renzi matteo linguaccia

ROTTAMAZIONE 2.0 AL VIA - RENZI VUOLE METTERE ALLA PORTA I BUROCRATI DELLO STATO: NEL MIRINO IL RAGIONIERE DANIELE FRANCO (EX BANKITALIA) , GIA’ OSCURATO DA QUEL YORAM GUTGELD CHE È DIVENTATO PIÙ DI UN MINISTRO DELL’ECONOMIA OMBRA

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

matteo renzi andrea orlandomatteo renzi andrea orlando

Va (molto) oltre il «semplice» duello tra governo e Ragioneria dello Stato: il braccio di ferro sulla legge di Stabilità andato in scena in questi giorni, con gli uomini di via Venti Settembre che danno del filo da torcere a palazzo Chigi prima di apporre il «bollino» sulla ex finanziaria, si contorna di elementi nuovi. C’è molto di più, insomma, del canonico duello sulle coperture finanziarie.

 

Raccontano che Matteo Renzi abbia alzato la posta in gioco. Nel mirino del presidente del Consiglio c’è la poltrona del Ragioniere dello Stato, oggi occupata da Daniele Franco (ex Banca d’Italia). Non è la prima volta che il premier punta Franco, ma adesso potrebbe esserci la spallata decisiva per metterlo alla porta.

 

yoram gutgeldyoram gutgeld

L’ex funzionario di Bankitalia ha rispettato il copione e di fronte a talune misure proposte nella manovra per il 2015 ha storto il naso, chiedendo approfondimenti, specie sui fondi aggiuntivi - pari a 3,8 miliardi di euro - che il governo stima di incassare da una poco precisata nuova guerra ai furbetti delle tasse.

 

Alla fine il via libera della Ragioneria alla legge di stabilità è arrivato nella tarda serata di mercoledì e Franco ha costretto l’esecutivo a spedire, 24 ore prima, al Quirinale un testo ancora «aperto». E in effetti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha firmato soltanto ieri. 

DANIELE FRANCO DANIELE FRANCO

 

Di aver stravolto i riti a Renzi importa poco. Anzi. Dopo aver licenziato i vecchi politici (dal Partito democratico e non solo), il capo del governo ora vuole far fuori pure i boiardi di Stato: è la rottamazione 2.0. Non è chiaro fino a che punto Franco abbia compreso di essere sotto tiro.

 

Fatto sta che il premier gli ha opposto il suo economista di fiducia, quel Yoram Gutgeld che da diverse settimane è diventato più di un ministro dell’Economia ombra. Gutgeld e Franco sarebbero venuti ai ferri corti dopo il blitz sul bonus da 80 euro per le mamme. Con il consigliere del premier che ha costretto, in sostanza, il Ragioniere dello Stato a ingoiare la misura sui neonati. La goccia che ha fatto traboccare il vaso.

 

A via Venti Settembre la tensione si taglia col coltello. Peraltro, come eventuale successore di Franco non è più scontata la promozione di Alessandra Dal Verme, numero due della Ragioneria e cognata dell’esponente democrat, Paolo Gentiloni, renziano doc. Nonostante il continuo gioco di sponda con palazzo Chigi, Dal Verme non è in pole position, ma resta in corsa. 

Lorenzo 
Codogno
Lorenzo Codogno

 

Ad alimentare la tensione c’è un’altra vicenda: protagonista è Lorenzo Codogno, il capo economista del Tesoro. Il signore della finanza pubblica (è lui che prepara il Def) si sentirebbe «a disagio» non tanto con l’attuale politica economica del governo (che non è chiamato a condividere) quanto con la «fantasia» che accompagna le misure finanziarie, le coperture e le previsioni.

 

In queste ore si rincorrono voci di sue dimissioni: il diretto interessato - mercoledì era a Bruxelles, ieri tutto il giorno in perenne conference call - sul punto non risponde alle e-mail di Libero e al telefono si protegge con le segretarie. Tuttavia, le dimissioni sarebbero già state presentate formalmente e poi respinte. Ma a tempo determinato.

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