renzi di maio

“SIAMO SOTTO SCACCO”, “CI HA LASCIATO CON IL CERINO IN MANO” - LO PSICODRAMMA NELLE CHAT GRILLINE SU RENZI - IL MOVIMENTO E’ NEL VICOLO CIECO: RIMANGIARSI IL VETO SU ITALIA VIVA O PORTARE IL SISTEMA AL CRASH - TRA I GRILLINI GIRA ANCHE IL FANTASMA DI UN GOVERNO CON FORZA ITALIA: “NON POTREMMO SUBIRE LA SCONFITTA CON RENZI E SEDERCI ANCHE AL TAVOLO CON BERLUSCONI” - BARBARA LEZZI LANCIA IL PIZZINO: “SU RENZI C'È UN MALESSERE DIFFUSO NEL MOVIMENTO, SIA ALLA CAMERA CHE IN SENATO…”

1 - IL CONTROPIEDE DI RENZI DIVIDE I CINQUE STELLE "CI HA LASCIATO IL CERINO"

Federico Capurso Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI

Sono tutti davanti alla televisione, parlamentari e ministri del Movimento 5 stelle. Vogliono ascoltare le parole di Matteo Renzi dal salone delle Feste del Quirinale. Ma quando l' ex rottamatore ha finito, e dopo mezz' ora di discorso saluta i cronisti, la sensazione che prende allo stomaco i grillini non è piacevole. È un misto di ammirazione e sconforto. «Ci ha lasciato il cerino in mano», «siamo sotto scacco», e così le chat interne esplodono, i telefoni iniziano a squillare. Una frase di Renzi, più di ogni altra, gli fa capire di essere spalle al muro: «Abbiamo sentito parole su di noi al limite dell' insulto - dice Renzi -. Vogliamo sapere dalle altre forze se ritengono Italia viva parte o non parte della maggioranza. Rimettiamo la valutazione a chi in queste settimane ha messo veti su noi».

 

DI MAIO RENZI

Il senatore di Rignano sta parlando di loro e un minuto dopo, nel caos che si solleva all' interno del partito, i vertici del Movimento vengono raggiunti dalle telefonate dei big del Pd, dal segretario Nicola Zingaretti al vice Andrea Orlando, da Dario Franceschini ad Andrea Marcucci.

 

Ognuno di loro batte su un unico tasto: «Quando parlerete con il Capo dello Stato, non alzate nessun muro su Renzi o salta tutto». Ma il capo politico, Vito Crimi, ha già capito che sarà costretto a capitolare: oggi il Movimento dovrà far cadere il veto su Renzi. Solo in questo modo Sergio Mattarella potrebbe decidere di affidare l' incarico a Giuseppe Conte.

conte zingaretti

Un momento che potrebbe però arrivare dopo un mandato esplorativo a figure di mediazione, come Roberto Fico o Luciana Lamorgese, o dopo un secondo giro di consultazioni.

 

L' incarico esplorativo potrebbe però trasformarsi in una trappola di Renzi per tagliare le gambe a Conte. Per questo, nel magmatico mondo grillino c' è chi vorrebbe tentare una prova di forza, tenere alzato il muro davanti al senatore di Rignano e provare a spaccare Italia viva. La tentazione prende anche qualche nome di peso del partito, ma in gioco c' è il futuro del premier, perché chiudere ogni spiraglio al senatore di Rignano si tradurrebbe in un definitivo indebolimento di Conte. Lo sa bene Luigi Di Maio che spiega, a chi vorrebbe fare il duro e puro, i rischi di un' operazione alla vecchia maniera pentastellata.

 

di battista

La strada per uscire dalla crisi, a quel punto, proseguirebbe nel buio totale. E se davvero il Movimento vuole dare una chance al presidente del Consiglio, la direzione tracciata da Renzi è l' unica possibile. I parlamentari M5S, dopo aver preso atto del vicolo cieco in cui sono finiti, si scatenano nelle chat interne, imbestialiti con i vertici del partito. «Avremmo dovuto capirlo prima, condividere la linea, e non trovarci a un giorno dalle consultazioni già appiattiti sulle posizioni di palazzo Chigi in questo "mai più" a Renzi», attacca un senatore.

ANDREA ORLANDO

Nel mirino finiscono Crimi, Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Barbara Lezzi, chiunque abbia tuonato il suo «mai più con Renzi».

 

Ma il Movimento è spaccato, non ha una leadership legittimata. È partito di maggioranza relativa in Parlamento eppure esce sopraffatto dallo scontro con un partito che conta solo 18 senatori. Si scommette sul fatto che molti di questi «mai» prenderanno sfumature diverse e al momento della fiducia, se mai arriverà, solo pochi di loro potrebbero decidere di tenere il punto.

