QUANTO DURA DURIGON? - SALVINI VA AL CONTRATTACCO SUL CASO DEL SOTTOSEGRETARIO ORFANO DI MUSSOLINI E TIRA BORDATE A LUCIANA LAMORGESE. ANCHE PERCHÉ NEL FRATTEMPO GIORGIA MELONI L’HA MESSO ALL’ANGOLO, ANNUNCIANDO UNA MOZIONE DI SFIDUCIA NEI CONFRONTI DELLA MINISTRA DELL’INTERNO, PARALLELA A QUELLA DI PD E CINQUE STELLE SU DURIGON. IL CARROCCIO POTREBBE REGGERE A UN’USCITA FORZATA DEL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA?
Marco Conti per “il Messaggero”
«Non credo che Draghi abbia come priorità i parchi di Latina». Si affida ad una battuta Matteo Salvini per sostenere che nell'incontro mattutino con il presidente del Consiglio si è parlato di ben altro e non certo dell'infelice sortita di Claudio Durigon a Latina. È comunque probabile che nella previsione delle urgenze del premier il leader della Lega non ci sia andato troppo lontano e che effettivamente in questi giorni Draghi abbia ben altri problemi ai quali preferirebbe non aggiungere quello della stabilità della maggioranza.
E già, perchè non è difficile scorgere nella veemente richiesta delle dimissioni il tentativo di una parte del Pd e del M5S di usare il caso-Durigon come grimaldello per tornare a quella auspicata composizione della maggioranza che avrebbe dovuto sostenere il Conte-ter e che - ovviamente - non comprendeva la Lega.
Fallita la caccia ai responsabili, ingoiato il rospo sei mesi fa, l'occasione sembra ghiotta ed è anche per questo che il premier si muove con prudenza confrontandosi in serata anche con il ministro Giorgetti.
LA SORDINA
MATTEO SALVINI E GIANCARLO GIORGETTI ALL HOTEL MIAMI DI MILANO MARITTIMA
Salvini nella scelta di sostenere l'attuale governo ha dovuto mettere la sordina a quella parte del Carroccio - meno legata alla vecchia tradizione leghista, ma che ha contribuito all'ascesa del «Capitano» - che non reggerebbe veder dimissionato un sottosegretario che ha fatto di Latina una delle roccaforti leghiste e che, anche a dispetto dell'ala lombardo-veneta del Carroccio, ha segnato una delle stagioni di governo più fantasiose della storia repubblicana con quella macchina di distribuzione di pensioni nel pubblico impiego chiamata Quota100.
CLAUDIO DURIGON E MATTEO SALVINI FANNO SELFIE IN SPIAGGIA
Ma se le priorità di Draghi sono altre, come sostiene Salvini, è facile immaginare che non ci sia anche la mozione di sfiducia alla ministra Luciana Lamorgese e che soffra anche le bordate che rifila il leader leghista alla ministra che non fa un passo senza informarlo.
MATTEO SALVINI DOPO L'INCONTRO CON MARIO DRAGHI
Sarà un caso, ma più si alza la richiesta di dimissioni di Durigon e più Salvini attacca la responsabile del Viminale la quale, essendo un tecnico e non un leader di partito, evita di replicare sistematicamente e attende le richieste di audizione o le interrogazioni che arrivano dalle Camere. Toni sempre più alti anche se poi la mozione di sfiducia viene annunciata da FdI che compie la ormai consueta mossa del cavallo per mettere l'alleato leghista in difficoltà.
Stretto tra alleati che non lo vogliono e altri che non vogliono un pezzo di centrodestra al governo, Salvini fatica e teme che il risultato delle prossime elezioni amministrative possa certificare il sorpasso del partito di Giorgia Meloni sulla Lega, oltre che su FI.
LE RIFORME
«L'incontro con il presidente Draghi è andato bene - racconta Salvini - le mie preoccupazioni sono su settembre: ci sono da bloccare 60 milioni di cartelle di Equitalia, c'è la riforma delle pensioni a cui lavorare, c'è la riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, del codice degli appalti e poi c'è la riapertura delle scuole da garantire in presenza e poi abbiamo parlato di Afghanistan e tutto quello che ne consegue».
Un dettagliato elenco che poi conclude dicendo che la Lamorgese «non svolge il suo ruolo» perché «a dirlo sono i numeri» degli sbarchi e il fatto che «un rave party sia andato avanti per giorni senza che nessuno sia intervenuto». L'efficacia delle mozioni di sfiducia individuali è stata sempre molto relativa e nella storia Repubblicana, solo una volta hanno portato alle dimissioni di un ministro. Resta però il problema politico di una maggioranza alle prese con la campagna elettorale che potrebbe ancor più indebolire leadership già fragili a destra come a sinistra.
luciana lamorgeseSALVINI DRAGHI
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