RENZI BATTE UN COLPO SU MPS E SI SCHIERA AL FIANCO DI PROFUMO E CONTRO LA FONDAZIONE E IL SINDACO VALENTINI – CI SARA’ DIETRO LO ZAMPINO DEL FINANZIERE SERRA?

Carlotta Scozzari per Dagospia

Forse il clamore dell'accordo di Fiat su Chrysler ha fatto passare la dichiarazione in secondo piano. Ma ieri è stato anche il giorno in cui, dopo un lungo silenzio, il neo segretario del Pd, Matteo Renzi, ha finalmente battuto un colpo sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena. Ossia sul recente scontro tra Fondazione Mps e banca sull'aumento di capitale da 3 miliardi, che ha visto uscire vittorioso l'ente azionista presieduto da Antonella Mansi a scapito del tandem di vertice composto da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.

Renzi, a proposito dei casi Mps e Telecom, ha detto: "Il governo ha un potere enorme di moral suasion, indipendentemente dagli appigli legislativi. Nella vicenda Telecom, dovrebbe usarlo per chiarire che lo scorporo della rete è una priorità, o che comunque bisogna avere l'assoluta garanzia di investimenti sull'infrastruttura; e su Mps dovrebbe usarlo per evitare che i soldi prestati dai contribuenti italiani vengano messi a rischio".

Quel che il neo segretario del Pd e sindaco di Firenze intende è che con lo slittamento dell'aumento di capitale da gennaio a maggio, ottenuto da Mansi in asse con il sindaco di Siena Bruno Valentini, viene posticipato nel tempo il rimborso dei Monti bond da 4 miliardi, ossia del denaro prestato alla banca dallo Stato (e dunque in ultima analisi dai contribuenti), senza contare che sulle stesse obbligazioni Rocca Salimbeni deve pagare più interessi.

Quella di Renzi è chiaramente una presa di posizione, ancorché indiretta, al fianco del presidente di Mps Alessandro Profumo e dell'amministratore delegato Fabrizio Viola, che avevano invece organizzato tutto per andare sul mercato a battere cassa già a gennaio, anche perché il consorzio di garanzia dell'aumento scadrà proprio questo mese.

Sembrano così perdere di consistenza tutte quelle ipotesi complottiste, che qualcuno aveva abbozzato prima dell'assemblea di Mps, che dipingevano il segretario del Pd come tacitamente schierato a favore del duo composto da Mansi e dal sindaco Valentini, soltanto per il fatto che quest'ultimo si professa un renziano. Tra l'altro, notava qualcuno, Profumo era stato chiamato in Mps dall'ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, legato a un Pd più vicino a Massimo D'Alema che a Renzi.

E invece quello arrivato ieri dal segretario del Pd potrebbe essere un endorsement, indiretto, al presidente di Mps Profumo. Una cosa simile, del resto, aveva già fatto il finanziere e consulente di Renzi, Davide Serra, quando il 29 dicembre, il giorno dopo l'assemblea, aveva twittato: "Fondazione MPS, salvata con aiuti di stato. Mette a rischio Banca,soldi dei contribuenti e risparmiatori per interesse di vecchi Politicanti". Un pensiero del tutto allineato a quello espresso proprio ieri da Renzi.

Qualche osservatore fa notare che i rapporti tra Serra e Profumo sono buoni fin dai tempi in cui il finanziere londinese lavorava come analista capo della ricerca in Morgan Stanley. Tant'è che se il presidente di Mps fosse riuscito ad avviare l'aumento di capitale da 3 miliardi a gennaio Serra, con il suo fondo Algebris, magari avrebbe potuto comprare qualche azione della banca senese.

Non a caso, proprio oggi, "il Messaggero" scrive che tra i soggetti che potrebbero rilevare titoli Mps dalle casse delle Fondazione (costretta a vendere per alleggerire il fardello del debito da quasi 350 milioni), insieme alla Cariplo di Giuseppe Guzzetti e al fondo arabo Aabar (che Profumo aveva già fatto entrare in Unicredit quando ne era alla guida) potrebbe esserci proprio Algebris. Se così fosse, Serra sarebbe forse costretto a pagare i titoli della banca senese qualcosa di più che non con l'aumento di capitale. Ma si tratta comunque di pochi spiccioli se si considera che Mps in Borsa non vale nemmeno 18 centesimi.

 

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