ANCHE RENZI HA I SUOI “SCILIPOTI” - QUEL CHE RESTA DI “SCIOLTA CIVICA” PASSA COL PD - IL SOCCORSO IN SENATO LO DARANNO GLI “AZZURRI” DELLA LOGGIA DI VERDINI - TUTTI SUL CARRO DI RENZI: NESSUNO VUOLE IL VOTO ANTICIPATO E TUTTI VOGLIONO UN POSTO
1. OPERAZIONE SCELTA CIVICA, RENZI AMPLIA IL PD
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Una tempesta in un bicchiere d’acqua. È durato poco più di tre giorni il malessere politico del Nuovo centrodestra nei confronti del governo. Due giorni fa Angelino Alfano e Matteo Renzi si sono visti, «l’incontro è andato molto bene», ha detto ieri mattina il primo, insomma pace fatta, se mai c’è stata guerra, e incomprensioni archiviate.
Eppure in Parlamento l’eco di quanto successo con l’elezione di Sergio Mattarella non si spegne. Debora Serracchiani, vicesegretario dem, auspica maggioranze più ampie facendo appello al senso di «responsabilità» di tutti i parlamentari. Un appello frutto della rottura degli accordi con Berlusconi, ma che ovviamente non sta bene proprio al partito di Alfano: ci siamo noi, la maggioranza regge e non ha bisogno di altre stampelle è la replica di Maurizio Lupi: «Di responsabili il governo Berlusconi è morto».
Ma lo schema della maggioranza attuale potrebbe anche cambiare in modo strutturale, almeno nel medio periodo. Ieri sera lo stesso premier ha compiuto un’ulteriore mossa. Due giorni fa aveva in qualche modo dileggiato il contributo di Scelta civica («esiste ancora?»), ieri ha chiarito che forse non si trattava solo di ironia, esprimendo apprezzamento «per il contributo leale arrivato finora», ma soprattutto facendo presagire uno schema in cui il Pd ingloba quello che resta del partito di Mario Monti:
«La condivisione può individuare un approdo comune e un comune cammino per il cambiamento dell’Italia». Già oggi i senatori di Sc, e una frazione dei deputati, potrebbero addirittura annunciare l’adesione ai dem. Insomma la situazione politica è più che mai fluida, mentre qualcuno pronostica persino defezioni azzurre verso il Pd.
In ogni caso nelle prossime settimane il governo si troverà ad affrontare una situazione nuova: la possibile saldatura fra minoranza dem, che fra le altre cose vorrebbe modificare la legge elettorale («blindata» per il premier), e l’insoddisfazione crescente in FI. E mentre Sel e minoranza Pd chiedono che il patto del Nazareno sia d’ora innanzi sostituito dal metodo Mattarella, resta da capire quale sarà l’atteggiamento futuro dell’ex Cavaliere.
Assaggi di queste tensioni si sono scaricati ieri sull’intenzione del governo di riformulare i diritti che pagano Rai e Mediaset allo Stato per le frequenze, sui contenuti dei futuri decreti del Jobs Act, sul piano dell’esecutivo per cambiare le norme sulle banche popolari.
maria elena boschi e federica guidi
Mentre sia Renzi che i suoi ministri, a cominciare da Federica Guidi, stanno programmando nuovi provvedimenti: ieri la titolare dello Sviluppo economico ha annunciato un’imminente intervento in tema di liberalizzazioni (farmaci da banco, trasporti pubblici, energia), mentre trapelano alcune indiscrezioni del piano del premier per la Rai (un ad con pieni poteri al posto dell’attuale diarchia, 5 consiglieri e non più 9, sottratti alla nomina parlamentare).
2. LA GRANDE CORSA DEI RESPONSABILI: CHI PUÒ SALIRE SUL CARRO DEI DEM
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
«Consapevolezza e responsabilità». La formula magica è questa, questa l’esca con cui i renziani attirano nella rete del premier i senatori più inquieti, che non sempre sono i più attaccati alla poltrona. La pesca di nuovi responsabili sta andando così bene che i renziani ritengono l’«operazione 2018» conclusa, prima di iniziare. «Troveremo tutti i numeri di cui abbiamo bisogno» rassicura Ettore Rosato, pontiere tra i partiti e Palazzo Chigi.
