RAI NON MI AVRAI - TARANTOLA DISERTA IL PRIMO CDA: FINCHÉ NON AVRÀ TUTTE LE DELEGHE, NON PRENDERÀ IL COMANDO - IL BERLUSCONE VERRO HA ASPETTATO DI ESSERE RICONFERMATO PER SILURARLA: “MAI VOTEREI A FAVORE DEI NUOVI POTERI DEL PRESIDENTE. SU GUBITOSI MI TURO IL NASO, MONTI MI FA GIRARE LE BALLE” - MONTI NON CEDE: SA CHE IL BANANA MIRA A NEGOZIARE IL Sì ALLA TARANTOLA E SA CHE COMMISSARIARE, CONTRARIAMENTE ALLE MINACCE DI ROMANI, SI PUÒ…

1- VERRO - "NO POTERI ALLA TARANTOLA, SAREBBE COME CHIUDERE IL PARLAMENTO. GUBITOSI Sì, MA TURANDOMI IL NASO. MONTI MI FA GIRARE LE BALLE. IL COMMISSARIAMENTO DELLA RAI SAREBBE ILLEGALE"
Da "La Zanzara - Radio 24"

"Non voterei mai a favore dei poteri al Presidente Tarantola perché sarebbe come chiudere il Parlamento. Su Gubitosi direi di si come Direttore Generale ma lo farei turandomi il naso perché è una forzatura del governo che scavalca il consiglio di amministrazione. Questa mossa di Monti mi fa girare le balle". Così il consigliere Rai in quota Pdl Antonio Verro ai microfono de La Zanzara su Radio 24. "Se questa operazione l'avesse fatta Berlusconi invece di Monti immagino già cosa sarebbe successo - prosegue Verro - e il solo fatto che il premier parli di commissariamento mi fa arrabbiare, è un puro ricatto ed è illegale".


2- RAI TARANTOLA DISERTA L´ESORDIO DEL CDA - LA PRESIDENTE A DISAGIO PER I VETI PDL. "SENZA DELEGHE NON SI GUIDA UN´AZIENDA"
Annalisa Cuzzocrea e Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Non l´ha presa affatto bene, Anna Maria Tarantola. I riti della politica sulla Rai - i ricatti, le minacce, i tentativi di avviare trattative sotto banco per salvare questa o quella poltrona - hanno già stancato il vicedirettore di Bankitalia. Che ha detto sì a Mario Monti, è pronta a dirigere la televisione pubblica. A risanarla, anche. A rilanciarla, forse. Non è pronta però a subire attacchi e veti che non si aspettava, e con i quali non vuole avere niente a che fare.

Per questo, oggi a mezzogiorno la presidente in pectore non parteciperà alla riunione del consiglio di amministrazione che deve ratificare la sua nomina. Ci ha pensato molto, ha cambiato idea più volte. Il suo non vuole essere uno "sgarbo" - spiega a chi le ha parlato - ma «un segno di rispetto nei confronti del Parlamento», chiamato a decidere sul suo nome.

Anna Maria Tarantola non si considererà presidente finché non ci sarà il voto della commissione di Vigilanza, i cui due terzi devono confermare la sua designazione. È così che, con un messaggio ai consiglieri, motiverà la sua scelta. Sulla quale però pesa anche la poca voglia di sedersi a un tavolo in cui qualcuno possa cominciare a porre condizioni, intavolare una trattativa, tirar fuori la questione delle deleghe "pesanti" che Monti vuole affidarle e che il Pdl considera illegittime.

Nonostante questo, è difficile che le minacce del partito di Silvio Berlusconi arrivino a inficiare la nomina del cda. «Votare il presidente designato è un atto dovuto», dice Antonio Verro, uno dei consiglieri di centrodestra confermati. Anche se poi, alla trasmissione radiofonica La Zanzara, spara a zero: «Non voterei mai a favore dei maggiori poteri alla Tarantola perché sarebbe come chiudere il Parlamento».

La linea del Pdl quindi non cambia: quelle deleghe, trattare i contratti fino a 10 milioni di euro e decidere tutte le nomine di primo e secondo livello tranne quelle editoriali (direttori di rete e tg), non devono passare. E se il cda andrà liscio, sulla Vigilanza continuano i tentativi dilatori. Alessio Butti, capogruppo pdl, chiede ora - sulla scorta del radicale Beltrandi, "ribelle" della pattuglia pd - che la Tarantola si presenti in audizione davanti alla commissione prima che questa decida se confermarla o meno.

Un´ipotesi che il vicedirettore di Bankitalia non prende neanche in considerazione. Non vuole essere "interrogata" in Vigilanza. In realtà, aveva in mente tutt´altro. Credeva che dopo il voto di oggi a viale Mazzini la commissione parlamentare avrebbe subito dato il suo parere. Se fosse stato positivo, Anna Maria Tarantola avrebbe subito riconvocato il cda per avere il via libera sui nuovi poteri: «Non vado alla Rai se non ho le deleghe indicate dal presidente del Consiglio Monti».

Il rinvio di Sergio Zavoli - che ha scelto di attendere il voto dei consiglieri - ha scombinato i suoi piani. La Vigilanza si riunirà infatti giovedì. Con l´accordo di tutti, potrebbe al massimo essere anticipata a domani.

La strada del centrodestra è comunque stretta. Paolo Romani, che insieme a Maurizio Gasparri segue la partita Rai per conto di Berlusconi, conferma che il Pdl non intende cedere, ma ammette che finora, da parte del governo, non sono arrivati segnali. Se continuerà a essere così - se le richieste degli emissari di Berlusconi non troveranno sponde - è difficile che possano ancora forzare la mano sperando di trattare qualche posizione, o di barattare altre partite come quella sulle frequenze televisive.

Perché il commissariamento, nonostante la Rai sia una spa, è sempre possibile. Basta un decreto, o un semplice emendamento a uno dei tanti già al vaglio delle Camere. Pd e Terzo polo continuano a chiederlo con insistenza. Monti potrebbe sempre decidere di accontentarli.

 

ANNA MARIA TARANTOLA antonio verroberlusconi monti Alessio ButtiSERGIO ZAVOLI PAOLO ROMANI CON LA FIGLIAMAURIZIO GASPARRI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…