xi jinping vladimir putin samarcanda

PUTIN TRISTE SOLITARIO Y FINAL – A SAMARCANDA IL PRESIDENTE RUSSO CERCAVA DISPERATAMENTE UN’ANCORA DI SALVEZZA PER LA GUERRA IN UCRAINA E INVECE È STATO ABBANDONATO DA QUELLI CHE RITENEVA I SUOI ALLEATI – XI, MODI ED ERDOGAN HANNO INVITATO “MAD VLAD” A TROVARE UNA SOLUZIONE RAPIDA PER METTERE FINE AL CONFLITTO – ALL’ASSEMBLEA DELL’ONU CHE SI APRE DOMANI SI VEDRA’ SE CI SONO ANCORA PAESI DISPOSTI A SPALLEGGIARE MOSCA…

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

vladimir putin xi jinping a samarcanda

«Salvami, salvami, grande sovrano/fammi fuggire, fuggire di qua/ Corri cavallo, corri ti prego/Fino a Samarcanda io ti guiderò/Non ti fermare, vola ti prego/corri come il vento che mi salverò». È poco probabile che Putin conosca i versi della celebre canzone di Roberto Vecchioni. Ma a Samarcanda il leader del Cremlino, in grave affanno sul terreno militare in Ucraina e su quello economico a casa sua, c'era andato proprio a cercare aiuto e metaforica «salvezza». Non solo nel «grande sovrano» cinese, ormai chiaramente egemone nell'amicizia forzata di Mosca con Pechino.

 

Ma anche in quel gruppo di Paesi della Shanghai Cooperation Organization, che aveva organizzato il vertice e che, sia pur in modo disordinato e poco coeso, si vorrebbe come alternativa multi-allineata all'Occidente, sempre più dominato dagli Stati Uniti. Non torna a mani vuote, lo zar dalle terre di Tamerlano. Quanto meno sul piano dell'immagine, Putin ha potuto mostrare al mondo di essere ancora «salonfähig», presentabile in società, nonostante il solo salotto che continua ad accoglierlo sia fatto quasi esclusivamente di dittatori e autocrati, dove perfino il turco Erdogan e l'indiano Modi possono vantare qualche «apparenza» democratica.

 

xi jinping vladimir putin a samarcanda

In realtà, se ha procurato al presidente russo alcune generiche dichiarazioni d'amicizia, la cavalcata verso l'Uzbekistan lo ha anche costretto a incassare critiche significative dai due principali membri del club, Cina e India.

 

Ma se era stato lo stesso Putin, alla vigilia dell'incontro con Xi Jinping, ad ammettere che Pechino nutre «dubbi e preoccupazioni» per il conflitto in Ucraina, nel caso indiano, è stata New Delhi a rivelare che nel faccia a faccia di venerdì con il leader russo, il premier Modi gli ha detto chiaramente che «questa non è un'era di guerra» e che la loro discussione doveva servire «ad avanzare su un percorso di pace».

 

xi jinping vladimir putin a samarcanda 2

È un evidente cambio di tono da parte dell'India, storica alleata di Mosca, che pure da quando le sanzioni occidentali sono in vigore ha funzionato da mercato alternativo per le esportazioni russe di petrolio e fertilizzanti. Presi insieme, gli avvertimenti dei due Paesi più popolati al mondo, cui va aggiunto l'invito di Erdogan a «finire al più presto il conflitto ucraino», inficiano la narrazione del Cremlino, secondo cui la Russia non è affatto un paria sulla scena globale. Ma altri indizi, sia in margine al vertice di Samarcanda che fuori, sembrano confermare il progressivo isolamento internazionale di Vladimir Putin.

 

Punta dell'iceberg del crescente malessere provocato dall'invasione dell'Ucraina nelle Repubbliche dell'Asia Centrale ex sovietica, nessuna delle quali ha mai riconosciuto l'annessione della Crimea, il caso del Kazakistan è forse il più sintomatico. Non solo, infatti il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha di nuovo dichiarato che il suo Paese «rispetta l'integrità territoriale dell'Ucraina» e non riconosce le due Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk.

 

NARENDRA MODI VLADIMIR PUTIN

Ma, venendo incontro ai suoi timori di una postura sempre più minacciosa della Russia, lo stesso Xi Jinping, sulla strada per Samarcanda ha fatto tappa a Nursultan, la capitale kazaka, dove ha assicurato a Tokayev il sostengo della Cina alla difesa dell'indipendenza, pronunciandosi «contro ogni ingerenza esterna negli affari del vostro Paese». E chi se non Putin, che da mesi usa l'arma del petrolio fermando a singhiozzo le forniture al Kazakistan, prova di continuo a farlo?

 

VLADIMIR PUTIN ARRIVO A SAMARCANDA

Forse ancora più interessanti sono due indizi controfattuali della disperazione di Putin sulla scena globale. Il presidente russo ha infatti raccolto la mano, interessata, tesagli dalla Corea del Nord e dall'Iran, due regimi da anni ai margini della comunità internazionale, che cercano anche loro di sfuggire all'isolamento imposto da sanzioni durissime. In agosto, il dittatore coreano Kim Jong-un ha addirittura parlato di cooperazione «strategica e tattica, supporto e cooperazione» con la Russia, che da Pyongyang sta acquistando ingenti quantità di missili e proiettili d'artiglieria.

 

xi jinping vladimir putin a samarcanda 4

Mentre Teheran ha consegnato a Mosca in agosto una prima partita di droni, di cui l'armata russa ha urgente bisogno per le sue operazioni terra-aria e di guerra elettronica. Nell'Iran, che appoggia l'intervento armato in Ucraina, Putin cerca un altro contrappeso all'emarginazione in cui lo spingono le sanzioni dell'Occidente.

 

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si apre domani a New York, sarà la prima grande verifica della situazione della Russia nell'attuale contesto internazionale. Lo schema della frammentazione è noto: da un lato gli Occidentali, dall'altro la Russia accusata di violare la Carta dell'Onu sostenuta con crescente cautela dalla Cina.

 

In mezzo un gruppo anche maggioritario di Paesi che non vogliono fare una scelta di campo, contestano un ordine globale a guida americana, non condannano ma neppure sanzionano Mosca traendone vantaggi concreti, più multi-allineati che non allineati, visti i rapporti asimmetrici che intrattengono con gli altri due campi. Al Palazzo di Vetro, Putin non ci andrà. Ma il vero convitato di pietra sarà proprio lui.

xi jinping vladimir putin a samarcanda 3xi jinping vladimir putin a samarcanda 1xi jinping vladimir putin a samarcanda 5PUTIN A SAMARCANDA

 

xi jinping vladimir putin a samarcanda

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…