Se l'Ncd rientra saldamente in maggioranza e la minoranza pd non si smarca, Renzi può contare su un margine di vantaggio di circa 25 voti. A cui potrebbero aggiungersi una decina di senatori vicini a Denis Verdini, tre di Sel (si vocifera di Uras, De Cristofaro, Stefàno), un bel pacchetto di Gal e qualche ex grillino, come Orellana o Campanella.
Dopo l’elezione di Mattarella la forza di attrazione di Renzi è tale che Scelta civica sta per traslocare nel Pd, dove aspettano ad horas Lanzillotta, Ichino, Susta, Maran, Della Vedova. Il ministro Giannini non ha deciso se rompere gli indugi e il suo posto al governo traballa.
Alla Camera sarebbero pronte a passare nel Pd anche Tinagli e Borletti Buitoni. Ma il sottosegretario Zanetti si infuria, ironizza su Renzi («la classe non è acqua») e lavora per fermare il trasloco: «Domenica Scelta civica va a congresso. Ognuno faccia quel che crede, ma entrare nel Pd su chiamata è demenziale».
La vera polizza di assicurazione sulla durata della legislatura è che nessuno, nei piccoli partiti allo sbando come in Forza Italia, può permettersi il lusso di andare al voto anticipato. Adesso che Berlusconi non può offrire a nessuno la certezza di una ricandidatura, i suoi senatori subiscono il fascino delle sirene renziane. Renato Brunetta si augura che la «bolla speculativa del renzismo» scoppi, ma intanto i berlusconiani di ferro di Palazzo Madama misurano il grado di empatia tra il capogruppo Paolo Romani e il ministro Boschi.
Racconta Domenico Scilipoti detto Mimmo, re dei Responsabili: «Molti miei colleghi vengono avvicinati dai renziani, i quali a volte li mettono persino in imbarazzo». E lei, ci sta facendo un pensierino? «Io non mi sono mai pentito e lo rifarei, ma sulle riforme mi atterrò alla linea del partito. Se alcuni colleghi decidessero di sostenere Renzi, spero lo facciano per il bene del Paese e non per convenienza personale».
L’appello di Debora Serracchiani non cadrà nel vuoto, c’è da giurarci. La vicesegretaria pd si rivolge a FI e loda i nuovi responsabili che volessero elargire un aiutino sulle riforme: «Chi appoggerà il governo provenendo da partiti al di fuori della maggioranza non è uno Scilipoti qualsiasi, sono persone consapevoli della responsabilità verso l’Italia...». Persone come Riccardo Villari, per citare un azzurro «non-oltranzista» che discetta di buon senso tricolore: «Non essere arruolati ti dà maggiore libertà e maggiore responsabilità». Libertà e responsabilità, ecco la chiave per aprire il forziere dei voti che servono a blindare la legislatura.
I nuovi responsabili che non saranno arruolati in pianta stabile in maggioranza, potranno essere intercambiabili: oggi io, domani tu, in un valzer di interessi convergenti con quelli del Paese. Chi voterà la legge elettorale e chi la riforma delle banche popolari. «Verdini? Se Denis vuole, una decina di senatori li muove», fa di conto Villari. Solo tre giorni fa i tormenti di Forza Italia parevano speculari a quelli del Ncd, dove però i maldipancia si sono placati in fretta.
Una buona dose di Maalox l’ha distribuita metaforicamente il calabrese Antonio Gentile detto Tonino, che ha pressato Alfano perché sostenesse Mattarella. Nelle ore drammatiche in cui il centrodestra andava in pezzi, undici grandi elettori controllati da Gentile incontravano in segreto il ministro Boschi e garantivano una preziosa stampella, sempre pronta alla bisogna. E per quanto il ministro Maurizio Lupi ricordi come «di responsabili il governo Berlusconi è morto», il pallottoliere dei renziani gira alla velocità della luce.
«La maggioranza deve stare attenta tutti i giorni ai numeri — ci va cauto Giorgio Tonini —. Ma se ai tempi di Prodi c’erano due blocchi monolitici contrapposti, oggi le opposizioni sono cinque o sei e questa è la vera risorsa di Renzi». Il senatore Naccarato parla di un «dispositivo» che scatta automaticamente in caso di reale necessità: una rete di stabilizzatori contro beccheggio, rollio e sussulti nella navigazione. Più la legislatura rischia, più i soccorritori aumentano. E questo Renzi lo sa benissimo».