerny kevin joseph farrell bergoglio papa francesco vaticano pietro parolin matteo zuppi

PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15 DICEMBRE SCORSO CON UNA BRONCOPOLMONITE CHE NON GLI DA’ TREGUA: COLPI DI TOSSE, IL CONTINUO RESPIRO SPOSSATO, IN COSTANTE MANCANZA D'OSSIGENO - I MEDICI DELLA SANTA SEDE STANNO CURANDO LA BRONCOPOLMONITE CON DOSI MASSICCE DI CORTISONE. E CORRE VOCE CHE LO VOGLIONO PORTARE AL POLICLINICO GEMELLI PER RIMETTERLO IN PIEDI, MA LUI RIFIUTA (PREFERISCE IL FATEBENEFRATELLI) - I CARDINALI FEDELISSIMI DI FRANCESCO (TRA CUI MICHAEL CZERNY E KEVIN JOSEPH FARRELL) SI DANNO MOLTO DA FARE PER LA SALUTE DI BERGOGLIO. E TE CREDO: NELLA CHIESA VIGE UNO SPOIL SYSTEM RADICALE: IL GIORNO IN CUI IL PONTEFICE VOLA NELLA CASA DEL SIGNORE, TUTTE LE CARICHE DELLA CURIA ROMANA DECADONO…

daniela santanche giorgia meloni

LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO IL SUO AMICO LA RUSSA, E ALLA MOZIONE DI SFIDUCIA OGGI ALLA CAMERA, LA MINISTRA DEL TURISMO RESTA AL SUO POSTO. E OSTENTA SICUREZZA ANCHEGGIANDO CON PULCINELLA A MILANO. IMMAGINI CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA SEDIA I CAMERATI DI FRATELLI D'ITALIA, CHE CHIEDONO LA SUA TESTA ALLA MELONI. EVIDENTEMENTE, LA “PITONESSA” HA DEGLI ASSI NELLA MANICA SCONOSCIUTI AI PIU', CHE LA RENDONO SICURA DI NON POTER ESSERE FATTA FUORI…