1. NELL’OPERA DEI “PUPI” MESSA IN SCENA A PALAZZO MADAMA SULLA RIFORMA-PAPOCCHIO DEL SENATO SPICCA L’EPICA PALADINA DEL PUPARO-CAZZARO MATTEO RENZI, ANNUZZA FINOCCHIARO 2. RITRATTO DI UN EX MAGISTRATO ARRUOLATO NEL PD CHE GIA’ NEL 2008 SU “MICROMEGA” I GIORNALISTI TRAVAGLIO E GIUSTOLISI DEFINIVANO UNA SEGOLENE “ALLA MATRICIANA”
DAGONOTA
Nell’opera dei “Pupi” siciliani messa in scena a Palazzo Madama sulla riforma-papocchio del Senato, spicca la figurina tragica e megalomane interpretata da Anna Finocchiaro. Se il capo dello Stato ha scelto il silenzio per manifestare il suo amaro dissenso sull’iter di una legge costituzionale-papocchio che rischia di affondare il premier cazzaro Renzi, l’Annuzza dei miracoli (mancati) continua a guardare di traverso anche i cavalli della sua carrozza (il Pd) che rischiano di finire azzoppati prima del traguardo.
Eppure c’è un precedente che dovrebbe indurre alla cautela la presidente della Commissione Affari costituzionali che ha fatto saltare la mosca al naso al terzo protagonista dei nuovi Vespri siciliani, Pietro Grasso, convocando abusivamente, e a sua insaputa, la conferenza dei capigruppo per trasferire nell’aula il dibattito appena avviato nelle sue stanze.
giuliano amato anna finocchiaro
Una violazione palese del regolamento, addirittura imperdonabile per un ex magistrato che invece di fermarsi al semaforo perde il senso delle istituzioni e passa con il rosso senza nemmeno ravvedersi. Ma pur di piacere al piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno, l’ultimo dei suoi grandi amori politici, l’Annuzza già in “calore” a suo tempo per Massimo D’Alema, ha dimenticato – appunto, l’inglorioso precedente -, cioè l’infortunio che costò a Romano Prodi la poltrona di Palazzo Chigi. Così come viene raccontato nell’impietoso ritratto, a firma Giuseppe Giustolisi e Marco Travaglio, pubblicato su Micromega (2007-2008), che ripubblichiamo qui sotto nelle parti più politiche riguardanti la cocca di Bellanapoli.
2. LA SÉGOLÈNE DE’ NOANTRI
di Giuseppe Giustolisi e Marco Travaglio da Micromega
La Ségolène de’ noantri è nota per la sua modestia. Infatti, l’anno scorso, quando Giorgio Napolitano (maggio 2006, ndr) fu eletto al Quirinale, dichiarò al Corriere: “ Un uomo con il mio curriculum, l’avrebbero già fatto presidente della Repubblica”. Ma Anna Finocchiaro è nota pure per le sue eccezionali capacità politiche. Infatti, come capogruppo dell’Ulivo al Senato (2006), all’inizio di quest’anno riuscì a far passare una mozione di Calderoli sull’Afghanistan.
E quando, a fine febbraio, Fassino ebbe la bella pensata di far prelevare a Torino Sergio Pininfarina, assente al Senato da otto mesi, per rafforzare le esangui truppe unioniste intorno alla mozione D'Alema sulla politica estera, lei rassicurò il suo gruppo: «Tranquilli, è arrivato Pininfarina».
Cinque minuti dopo, la mozione D'Alema veniva bocciata grazie anche all'astensione di Pininfarina, che con la sua presenza aveva alzato il quorum senza che nessuno gli spiegasse che astenersi, al Senato, equivale a votare contro. Un'ora dopo, Prodi saliva al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Eppure, per imperscrutabili motivi (a parte la sua proverbiale, quasi leggendaria avvenenza), Anna Maria Finocchiaro detta Annuzza, nata il 31 marzo 1955 a Modica (Ragusa) ma cresciuta a Catania, iscritta al Pci a 17 anni, laureata in legge a 25, funzionario alla Banca d’Italia filiale di Savona a 26, pretore di Leonforte (Enna) a 27, pm di Catania a 30, parlamentare da quando ne aveva 32, cioè da vent'anni giusti, è l’astro nascente dei Ds.
L’amica dalemiana in grado di contendere la leadership del futuro Partito democratico a Walter Veltroni, suo coetaneo.
All’ultimo congresso Ds, quello di Firenze, il suo discorso di 21 minuti interrotto da 21 applausi con citazioni di Temistocle e Aristide nella guerra ai Persiani, è stato più elogiato di quello di Walter. E, come di Walter, anche di lei parlano tutti benissimo. Anzi, è più facile trovarle qualche detrattore nel centro-sinistra (soprattutto fra i fassiniani e fra le donne uliviste, gelose del suo fascino) che nel centro-destra. Qui, in partibus infidelium, piace proprio a tutti. Lino Jannuzzi, che pranza spesso con lei nel ristorante del Senato, l’adora e le ha dedicato un giulebboso ritratto-intervista sul Giornale (…).
