elezioni

QUANDO SI VOTERÀ? LO DECIDERÀ LA RACCOLTA FIRME PER IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI: SE VERRÀ RAGGIUNTO IL QUORUM VORRÀ DIRE CHE LORSIGNORI HANNO DECISO DI ANDARE AL VOTO SUBITO CON LE VECCHIE REGOLE (PER RIELEGGERE QUASI 1000 PARLAMENTARI); VICEVERSA, SE NON SI RAGGIUNGERÀ IL QUORUM, VORRÀ DIRE CHE SI È DECISO DI TENERE IN VITA IL PARLAMENTO ALMENO FINO ALL'ELEZIONE DEL PROSSIMO CAPO DELLO STATO...

Marco Antonellis per Dagospia

 

giuseppe conte luigi di maio

Ormai l'hanno capito tutti: la vera cartina di tornasole sulla durata del Conte 2 e dell'intera legislatura sarà la raccolta delle firme sul referendum per il taglio dei parlamentari: se verrà raggiunto il quorum per indire il referendum (e di firme ne mancano pochine...) vorrà dire che l'intenzione dei parlamentari è quella di andare al voto con le vecchie regole per essere rieletti in massa (elezioni di quasi mille tra deputati e senatori tra gennaio e giugno, prima dell'eventuale referendum) viceversa, se non si vorrà raggiungere il quorum vorrà dire che l'intenzione del parlamento è quella di andare avanti il più possibile, almeno fino al '22 quando si dovrà eleggere il nuovo Capo dello Stato, contando sul fatto che dopo giugno nessuno più si arrischierà a chiedere elezioni anticipate vista la "moria" di deputati e senatori che provocherebbe l'entrata in vigore della nuova legge.

 

SALVINI E RENZI

In tale quadro si inseriscono sempre più perplessità in casa Lega sull'arrivare troppo presto al governo e di ritrovarsi pieni di "mission impossibile" da risolvere. Sentite cosa dicono a microfoni spenti da via Bellerio: "Su questioni come la ex Ilva, Alitalia, la flat Tax, il rapporto con i vertici di Bruxelles o lo spread nessuno ha la bacchetta magica e sia Salvini che Giorgetti lo sanno benissimo".

 

Insomma, il rischio è che andare troppo presto a Palazzo Chigi possa bruciare il consenso accumulato in questi ultimi anni della Lega. Quindi, ed è questa la riflessione che si sta facendo, forse è meglio aspettare tempi migliori e soprattutto sperare che qualcuno nel frattempo tolga le castagne dal fuoco altrimenti il rischio di bruciarsi sarà altissimo. Perché "certi problemi non li risolvi automaticamente anche se hai vinto le elezioni con il 40%". Il timore, inconfessabile in casa leghista, è di fare la fine di Giggino Di Maio: stravincere le elezioni ma dopo poco tempo veder dimezzato il consenso del partito.

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