DISGELO RENZI-NAPOLITANO – ‘NON CHIEDO RIMPASTI SONO ROBA DA PRIMA REPUBBLICA, SE CREDONO DI INGABBIARMI COSÌ, SI SBAGLIANO, A ME INTERESSA SOLO FAR APPROVARE LA LEGGE ELETTORALE’

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

«L'ho spiegato anche al capo dello Stato: io sul rimpasto non voglio mettere bocca. Di più, io non ci sto»: a sera, dopo l'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il segretario del Partito democratico Matteo Renzi fa il punto con i fedelissimi nel palazzo del Nazareno.

Il leader del Pd è stufo «delle voci che qualcuno mette in giro ad arte» sul suo interesse a un cambio di poltrone. E ha voluto precisare anche all'inquilino del Colle che questo tam tam giornaliero sul rimpasto non lo riguarda e non proviene da fonti a lui vicine. «Io non voglio mettere nessuno dentro il governo», spiega ai suoi il sindaco di Firenze. Il quale, tanto per mettere i puntini sulle «i», sebbene non è che ce ne sia bisogno perché i collaboratori del segretario sanno bene di che pasta sia fatto l'uomo, sottolinea: «Se credono di ingabbiarmi così si sbagliano di grosso».

Il leader del Partito democratico è convinto che tutte queste voci siano fatte circolare da ambienti vicini al presidente del Consiglio o, comunque, governativi, perché è da quelle parti che c'è interesse a mandare in porto l'operazione rimpasto. «Io invece - è il ritornello del sindaco di Firenze, che ha spiegato anche a Napolitano il suo punto di vista - non voglio essere imprigionato su queste cose: a me interessa riuscire a far approvare la legge elettorale. Sarebbe una grande vittoria della politica e del Parlamento se riuscissimo a fare in pochi mesi quello che non siamo riusciti a fare finora».

Per evitare altri equivoci, visto che in Transatlantico di Montecitorio c'è addirittura chi dice in giro che nel governo nuova versione ci saranno due o tre giovani renziani, il segretario del Pd, dopo l'incontro con il capo dello Stato, manda un tweet di questo tenore: «Parlare di rimpasto è roba da Prima Repubblica, che noia. Vi prego, parliamo di cose concrete». Come quelle che sono state oggetto del lungo colloquio tra il sindaco di Firenze e il presidente della Repubblica.

Che il rapporto tra i due sia «migliorato», come confermano da entrambe le parti, è vero. Se non altro perché il leader del Pd sta cercando di portare a compimento il percorso delle riforme che tanto sta a cuore a Napolitano. E ieri lo ha ribadito, spiegando all'inquilino del Colle quali sono stati finora i frutti dei contatti con le altre forze politiche sull'ipotesi di una nuova legge elettorale. Su quel fronte, il sindaco di Firenze è convinto che si andrà avanti: «Sono molto ottimista, perché le cose si sono incardinate bene e non è affatto vero che siamo ancora lontani da una meta o che la riforma è destinata a insabbiarsi nelle secche del Parlamento. Semmai è vero il contrario».

Con i suoi, il segretario si è dimostrato altrettanto ottimista. Il borsino dei palazzi della politica oscilla tra il Mattarellum e il doppio turno per quel che riguarda le preferenze del Partito democratico. E Renzi ai suoi spiega che la direzione di giovedì tirerà le somme sulla questione: «Lì faremo il punto, perché poi dalla prossima settimana ci dovrà essere una nostra proposta sulla riforma: non c'è tempo da perdere e c'è chi invece vorrebbe farcene perdere molto».

Intanto, il segretario anticipa i problemi sul tappeto: «Sulla legge elettorale abbiamo costretto tutti a scoprire le carte. Il Mattarellum ha il pregio del rapporto con il territorio, lo spagnolo puro non ha senso senza il premio di maggioranza e il doppio turno senza le preferenze va contro la sentenza della Corte».

Ma il leader del Pd (che non ha risparmiato nemmeno una frecciata al Tar piemontese, che dopo quattro anni emette la sua sentenza. «Vicenda bislacca») con i collaboratori, prima, e con i parlamentari, poi, parla anche dei rapporti con il governo: «La gente lo identifica come l'esecutivo del Pd, tutto quello che fa ha un impatto sul nostro partito, per questo dobbiamo incalzarlo. Non possiamo solo rimediare ai guai, come quello sulla tassazione della casa. E quando parliamo, ci debbono ascoltare: abbiamo 400 parlamentari».

 

napolitano letta renzi MATTEO RENZI E GIORGIO NAPOLITANOnapolitano renzi firenze napolitano renzi LETTA ALFANO FRANCESCHINI RENZI NAPOLITANO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?