 

CARTABIA

 Ma ormai nessuno tiene più le briglie del Movimento, le volontà dei senatori sono imprevedibili, e se in troppi decidessero di mettersi di traverso, l' ipotesi più probabile sarebbe quella di un governo istituzionale. Tra i grillini gira da giorni il nome della presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia: tema che li divide ulteriormente. Alcuni sono favorevoli, ma sarebbe un governo che imbarcherebbe Forza Italia, forse la Lega. «Non potremmo subire la sconfitta con Renzi e sederci anche al tavolo con Berlusconi», ammettono dai piani alti del partito. Questa preoccupazione è largamente condivisa dai vertici, compreso Di Maio, perché vorrebbe dire la fine politica del Movimento.

 

barbara lezzi

2 - BARBARA LEZZI "È INAFFIDABILE, RIAPRIREBBE LA CRISI TRA POCO SE LUI RIENTRA NON VOTO LA FIDUCIA AL GOVERNO"

Federico Capurso per “la Stampa”

 

La strada per uscire dalla crisi è stretta, Matteo Renzi chiede che un suo rientro in maggioranza venga legittimato anche dai Cinque stelle, ma l' ex ministra Barbara Lezzi, oggi senatrice M5S, accelera in direzione opposta: «Renzi non può più essere coinvolto. Non è affidabile, saremmo costretti a subire ancora i suoi capricci e sono certa che riaprirebbe una crisi tra qualche mese. Non siamo all' asilo, dove possiamo aspettare che il bambino faccia il bravo».

 

Lo dice soprattutto a chi, nel Movimento, spera invece di riaprire uno spiraglio all' ex rottamatore. Compagni di partito che la mettono «a disagio», ammette Lezzi, perché «non capiscono che tornerebbe a umiliare noi e Conte e a voler imporre la sua agenda al governo, pur avendo il 2% dei consensi. Questo non lo merita il premier e non lo meritiamo noi».

 

renzi conte

La telefonata tra Conte e Renzi sembra però andare in un' altra direzione. Se fosse il premier a tentare un nuovo confronto?

«Non darei la fiducia a un altro governo con Renzi, per di più potenziato da questa crisi.

Su questo punto il Movimento deve essere determinato. La prospettiva di lavorare serenamente alla ricostruzione del nostro Paese, senza la presenza di Renzi, può dare forti motivazioni a molti dei nostri parlamentari. Farlo entrare di nuovo in squadra, invece, avrebbe l' effetto contrario. Sarebbe un deterrente per alcuni di noi».

 

In quanti non voterebbero la fiducia? Si parla di 3 senatori del Movimento, lei compresa.

«Non faccio nomi né numeri. Posso dire che c'è un malessere diffuso su questo tema, sia alla Camera che in Senato».

 

Rischiereste l' espulsione.

BARBARA LEZZI 1

«A me fa più paura vedere Renzi che si siede al tavolo delle trattative da vincitore. L' unica ambizione che ha è quella di avere la testa di Conte, comandare e decidere nomine, investimenti, occupare ministeri. Andrebbe peggio di prima. Non possiamo permettere una cosa del genere. I cittadini non lo capirebbero».

 

I numeri dei responsabili però sono fermi da giorni. Perché i parlamentari di Italia viva dovrebbero lasciare Renzi in questo momento?

«Per condividere un nuovo progetto di governo. Se non lo facessero, rispetterebbero una disciplina di partito legittima, ma ricordo loro che il decreto Ristori è fermo, che il Recovery plan deve andare avanti e che c' è un importantissimo piano vaccinale da gestire. Facciano i conti con le difficoltà degli italiani, non con quelle personali del loro leader».

 

renzi mejo dello sciamano di washington

Altrimenti?

«Non ci sono altre soluzioni, se non quella di andare a votare. Sarebbe sbagliato accanirci nel voler tenere in vita questa legislatura a tutti i costi».

Le ipotesi di un governo di unità nazionale o di larghe intese, però, sul tavolo ci sono.

«Un governo di unità nazionale con un premier non indicato dai Cinque stelle, il partito di maggioranza relativa in Parlamento, creerebbe difficoltà nei rapporti e finirebbe per rallentare l' azione di governo. E non credo alle larghe intese, né ai tecnici. Si devono prendere decisioni politiche. E se la politica fallisce, si deve restituire la parola ai cittadini. Il Movimento non deve aver paura di questo». fed. cap.

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…