PUR DI SOPRAVVIVERE, RENZI È PRONTO A BERE L’AMARO CALICE DELL’ALLEANZA CON SCHLEIN. DOPO L’APERTURA AL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA E L’ABBRACCIO CON ELLY ALLA PARTITA DEL CUORE, MATTEONZO DICE CHE "È FINITA LA STAGIONE DEI VETI, NON VEDO SPAZI PER IL TERZO POLO, L’ALLEANZA ANCHE CON CONTE È L’UNICA ALTERNATIVA PER EVITARE DI TENERSI ANCORA MELONI" – MA RESTANO LE DIVISIONI SU TOTI E IL JOBS ACT: “NON CAMBIO IDEA. MA È TEMPO DI SCRIVERE IL FUTURO PENSANDO AI NOSTRI NIPOTI, NON RICORDANDO I TEMPI CHE FURONO”
Renzi, unica possibilità anti-Meloni è il centrosinistra
(ANSA) "Alle prossime politiche l'unica possibilità per cambiare rispetto al governo Meloni e Salvini è costruire un centrosinistra che costruisca un patto di governo puntuale, sui temi programmatici. E il PD di Schlein esplicitamente dice che contano i voti e non i veti, a differenza di ciò che diceva il PD del 2022. Non vedo spazi per un terzo polo anche alla luce delle inspiegabili divisioni, figlie di risentimenti e prive di elementi politici. Divisioni che noi con generosità abbiamo cercato di ricucire, anche accettando l'appello di Emma Bonino, a differenza di altri". Lo scrive Matteo Renzi sulla sua Enews.
RENZI
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera" - Estratti
Matteo Renzi, quel suo abbraccio con Schlein?
«È stato bello giocare insieme per dare una mano agli ospedali pediatrici. L’abbraccio nasce dal fatto che avevamo fatto una grande azione e Elly aveva segnato anche grazie al mio assist. Peccato il gol annullato per fuorigioco...».
Non riduca la vicenda al calcio. In molti vedono la nascita di un nuovo rapporto tra Pd e Italia Viva. È così?
«Sì. Forte del successo alle Europee, il Pd di Schlein ha detto: vogliamo costruire l’alternativa e per farlo non mettiamo veti. Questo significa che cade il veto che su di noi era stato messo nel 2022. Ma anche noi abbiamo un obbligo, allora: non possiamo mettere veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle. Il no ai veti non può che essere reciproco.
Noi alle Europee abbiamo sfiorato il 4% e dunque abbiamo un consenso che alle prossime politiche può fare la differenza in almeno una trentina di collegi marginali. Saremmo decisivi. Per noi è tempo di scelte. O si riapre la partita del Terzo Polo o si prende atto che il centro è decisivo solo se si allea in modo strutturale».
Con quali prospettive?
«Costruire un centro che guarda a sinistra, per dirla con De Gasperi. Non rinnego quello che abbiamo fatto: aver mandato a casa Salvini al Papeete, aver portato Draghi, aver costruito le condizioni per il bis di Mattarella.
ELLY SCHLEIN E MATTEO RENZI ALLA PARTITA DEL CUORE - MEME BY OSHO
Ma accettare la nuova sfida significa costruire una coalizione organica dove noi proviamo a occupare il campo riformista almeno come altri provano a occupare lo spazio più a sinistra. Questa sarà la proposta che porterò all’Assemblea Nazionale di Italia Viva».
Possibile un’alleanza tra lei, Schlein, Conte e gli altri?
«Non facciamola lunga: non solo è possibile ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante. La maggioranza è divisa su tutto, dalla politica estera ai vaccini per i bambini. Però sta insieme grazie al potere, perché usa il potere, senza pudore. L’alternativa è semplice: subire o reagire. Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti e mettendo insieme i voti».
Iv ha aderito al referendum contro l’autonomia differenziata che potrebbe tenersi insieme a quello sul Jobs Act. Non sarà un problema?
«No. Sull’autonomia abbiamo le idee molto chiare. Al Sud aumenteranno le diseguaglianze, soprattutto sulla sanità. Al nord aumenterà la burocrazia, soprattutto per le imprese. Questa riforma scontenta tutti. In questo fine settimana inizieremo a raccogliere le firme».
E il Jobs Act?
«Ci arrivo. Sul Jobs Act siamo divisi tra riformisti, anche Pd, e sinistra più radicale. Io non cambio idea: la riforma ha fatto bene al Paese, facendo crescere il lavoro a tempo indeterminato. Ma la sfida di oggi non è parlare di ciò che è avvenuto nell’Italia del 2014.
Mi interessa di più capire come creare lavoro nei prossimi dieci anni. Come impatta sul mondo del lavoro l’intelligenza artificiale, dalle nuove figure professionali alla sicurezza, tema su cui abbiamo fatto un convegno in Senato proprio ieri. Come creare ricchezza, aumentare produttività, migliorare i servizi? Difendo e difenderò sempre il Jobs Act: ha creato più di un milione di posti di lavoro. Ma è tempo di scrivere il futuro pensando ai nostri nipoti, non ricordando i tempi che furono».
Genova, invece, vi divide. Conte, Schlein e gli altri sono andati lì a chiedere le dimissioni di Toti, voi no.
«Non ho mai chiesto le dimissioni di un politico perché indagato. Non inizierò adesso.
Puoi chiedere le dimissioni per ragioni politiche, cosa che abbiamo fatto anche con Toti. Ma mai abbiamo chiesto dimissioni per una indagine. Il garantismo per me è valore costituzionale e non cederò mai all’uso politico della giustizia come hanno detto anche gli amici di Più Europa.
Quanto al programma della giustizia della coalizione evidentemente va fatto un accordo prima delle elezioni con un contratto di programma alla tedesca. Non sarà facile ma quando penso a ciò che fa Delmastro con la polizia penitenziaria o Lollobrigida col mondo agricolo so che dobbiamo trovare una sintesi. Ho vissuto sulla pelle della mia famiglia il giustizialismo della Meloni e dei suoi alleati ma non per questo li ripagherò con la stessa moneta. Io sono una persona seria».
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