(…) Quand'era in pretura e si occupava di liti fra pecorai, già fumava Muratti e si mangiava le unghie. La chiamavano «la pretora bona», ma lei preferiva «la professoressa». In quell’ambiente decisamente popolano la raffinata rampolla della buona borghesia catanese, con i suoi studi classici al liceo Cutelli, le sue ascendenze risorgimentali (pare che il bisnonno fosse l’avvocato difensore di Giuseppe Garibaldi), il marito ginecologo Melchiorre Fidelbo (con cui ha avuto due figlie, Miranda e Costanza), incutesse soggezione (…) Il padre Luigi era procuratore capo di Enna e presidente di sezione della Corte d'Appello di Catania.
E a Catania lei approdò nel 1985, ma come pubblico ministero. Iscritta a Magistratura democratica, ne divenne subito segretaria per la Sicilia orientale. Arrivò in una procura scossa dallo scandalo che aveva portato in carcere alcuni magistrati catanesi accusati di collusioni mafiose. Ma non ci restò molto. Due anni, non di più (…)
(…) Nel 1987 la prima elezione a deputata e l’anno successivo anche a consigliera comunale. Passava per una dura e pura (la sezione della sua prima tessera era tutta ingraiana). Tant'è che nel '90, quando Occhetto promosse la svolta della Bolognina dal Pci al Pds, lei s’oppose. E pianse. Voleva fortissimamente restare comunista sotto la falce e il martello. Ma quando capì di essere in minoranza, si convertì al nuovo corso dalla parte del più forte: Massimo D'Alema. «Un uomo delizioso», almeno per lei (…)
VIGNETTA ANNA FINOCCHIARO CON GLI ORECCHINI A FORMA DI MANETTA
(…) Nel '96, quando Prodi va al governo per la prima volta, D'Alema la impone come ministro. Lei, sempre modesta, dice di avere «tutti i titoli per essere ministro della Giustizia». Invece Prodi la manda alle Pari opportunità. Farà molto fumo e poco arrosto, con battaglie di pura demagogia come la legge sul doppio cognome. Poi nel ‘98, perduto il ministero, diverrà presidente della commissione Giustizia della Camera. Di Catania s'interessa poco o punto. Tant'è che, quando cambia il sistema elettorale da proporzionale a uninominale, non riesce più a farsi eleggere nel suo collegio: si salva regolarmente grazie al paracadute della quota proporzionale (…)
ANNA FINOCCHIARO E IL MARITO MELCHIORRE FIDELBO
(…) Qualcuno la ribattezza «la compagna c'arriniscìu», la compagna che ha avuto successo e dimentica le radici. Recentemente uno dei leader di Legambiente, il giurista catanese Ugo Salanitro, l’ha accusata in un dibattito antimafia organizzato da Rifondazione comunista, a proposito di un mostruoso megaparco costruito nel centro della Sicilia: il parco di Regalbuto (Enna). «E un'operazione», ha tuonato Salanitro, «che a livello economico non ha alcun senso (…).
vignetta FINOCCHIARO RENZI BARALDI
(…) Nel 2001, col ritorno di Berlusconi al governo e del centro-sinistra all’opposizione, Annuzza rimane responsabile Giustizia dei Ds. E non si può dire che si scaldi più di tanto contro le leggi vergogna sfornate a getto continuo dal governo più losco della storia repubblicana. Mentre alcuni parlamentari ulivisti organizzano sparuti ostruzionismi e la società civile promuove girotondi e manifestazioni contro la legislazione ad personam e l’attacco continuo alla legalità, lei cura il «dialogo» bipartisan.
Nel dicembre 2001 il governo Berlusconi depenalizza il falso in bilancio e cancella per legge le rogatorie. Lei si dice pronta a discutere sulla fine dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’indipendenza delle procure: «Non abbiamo paura di affrontare i nodi che pesano sul dibattito istituzionale, come l’obbligatorietà dell’azione penale e l’indipendenza del pm».
Fedele Confalonieri e Anna Finocchiaro
Nella nuova legislatura, dinanzi al crollo verticale d''immagine e di credibilità della vecchio establishment unionista, la Ségolène de’ noantri è candidata un po' a tutto: ministero delI’Interno, ministero della Giustizia, addirittura presidenza della Repubblica e ultimamente segreteria del Partito democratico prossimo venturo. La qual cosa solletica la sua sconfinata ambizione e, nell’ansia di non farsi nemici, la porta a esercizi di equilibrismo al limite della temerarietà (…) Lei non ha tempo per queste cosucce locali (Sicilia, ndr).
Lei volteggia nell’empireo della politica nazionale tra squilli di tromba e rulli di tamburi: «E’ come il Concorde, vola troppo alto per planare a terra», osserva il segretario dei Ds catanesi, o di quel che ne resta. La Ségolène de’ noantri si prepara per le primarie ottobrine del Pd. Un partito che, a suo modesto avviso, sarà «il partito delle donne e dei giovani. Con un leader fresco anche dal punto di vista anagrafico. E possibilmente di sesso femminile». E possibilmente lei”.
UNA SPELDENTE ANNA FINOCCHIARO