al thani haniyeh hamas qatar

IL QATAR HA INFORMATO ISRAELE E HAMAS CHE SI RITIRA DAL SUO RUOLO DI MEDIATORE PER IL RAGGIUNGIMENTO DI UN ACCORDO SU TREGUA E OSTAGGI. LA DECISIONE NASCE DALLA RILUTTANZA DI ENTRAMBE LE PARTI A FARE COMPROMESSI – NON SOLO: SU PRESSIONE AMERICANA, DOHA HA ANCHE COMUNICATO ALL’UFFICIO POLITICO DI HAMAS CHE DEVE LASCIARE IL PAESE: “NON SERVE PIU’ AL SUO SCOPO” – I CAPI DELL’ORGANIZZAZIONE TERRORISTICA PALESTINESE POTREBBE TROVARE RIPARO IN TURCHIA MA GLI STATI UNITI SI OPPONGONO - LA SPERANZA È CHE LA MINACCIA DI SFRATTO SPINGA HAMAS A TORNARE AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE

Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per “la Stampa”

 

il capo di hamas Ismail Haniyeh a doha - qatar

Il Qatar ha informato Israele e Hamas che si ritira dal suo ruolo di mediatore per il raggiungimento di un accordo su tregua e ostaggi. La decisione, nascerebbe dalla riluttanza di entrambe le parti a fare i compromessi necessari per consentire tale accordo.

La mossa potrebbe avvalorare la notizia che l'emirato abbia detto ad Hamas di lasciare il Paese del Golfo, non essendo più intenzionato a ospitare il suo ufficio politico.

 

Notizia che il gruppo che controlla Gaza ha smentito. Dopo che Hamas ha respinto tutte le ultime proposte di accordo, i leader qatarini avrebbero fatto sapere che l'ufficio politico di Hamas a Doha «non serve più al suo scopo» a causa del «rifiuto di negoziare un accordo in buona fede».

 

il capo di hamas Ismail Haniyeh - emiro del qatar Hamad bin Khalifa al Thani

Tuttavia qualora Israele ed Hamas dimostrassero la seria volontà di tornare al tavolo delle trattative Doha potrebbe rivalutare la possibilità di riprendere a fare da mediatore. La decisione presa dal Qatar è avvenuta anche a causa delle forti pressioni americane al fine di cercare di isolare Hamas quanto più possibile.

 

È dal 2012 che l'organizzazione palestinese ha una sua base in Qatar. Questo, anche su avallo americano, per avere la possibilità di qualcuno che potesse avere un contatto diretto con il gruppo di Gaza che in molti Paesi hanno annoverato nella lista delle organizzazioni terroristiche.

 

il capo di hamas Ismail Haniyeh a doha - qatar

La decisione di sfratto sarebbe stata ufficializzata il 28 ottobre, dopo i nuovi rifiuti del gruppo di Gaza di procedere ai colloqui. Il Qatar non intende inimicarsi gli Stati Uniti di cui è alleato. A Doha è ospitata una delle basi americane più grandi dell'area e i rapporti tra i due paesi certamente, per la realpolitik, valgono più dell'alleanza con Hamas.

Sin dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas all'indomani del massacro del 7 ottobre, i qatarini hanno svolto un ruolo importante cercando, insieme anche all'Egitto, un possibile punto di incontro che ponesse fine al conflitto.

il diplomatico del qatar mohammed el emadi con tawfiq abu naim, capo della sicurezza di hamas

 

Un primo momento di frizione tra il Qatar e Hamas si era già avuto ad aprile. Anche in quella occasione, su spinta americana, Doha aveva inviato una lettera di sfratto ad Hamas o, almeno, lo aveva fatto intendere. Il gruppo di Gaza, l'allora suo capo politico Haniyeh, era volato ad Ankara. Il presidente turco Erdogan, da sempre è vicino a Hamas e nell'ultimo anno ha aumentato le sue istanze anti-israeliane. […] Si era paventata la possibilità che l'intero gruppo dirigente da Doha si spostasse in Turchia. Per questo, gli stessi americani fecero un passo indietro e chiesero al Qatar di non eseguire lo sfratto, per tenere viva la fiammella dei colloqui, più difficili con la mediazione turca.

 

Oggi invece il trasferimento nell'ex regno ottomano sembra più vicino. Gli Stati Uniti insistono che nessun Paese, soprattutto un alleato, come la Turchia, ospiti un gruppo terroristico come Hamas. La speranza è che l'intimo di sfratto al gruppo di Gaza possa spingere Hamas a tornare con più miti consigli al tavolo delle trattative […] La posizione degli Stati Uniti, si sarebbe irrigidita […] soprattutto dopo l'uccisione nella Striscia dell'ostaggio americano Goldberg-Polin poco prima che venisse liberato.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…