‘’PAPA BERGOL!’’ - QUANDO SI TRATTA DI INCONTRARE I POTENTI, IL PAPA LIQUIDA LA PRATICA IN POCHI MINUTI MA SE INCONTRA I CALCIATORI SE LA GODE (L’UNICA VERA FEDE È IL CALCIO)

Tony Damascelli per "il Giornale"

Diego Armando Maradona si inventò la mano de Dios. Papa Francisco è la voz de Dios e dunque parla di football quando e appena può. Riceve capi di Stato e rappresentanti di governo, sbriga la pratica in minuti cinque, poi quando è l'ora del football allora torna nella sua terra di origine, alla passione antica e rinnovata nel Paese che non onora il padre e la madre ma il pallone sempre, a qualunque ora del giorno.

In Argentina hanno capito che è l'uomo giusto nell'anno giusto, lo hanno preso al volo, come farebbe un arquero, nel senso di portiere, e così un'emittente sportiva, Tyc Sport, ha confezionato uno spot, dal titolo «Jogo Bendito» («Gioco Beato»), per i Mondiali in Brasile, mettendo assieme, come in un collage, immagini di Maradona e di Messi e di Higuain, della nazionale argentina che fu, che è e che sarà, unendole alle frasi pronunciate da papa Francisco a Rio de Janeiro in occasione delle Giornate per la Gioventù: «Voi siete il futuro, voglio che usciate fuori, attenti agli attaccanti, giocate in avanti e siate protagonisti. E se un argentino (che sarebbe Lui, ndr) è riuscito a fare questo in Brasile, immagina che cosa possono fare 23».

E invita a non fidarsi dei falsi cristiani mentre appaiono le immagini di Cristiano nel senso di Ronaldo. Blasfemia? Ma mi facciano il piacere. Piuttosto fiesta de pueblo, Bergoglio sta in cima ai cuori della gente di Baires ma anche qui in Italia sfoglia il suo album di figurine Panini al naturale, apre le porte d'oro del Vaticano agli uomini d'oro del calcio.

Ha concesso udienza al San Lorenzo, che non è il martire perseguitato dall'imperatore Valeriano ma è il nome della squadra del barrio Boedo di Buenos Aires di cui è socio e tifoso, poi ha raccolto e concesso autografi di Roma e Lazio, della Sampdoria, dei nazionali azzurri e argentini, ha dialogato con il papa del calcio, al secolo Sepp Blatter, ha ricevuto le delegazioni del Chievo e della Lega Pro, ha incontrato Carlos Tevez ma anche Pedro Pablo Pasculli con il Mirabello Sannitico di cui il campione del mondo dell'86 è stato allenatore, ha concesso l'onore a quelli della Scafatese e ha lasciato in sospeso una udienza, ma fuori casa, allo stadio San Paolo, su invito di Aurelio De Laurentiis per Napoli-Juventus, un cinepapanettone.

Con tutta questa bella gente si è divertito a parlare di fede e di pallone, un po' meno, come tempo e contenuti, ha concesso ai vari Hollande e Putin, Abu Mazen e a Cristina Fernandez de Kirchner, presidente della Nazione argentina; si è intrattenuto, come da protocollo, con vari delegati del centro e sudamerica ma sempre roba piccola in confronto al piacere delle udienze con quelli del football.

Perché, in fondo, Bergoglio è uno dei parenti, stretti o larghi, dipende dall'araldica e dal tifo, di Enrique Omar Sivori, detto El Cabezon, uno dei tre angeli dalla faccia sporca (gli altri due erano Humberto Maschio e Antonio Valentin Angelillo), l'idolo di Agnelli e poi del popolo napoletano, calciatore geniale e perfido, di origini liguri, nel sito di Lavagna, area dei Bergoglio e affini, essendo la madre di Bergoglio con cognome Sivori e il nonno del Cabezon proprio di Lavagna.

Ora al di là delle coincidenze, papa Francisco passa i week end tra pane e pallone, in modo appunto francescano. Sempre meglio di certe facce di bronzo che sfilano in Vaticano portando oro, incenso e altro non meglio definito. Lui è uno da viva il parroco, anzi da W il Papa.

 

Papa Francesco con coppa e maglietta del San Lorenzo papa francesco bergoglio con tevez papa francesco bergoglio con javier zanetti papa francesco bergoglio con buffon e giancarlo abete

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