AVEVA RAGIONE VECCHIONI: SICILIA ISOLA DI MERDA! 61 DEPUTATI REGIONALI SU 90 HANNO PENDENZE CON IL FISCO E GUARDA CASO VIENE BOCCIATA LA RICAPITALIZZAZIONE DI “RISCOSSIONE SICILIA” CHE INCASSA LE IMPOSTE SULL’ISOLA - LA REGIONE INCASSA SOLO L’8% DEL DOVUTO (480 MILIONI SU 5,7 MILIARDI!)
Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
PALAZZO D'ORLEANS REGIONE SICILIA
Dice Antonino Fiumefreddo: «Davanti a me c' è un muro. Non ho la sensazione che si vogliano cambiare le cose». Venti giorni fa l' assemblea regionale gli ha bocciato a scrutinio segreto la ricapitalizzazione della società di cui è presidente da un anno, Riscossione Sicilia, e che ha il compito di incassare le imposte nell' isola. Sarà una coincidenza, ma è successo dopo la scoperta che 61 deputati regionali su 90 avevano pendenze con il Fisco. E sono soltanto una parte degli almeno 160 politici locali nelle stesse condizioni. Parlamentari, assessori, ex consiglieri, sindaci... C' è di tutto.
Nessuno gli chiedeva i soldi e forse quando è successo qualcuno si è arrabbiato. Non li chiedevano a loro, né a tantissimi altri. Basta dire che dei 5,7 miliardi di ruoli riscuotibili ogni anno nell' isola, si incassano 480 milioni. Paga solo l' 8 per cento. Ecco perché Riscossione Sicilia, società regionale omologa di Equitalia, fa l' esattore perennemente in perdita, fino ai 14 milioni di buco del 2014. Per non parlare dei costi.
A Catania, 72 mila euro al mese per l' affitto della sede. A Siracusa, 35 mila. A Ragusa, 30 mila. A Palermo la società possiede un immobile di nove piani, eppure spendeva per affitti mezzo milione l' anno.
Quando Fiumefreddo è arrivato ha trovato 702 dipendenti e una lista di 887 avvocati esterni. Azzerarla non è stato facile. Come accorpare gli uffici provinciali. Quanto all' offensiva contro gli evasori, lasciamo spazio all' immaginazione. Da maggio a dicembre hanno sequestrato 3.200 auto.
Ben 1.189 nei soli primi tre mesi: fra queste 33 Ferrari, 119 Porsche, 49 Jaguar, 17 Maserati, 2 Rolls Royce, 3 Cadillac, una Aston Martin e perfino quattro Hummer. Più un jet privato da 8 milioni intestato alla proprietaria di un bar di Catania.
Alla faccia dello stereotipo di regione povera che da sempre marchia la Sicilia, i contribuenti che devono più di 500 mila euro sono 12.979, per un debito di 23,3 miliardi. A Catania il carico maggiore spetta a una sconosciuta signora (Rosaria Ferlito) che dovrebbe dare a Riscossione Sicilia 85,7 milioni. A Trapani il signor Silvano Lombardo di milioni ne deve 168. A Messina, e nelle altre città siciliane, sono gravemente morose le principali aziende municipalizzate.
A Palermo la stessa Regione Siciliana deve al suo esattore 37,8 milioni. Mentre 54,6 milioni dovrebbe pagare Massimo Ciancimino, figlio dell' ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino a suo tempo condannato per mafia. Seguono numerosi altri debitori per milioni, alcuni deceduti, i cui nomi rimandano a Cosa Nostra: come se quel capitolo di quando le esattorie siciliane erano in mano ai cugini mafiosi Ignazio e Nino Salvo non si fosse mai del tutto chiuso. Fantasie?
«Si sottolinea», ha scritto Fiumefreddo al presidente dell' Anticorruzione Raffaele Cantone, «come fra i grandi morosi vi siano soggetti a Catania riconducibili alla famiglia mafiosa di Cosa Nostra Santapaola-Ercolano, così come a Palermo diverse aziende sono collegabili alle famiglie più famigerate, con una situazione che diviene incredibile a Trapani dove molti soggetti sono noti alle cronache per essere sospettati di fungere da prestanome al boss Matteo Messina Denaro». È saltato pure fuori che non poche imprese «con pendenze fiscali assai importanti» risultano titolari di contratti d' appalto con pubbliche amministrazioni, nonostante questo sia espressamente vietato dalla legge.
Neppure è raro imbattersi in aziende fallite, senza che Riscossione Sicilia con i suoi 887 avvocati si fosse inserita nel passivo. Come pure in società apparentemente in gran salute, privati cittadini, commercianti. E studi professionali tra i più accreditati. Un esempio?
Scorrendo il tabulato di Palermo cade l' occhio sul nome del famoso avvocato Ignazio Messina, ex deputato e segretario dell' Italia dei Valori, partito che fu di Antonio Di Pietro. Gli viene attribuito un debito di 605.431 euro.
Ora è lecito chiedersi se quanto sta accadendo non sia il segno di un preoccupante rigurgito gattopardesco. A novembre, sostiene Fiumefreddo, gli incassi sono saliti del 51 per cento e per la prima volta in dieci anni nel 2015 è stato superato il budget. Evviva. Ma certo con un sistema informativo fermo al 1989 non si fa molta strada. Tanto più se pure la politica rema contro. E non è escluso che Fiumefreddo, avendo forse pestato troppi calli, vada a casa dopo aver portato i libri in tribunale. Senza rimpianti: se questo è il risultato dell' autonomia regionale, meglio che riscuota lo stato centrale. Sapendo però che solo vincendo la battaglia delle tasse si potrà dire che la Sicilia sta cambiando davvero.